Inversione a U ovvero l’umoristica inutilità del “politicamente corretto”

È questa volta proprio «l’umoristica inutilità del “politicamente corretto”», come egli stesso scrive, il bersaglio di Gianni Minasso, creatore per il nostro giornale della rubrica “A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia)”, fatta di pungente ironia, di grottesco e talora della comicità più o meno involontaria che, come ogni altra faccenda umana, può riguardare anche il mondo della disabilità. E i destinatari sono i “normodotati” o meglio, chi si ostina a non voler afferrare certi concetti…

Realizzazione grafica di Gianni Minasso

Realizzazione grafica di Gianni Minasso

Spesso è davvero difficile far capire al prossimo l’umoristica inutilità del politically correct. In generale ci proviamo prima col ragionamento e poi passiamo a vie di fatto semantiche, tuttavia il risultato non cambia. E allora i discorsi diventano un profluvio di “portatori”, “diversabili”, “bisogni speciali” e “ridotte mobilità”, con tutta l’allegria che potete immaginare.
Perché allora, borbotta tra sé e sé il disgraziato autore di questa rubricaccia, non “colpire” chi si ostina a non voler afferrare il concetto? A questo punto viene bene utilizzare l’arma preferita di papà Dante: il contrappasso!
Ecco dunque come, in una decina di modi differenti, noi disabilini ameremmo definire qualche normodotatino…

Valido
Con Invalido si trasmette subito l’immagine di un poveretto inerte, rannicchiato in una cigolante carrozzina. In fondo l’effetto del vocabolo è lo stesso prodotto da un Valido affondato in poltrona, con la pancia gonfia come un dirigibile, il telecomando della tivù in mano e la suocera che gli urla improperi nelle orecchie.

Abile
Sì, e arruolato! Ne potremmo dire tante a proposito del contrario di Disabile, tuttavia ci accontentiamo di citarlo scimmiottando il suffisso di millanta, stucchevoli progetti tipici delle organizzazioni di volontariato (soprattutto per il servizio civile): Innomin-Abile, Esecr-Abile, Ghettizz-Abile, Cestin-Abile, Turlupin-Abile, Vomit-Abile, Capro Espiatori-Abile e via via delirando.

Diversamente disabile
Sì, vendetta, tremenda vendetta, di quest’anima è solo desio di punirti, già l’ora s’affretta che fatale per te suonerà… Niente come le parole di Rigoletto rendono l’idea della soddisfazione che proviamo nel ritorcere il Diversamente abile contro il popolo dei Normali (cioè Diversamente disabili). Naturalmente è cambiato il secondo termine della locuzione e le nostre orecchie, finalmente, gioiscono al pensiero delle “differenti disabilità” in cui tutti-tutti, prima o poi, incappiamo.

Ugualabile
Tie’! Beccatevi questo raccapricciante parto ibrido, da cui nasce un orrido Frankenstein linguistico. Dedicato, con sottile ferocia, a quegli zucconi che usano il famigerato Diversabile, anche se purtroppo l’inventore è stato uno dei nostri, Claudio Imprudente (nomen omen).

Analogo, Omologo, Conforme
Abbiamo un bello spolmonarci in giro spiegando che «Diverso è bello»… Le cronache quotidiane, invece, continuano a dimostrarci che quel mostro chiamato Opinione Pubblica talvolta teme (e attacca pure) chi non è uguale ad esso. E allora, caro gregge di Analoghi, Omologhi e Conformi, lasciate a noi Diversi le lezioncine moraleggianti sulla pluralità.

Portatore di normalità
Diciamolo francamente: siamo stufi di essere etichettati come quelli che “portano” a spasso il loro handicap, allora abbiamo sì o no il diritto di sperare che anche gli altri si stanchino di essere visti come Portatori di normalità? (pur imboccando l’Autosole nel pomeriggio del 14 agosto per andare in vacanza).

Avvantaggiato
Cioè non Handicappato, anche se spiaccica il gelato per terra, se gli è morto il bonsai di crepacuore, se gli hanno rigato la macchina nuova, se trova una mosca nel minestrone, se ha perso le istruzioni della libreria Ikea, se all’improvviso manca l’acqua proprio mentre è insaponato sotto la doccia, se… eccetera.

Normo
Anche il troppo confidenziale Handy richiama a gran voce un’adeguata rappresaglia. Infatti, nel nostro laboratorio banditesco, abbiamo subito escogitato la familiare abbreviazione di Normodotato. Quindi, fratelli in carrozzina, siate pronti a urlacchiare con malgarbo: «Hei tu, Normo: passami il whisky!».

Soggetto senza bisogni speciali (o “…con bisogni ordinari”)
Sicuramente la versione disabile di questa perla di ultima generazione basterebbe di per sé a giustificare ogni tipo di violenza contro chi la utilizza. Eppure, magnanimi, ci accontenteremo solo di definire così quelli senza verbale d’invalidità, ma con la speranza di vincere alle slot machine, di vedere il proprio Bar Sport battere la Juve, di licenziare il capufficio, di cambiare la Panda con una Maserati e chissà cos’altro.

Persona senz’handicap
Grazie a quest’appellativo chi è Invalido assisterà, con grande piacere, alla lapidazione della Persona senz’handicap da parte dei suoi stessi colleghi non disabili. Quando? Beh, quando la squadra di calcetto di cui è portiere perderà per sette a zero, quando pescando trote cadrà nel torrente e quando invierà per sbaglio alla mailing list la sua cronologia di internet.

A cura di Wendy Kativ

Nella colonnina qui a fianco a destra, riportiamo l’elenco dei vari contributi di Gianni Minasso pubblicati da «Superando.it», per la rubrica intitolata A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia).

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