«Nel 2020 le attività di riabilitazione e cura rivolte ai bambini e alle bambine con disabilità sono state condizionate dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia»: è quanto emerso durante la presentazione del Bilancio di Missione dell’Associazione La Nostra Famiglia, che ha fotografato un contesto di fatica economica, ma anche una positiva risposta organizzativa per far fronte alle domande di salute di tante famiglie. «L’anno – si legge ancora nella nota diffusa dalla Nostra Famiglia – è stato condizionato dai provvedimenti regionali di sospensione delle attività extra-ospedaliera e specialistica ambulatoriale e, anche con la ripresa dell’attività, abbiamo dovuto tenere conto dei protocolli di contenimento del contagio per la sicurezza di pazienti e operatori».
«Dal nostro osservatorio – sottolinea Massimo Molteni, direttore sanitario della Nostra Famiglia – i principali costi che hanno subito i nostri bambini sono stati la contrazione di opportunità di terapia: un danno pesante, perché la finestra terapeutica della maggiore efficacia degli interventi in età evolutiva è abbastanza stretta. Per questo motivo abbiamo progettato, con il riconoscimento in alcune Regioni per le attività ambulatoriali, modelli e paradigmi nuovi come la telemedicina e la teleriabilitazione, grazie anche alle tecnologie sulle quali tanto abbiamo investito negli ultimi anni».
«I bambini e le bambine – aggiunge Luisa Minoli, presidente dell’Associazione – sono il futuro e la speranza del nostro Paese, ma credo che occorra passare da un’attenzione emotiva nei loro confronti a un’attenzione fattiva, sociale, politica, economica e culturale. Ciò vuol dire renderli e renderel protagonisti, farsi carico della loro fragilità che può essere fisica, psicologica, sociale, educativa e pensare a soluzioni inclusive nuove e inedite perché possano crescere».
«La riabilitazione dell’età evolutiva – conferma in tal senso il direttore generale della Nostra Famiglia Marcello Belotti – non può costituire, come è sempre stato finora, un di cui dell’àmbito riabilitativo per adulti. È arrivato infatti il momento di dedicare a questo settore le attenzioni che richiede: i bambini non possono essere considerati dei “piccoli adulti”, quanto piuttosto dei portatori di bisogni specifici in àmbito sanitario, socio-sanitario, educativo e sociale».
Una notevole criticità, secondo Molteni, «si è registrata nella sospensione delle attività a ciclo diurno, rispetto alla quale non ha certo giovato l’ostinata pervicacia delle Autorità Regionali e Nazionali ad assimilare, sul piano delle normative regolatorie, queste attività a quelle socio-sanitarie dedicate agli anziani. In ogni caso, però, la sofferenza maggiore è stata per gli ospiti delle strutture residenziali: se infatti è stata giustamente definita come drammatica la condizione di isolamento totale in cui hanno vissuto gli anziani nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistite), proviamo solo ad immaginare cosa può aver voluto dire restare in isolamento totale per dei ragazzi con disabilità, spesso intellettiva e comportamentale, per lunghissimi mesi».
Ma quali costi ha avuto il Covid sulla salute psicologica dei bambini? «Nella primissima fase – annota Molteni -, ovvero fino all’inizio dell’estate 2020, la tenuta dello stato di salute dei bambini è stata strettamente correlata alla capacità di tenuta delle rispettive famiglie: a riprova che la famiglia, quando presente, è fondamentale per il loro benessere. E la tenuta delle famiglie è stata largamente proporzionale alle risorse anche materiali: avere o meno la connessione e un PC, avere o meno un balcone o un pezzetto di giardino, ha fatto senz’altro la differenza nei lunghi periodi di lockdown. Il problema ha invece cominciato a manifestarsi durante il secondo lockdown: dal tardo autunno sono cominciati ad aumentare gli indicatori di disagio anche tra i nostri piccoli pazienti. I prossimi anni ci diranno qual è stato il prezzo da loro pagato in termini di ridotte opportunità di cura». (S.B.)
Rimandiamo i Lettori a questo link per un ulteriore approfondimento sui temi trattati nella presente nota, comprendente anche una serie di informazioni sui progetti di ricerca promossi dall’Associazione La Nostra Famiglia, tramite l’Istituto Scientifico Eugenio Medea. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficio.stampa@lanostrafamiglia.it (Cristina Trombetti).