«La crisi pandemica da Covid–19 ha mostrato il rovescio della medaglia del sistema sanitario e sociale, nel senso che ha messo in evidenza tutte le criticità dei due sistemi, ed è logico che a pagarne le conseguenze, in una situazione di grande emergenza e grande difficoltà, siano state le persone con disabilità e le loro famiglie, che sono state abbandonate da una filiera di servizi che non era pronta a essere duttile e malleabile rispetto ai bisogni dei cittadini in quel determinato momento».
A parlare così è Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), in una lunga intervista rilasciata all’interno del rapporto di ricerca Le nuove povertà nel territorio di Roma Capitale (pp. 589-598 del testo, disponibile integralmente a questo link), studio recentemente pubblicato dall’Osservatorio del Campidoglio e condotto dalla Fondazione Unicampus San Pellegrino per il tramite del suo SocioLab (Istituto di Studi Sociali), con la direzione scientifica di Nicola Ferrigni, per approfondire l’impatto dell’emergenza sanitaria da Covid-19 sul tessuto socio-economico capitolino, al fine di sondare l’impatto dei servizi e definire azioni amministrative sempre più capaci di rispondere ai bisogni dei cittadini. Insieme a Ferrigni, gli altri componenti del Comitato Scientifico della ricerca sono stati Anna Maria Giannini e Fiorenzo Laghi (Università La Sapienza di Roma) e Marica Spalletta (Link Campus University).
A leggere lo studio, dunque, emerge che sempre più cittadini romani, negli ultimi due anni, hanno richiesto aiuti socio-assistenziali e buoni spesa al Comune. Non soltanto. È stato rivelato anche che in tre casi su quattro (76,1%) si trattava di cittadini che hanno usufruito di questo tipo di aiuti per la prima volta.
Si legge ancora che «da una parte, la pandemia ha contribuito a infettare del virus della povertà contesti, quartieri e fasce sociali un tempo a essa immuni; dall’altra parte, ha rimodellato lo scenario esistente della povertà, imponendo alle Istituzioni di ripensare i propri servizi socio-assistenziali [grassetto nostro in questa e nelle altre citazioni, N.d.R.]».
Tuttavia, nelle more della riorganizzazione della macchina del welfare pubblico, come ha spiegato Falabella all’interno dello studio, «questo ha fatto sì che il nostro movimento, così come le Associazioni e il Terzo Settore, si sia dovuto fare carico di una serie di interventi, soprattutto domiciliari: interventi di sostegno psicologico alle famiglie e per rispondere ai vari bisogni dei nostri cittadini e cittadine».
Al fine, dunque, di superare questo momento buio della nostra esistenza, la FISH si è attivata fin dal mese di marzo dello scorso anno, anche per superare le varie condizioni di povertà presenti in diverse parti d’Italia e nello specifico a Roma, «dove la nostra grande paura – ha aggiutno Falabella – rimane ancora questa: che di fronte a un generale impoverimento e a una grande crisi economica che impatterà a livello mondiale, e anche sul nostro Paese, quello che si potrà verificare sarà la segregazione delle tante persone con disabilità».
«Per questo – ha concluso il Presidente della FISH – le nostre priorità rimangono appunto la lotta alla segregazione delle persone con disabilità, la difesa della scuola e il mondo del lavoro, insieme a un’auspicata riformulazione del welfare, che sia orientato all’inclusione e improntato al riconoscimento dei diritti. Che non sia più soltanto, dunque, di protezione».
E del resto, a leggere le circa settecento pagine che compongono la ricerca di cui si parla, appare sempre più urgente mettere in campo nuove iniziative, volte, in generale, al sostegno e all’assistenza di quanti si trovano in una condizione di forte vulnerabilità economica e sociale. Perché proprio la pandemia ci ha mostrato in tutta la sua evidenza quanto sia fondamentale integrare e progettare i diversi strumenti di intervento sociale presenti nei vari territori. Per contrastare le situazioni di svantaggio e vulnerabilità. (Gaetano De Monte)
Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile integralmente il rapporto di ricerca Le nuove povertà nel territorio di Roma Capitale.