Il decesso in carcere di una persona malata grave richiede risposte urgenti

È un fatto grave di cui poco si sono occupati in questi giorni gli organi d’informazione, la morte nella Casa Circondariale di Trani di un detenuto con una grave patologia psicofisica, denunciata dal Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. «Questa vicenda – si legge in una nota del Garante stesso – pone interrogativi i quali richiedono risposte concrete e indifferibili, poiché l’incompatibilità con la detenzione in carcere di quella persona era stata valutata e dichiarata da tempo dalle Autorità Sanitarie del carcere e dalla stessa Direzione»

Giovane seduto al buioÈ un fatto grave di cui assai poco si sono occupati in questi giorni gli organi d’informazione, la morte nella Casa Circondariale di Trani di un detenuto affetto da una grave patologia psicofisica, denunciata dal Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, che in una nota scrive: «La morte di Fedele Bizzoca, avvenuta il 3 settembre, nella Casa circondariale di Trani, ove era detenuto, pone seri interrogativi all’Amministrazione Penitenziaria, ai Servizi Socio-Sanitari e alle Autorità Giudiziarie, interrogativi che richiedono risposte concrete e indifferibili. Persona sofferente di una grave patologia psicofisica, Bizzoca era detenuto dal gennaio di quest’anno nell’Istituto di Trani: l’incompatibilità con la detenzione in carcere era stata valutata e dichiarata da tempo dalle Autorità Sanitarie del carcere e dalla stessa Direzione».

A quel punto, quindi, il Garante era intervenuto a verificare le condizioni di vita del detenuto, su segnalazione del difensore e della Garante del Comune di Trani, nel corso di una visita condotta in Puglia nel luglio scorso. «Qui – si legge nella nota – si era dovuta riscontrare l’assoluta inadeguatezza della collocazione, in una sezione a gestione esclusivamente penitenziaria in cui non era predisposta alcuna assistenza sanitaria adeguata alla cura e al trattamento delle particolari condizioni di sofferenza della persona. Tutto era soltanto rimesso, insieme con la gestione complessiva dei bisogni quotidiani, al solo impegno degli agenti della Polizia Penitenziaria». In particolare, viene sottolineato, «le condizioni materiali e igieniche in cui si è ritrovato il detenuto, si presentavano molto oltre ogni parametro di minima decenza e salubrità». Ma non solo: «La sezione di appartenenza dov’era reclusa la persona era la nota “Sezione Blu” di cui era stata definita la chiusura nel mese di novembre 2020: si è dovuto pertanto constatare non soltanto la riattivazione di essa, ma anche l’improprio utilizzo per la gestione di casi problematici, in particolare di natura psichiatrica».

Bizzoca, a quanto riferisce il Garante, era in attesa di entrare nella Residenza Socio-Sanitaria della quale sin da luglio era stata reperita la disponibilità, un’attesa determinata dalla ricerca di un soggetto che potesse far fronte al pagamento della retta. Ma non è quello che è accaduto.
«Tutte le circostanze riscontrate – conclude la nota del Garante – sono state portate all’attenzione della Magistratura di Sorveglianza di Bari, con la quale il nostro Collegio ha tenuto un incontro al termine della missione. Si tratta di circostanze che interrogano non soltanto l’Amministrazione Penitenziaria ma l’intero sistema dei servizi sanitari e sociali: l’istituto del Garante, oltre ad offrire il proprio contributo di conoscenza alla Procura della Repubblica che ha aperto l’indagine sulle cause della morte, presentandosi nel processo come persona offesa, intende porre questi interrogativi a ogni soggetto responsabile, per scongiurare il perdurare delle gravi mancanze che hanno segnato la detenzione di Fedele Bizzoca». (S.B.)

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