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Una stazione non accessibile costituisce discriminazione diretta

treno sulla linea ferroviaria Bologna-Porretta Terme

Un treno sulla linea ferroviaria Bologna-Porretta Terme

Dapprima, nel 2018, erano stati i bagni inaccessibili di un autogrill, poi, l’anno successivo, un negozio di abbigliamento dai camerini troppo stretti per una persona in carrozzina (se ne legga anche sulle nostre pagine a questo e a questo link). Ora la SIDIMA (Società Italiana Disability Manager) ottiene un altro prezioso risultato sul fronte della mobilità ferroviaria.
Alle porte di Bologna, infatti, la linea Bologna-Porretta Terme presenta una fermata, quella di Borgonuovo, con una banchina troppo bassa per le persone con disabilità motoria, nonostante i treni siano ribassati o dotati di piattaforme o pedane.
Come già nei casi precedentemente citati, dunque, la SIDIMA è entrata in azione con il proprio Servizio Antidiscriminazione, e grazie all’impegno di Fulvia Casagrande, specializzata proprio in Diritto Antidiscriminatorio, si è arrivati a un’Ordinanza di condanna di RFI (Rete Ferroviaria Italiana), prodotta dal Tribunale di Bologna (disponibile a questo link), con il riconoscimento del fatto che le barriere architettoniche in una stazione costituiscono una discriminazione diretta ai sensi della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni). RFI, dunque, dovrà rimuovere le barriere entro sei mesi, oltre a corrispondere un risarcimento simbolico, pagare le spese legali e far pubblicare l’ordinanza su quotidiani di tiratura nazionale a proprie spese.

«Il Piano d’Impresa non lo prevede – era stata la linea difensiva di Rete Ferroviaria Italiana -: quella stazione non è una stazione, ma una fermata; il flusso di persone non giustifica l’investimento». Ma a ciò il Tribunale di Bologna ha risposto con chiarezza, sottolineando come non vi sia dubbio «che la discriminazione posta in essere dal resistente abbia comportato all’interessato un danno di natura non patrimoniale, ravvisabile nella oggettiva lesione di valori della personalità umana costituzionalmente protetti», e che in modo evidente «l’inesistenza di ausili quali gli ascensori, i montascale, le rampe o gli scivoli, idonei a superare la barriera architettonica, costituisce un oggettivo impedimento ad avvalersi del servizio pubblico di trasporto per una persona affetta da disabilità con grave difficoltà motoria, ravvisandosi pertanto una discriminazione diretta».
«In particolare – spiega Fulvia Casagrande -, si è cercato di fare applicare la Costituzione, ma, in questo caso specifico, soprattutto la misconosciuta Legge 67/06 la quale prevede proprio all’articolo 2 che si realizzi discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga. Una Legge, per altro, che contrasta anche le più subdole discriminazioni indirette o le molestie, che per tanti diventano pane quotidiano e rospi amari da mandar giù».

«Dunque ora – commenta un soddisfatto Rodolfo Dalla Mora, presidente della SIDIMA – quella stazione dovrà essere resa accessibile e questo andrà a tutto vantaggio della mobilità di chiunque, anche di genitori con i passeggini, di persone anziane a ridotta mobilità o di altri in condizioni di fragilità motoria. In brevi parole, la battaglia di uno per il vantaggio di tutti. È importante, inoltre, diffondere sempre più la conoscenza di strumenti giuridici che ci aiutano e di persone che ci supportano, a volte anche senza arrivare in Tribunale. Pongo in conclusione una domanda provocatoria, ma solo fino a un certo punto: e se anche Rete Ferroviaria Italiana avesse bisogno di un disability manager? Da parte nostra siamo sempre disponibili a formare e a fornire disability manager di alto livello professionale e culturale». (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: stampa.sidima@gmail.com.

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