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Non è ancora sconfitta quella visione che parla di “vite di minor valore”

Manifesto apparso in epoca nazista, che legava strettamente i sacrifici economici agli sprechi per tenere in vita «persone improduttive»

Un manifesto apparso in epoca nazista, che legava strettamente i sacrifici economici agli sprechi per tenere in vita “persone improduttive”, ovvero come venivano considerate le persone con disabilità

«Le atrocità legate allo sterminio di centinaia di migliaia di persone con disabilità durante il regime nazista e la seconda guerra mondiale – scrivono dall’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), in occasione della Giornata della Memoria di oggi, 27 gennaio – hanno trovato luogo fertile all’interno di sedicenti società civilizzate qual era la Germania dell’epoca (ma non solo), ma tutt’oggi, in determinati contesti, continuano a ripresentarsi in maniera molto più “subdola e nascosta”. Perché, purtroppo, quella della disabilità come “vite di minor valore” o “peso sociale” è una visione che anche nel tempo che viviamo non è ancora del tutto sconfitta. Infatti, le persone con disabilità, soprattutto quelle con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, ancora oggi sono vittima di episodi di segregazione, violenza, maltrattamenti, discriminazioni, pregiudizi e negazioni di diritti. Basti pensare quanta fatica, nella prima fase della pandemia, ma anche durante la successiva campagna vaccinale, sia stata necessaria al movimento associativo per sensibilizzare le Istituzioni sugli specifici e ulteriori bisogni e attenzioni necessarie per salvaguardare la salute e la stessa vita delle persone con disabilità».

«La Giornata della Memoria – proseguono dall’ANFFAS – rappresenta dunque un’occasione imperdibile per ribadire con forza quanto sosteniamo da sempre, ovvero che non si può dare in alcun modo per scontato che alcune dinamiche che a suo tempo diedero vita a quell’orribile pagina della storia siano oggi del tutto scomparse. Per questo motivo ricordare quanto accaduto affinché non accada mai più e sensibilizzare le nuove generazioni diviene assolutamente necessario. Come necessario appare continuare a consolidare un profondo cambiamento culturale nell’approccio alla disabilità, a partire dal rendere conosciuti, vivi e agìti i paradigmi introdotti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità».
«Solo in presenza di una società coesa, solidale e inclusiva – sottolinea infatti Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS -, dove tali valori sono fortemente radicati e costantemente coltivati, si può sperare che quei necessari anticorpi, che in ogni società civile devono assolutamente essere presenti, siano capaci di impedire il rigurgito di antiche e nuove forme di odio e violenza verso altre persone a causa della loro diversità, in qualsiasi forma essa si manifesti». (S.B.)

A questo link, oltre al messaggio integrale diffuso dall’ANFFAS in occasione della Giornata della Memoria di oggi, 27 gennaio, vi è anche l’elenco di una serie di iniziative promosse per l’occasione da numerose Associazioni ANFFAS operanti sul territorio. Per ogni ulteriore informazione: comunicazione@anffas.net.
Segnaliamo che a fianco del testo di Stefania Delendati, Quel primo Olocausto (a questo link), è presente l’intero elenco dei numerosi contributi da noi pubblicati sul tema dello sterminio delle persone con disabilità durante il regime nazista e la seconda guerra mondiale.

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