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Perché il Braille è ancora tanto attuale 200 anni dopo la sua nascita

Busto di Louis Braille a Coupvray

Il busto di Louis Braille nella sua casa natale di Coupvray, non lontano da Parigi. Oggi quell’edificio è il Museo Louis Braille, affidato alle cure della WBU, l’Unione Mondiale dei Ciechi

Sono ormai quindici anni che, il 21 febbraio, cioè oggi, si celebra la Giornata Nazionale del Braille. Infatti, questa ricorrenza è stata istituita con una Legge del Parlamento Italiano, la n. 126 del 3 agosto 2007 al fine di  promuovere presso Amministrazioni, Enti e organismi che operano in campo sociale, la realizzazione di conferenze, seminari e incontri sul tema, tesi a far capire il valore che ricopre per i ciechi questo sistema di lettura/scrittura. La Giornata ha anche lo scopo di informare, sensibilizzare e richiamare l’attenzione da parte delle Istituzioni pubbliche, dei media e della cittadinanza tutta, nei confronti della necessità di risolvere i vari problemi di accessibilità riscontrati quotidianamente dalle persone con disabilità visiva.

Il codice di lettura e scrittura Braille, tuttora utilizzato dai ciechi assoluti in tutto il mondo, circa 40 milioni, rimane, a più di due secoli dalla sua invenzione, l’unico mezzo per scrivere in modalità diretta e autonoma per chi è cieco ed è importante sottolineare che, grazie all’ideazione di questo alfabeto tattile, molte persone, che un tempo erano condannate a una vita misera di mendicanti, relegate al margine della società, hanno potuto riscattarsi e studiare, per arrivare ad apprendere una professione, che ha permesso loro di vivere un’esistenza dignitosa e di inserirsi a pieno diritto nel loro contesto sociale.
Il codice Braille e l’adozione di esso costituiscono lo spartiacque storico da  cui i  ciechi sono partiti per iniziare il loro cammino e affermarsi come individui che appartengono alla comunità umana, non solo perché nati dall’unione di un uomo e di una donna, ma anche perché, potendo leggere, scrivere, fissare il proprio pensiero, possono dotarsi di un patrimonio che si chiama conoscenza, base inderogabile di quella caratteristica che distingue l’essere umano dalle altre creature viventi e che va sotto il nome di coscienza. In altre parole, la possibilità di compiere scelte consapevoli, partecipando, quindi, a pieno titolo al dibattito che la società nelle sue articolazioni organizza sui vari temi e argomenti.
Prima del Braille, l’unica attività dei ciechi, almeno per i non abbienti, era elemosinare agli angoli delle chiese o davanti ai portoni dei ricchi. Poteva già ritenersi fortunato chi trovava asilo in qualche istituto di filantropia. Dopo, grazie anche alle migliorate condizioni generali, i ciechi si sono affermati in tantissimi campi.

La Storia ci ha  consegnato ciechi poeti, romanzieri, musicisti, pedagoghi ecc., ma soprattutto ha consegnato alla stragrande maggioranza di essi il modo per integrarsi nel lavoro, nella scuola, nel tempo libero, partecipando de facto in modo attivo al processo delle dinamiche sociali.
Tutto ciò è stato possibile grazie al francese Louis Braille (1809-1852), personaggio che da noi non vedenti è a buona ragione considerato a tutti gli effetti come un “Benefattore dell’Umanità” il quale, divenuto cieco in tenera età per un incidente occorsogli nella bottega del padre sellaio, provocato da un ago che lo ferì ad un occhio, causandogli poi un’infezione che gli fece completamente perdere la vista, scoprì che proprio grazie ad un oggetto acuminato come quello, il punteruolo, si potevano incidere dei puntini su un foglio e consentire di toccarli, girando lo stesso sottosopra.
Paradossalmente, dunque, quello stesso strumento che lo aveva privato della vista divenne poi lo strumento attraverso il quale oggi ancora i ciechi di tutto il mondo possono scrivere.
Nato a Coupvray, Braille, una volta compiuti i 7 anni, non potendo frequentare la scuola di tutti, venne mandato in un collegio di Parigi, una specie di ospizio, dove i ragazzi ciechi venivano formati per diventare organisti ed è ciò che infatti cominciò a fare, distinguendosi ben presto per le sue capacità e la sua intelligenza. Verso i 15 anni, ebbe occasione di incontrare un ufficiale dell’esercito francese, Charles Barbier de La Serre, che gli fece conoscere un codice tattile utilizzato dai militari durante le escursioni notturne. Il giovane Louis ebbe allora l’idea di prendere spunto da quel codice segreto per crearne uno tutto suo, costituito da varie combinazioni di 6 punti, fino ad arrivare a formare 64 simboli che comprendevano tutte le lettere dell’alfabeto francese, gli accenti, le punteggiature, i numeri ecc.
Questo sistema di scrittura venne inizialmente osteggiato poiché fino a quel momento l’unico modo di riprodurre in rilievo le lettere per i ciechi era il “sistema Hauy”, che consisteva nel riprodurre con delle strisce i caratteri in stampatello e incollarli su degli enormi libroni in modo che potessero essere toccati. La rivoluzione di Braille fu che, sostituendo dei puntini a quelle enormi riproduzioni, divenne possibile ridurre il volume e l’ingombro dei testi e applicare il codice a un numero maggiore di simboli.
In breve tempo, il suo codice a punti si diffuse in tutto il mondo, consentendo ai ciechi di studiare, apprendere una professione e uscire, come detto inizialmente, dall’emarginazione sociale.

Al giorno d’oggi le nuove tecnologie, anziché eliminare il Braille, lo hanno arricchito, attraverso strumenti quali gli screen reader e i display Braille, che permettono a chi non vede di leggere ciò che appare sullo schermo di un computer e lo hanno reso particolarmente adatto ed efficace nell’apprendimento delle materie tecnico-scientifiche, matematiche e linguistiche.
Non si può pretendere che una persona che ha perso la vista in età adulta riesca ad imparare a scrivere e soprattutto a leggere in Braille in modo fluido e veloce, poiché, ovviamente, per farlo occorre che i polpastrelli siano allenati e particolarmente sensibili, ma è tuttavia fondamentale conoscerlo, in quanto esso è spesso utilizzato sulle scatole dei medicinali, sui pulsanti degli ascensori o nelle indicazioni tattili presenti, ad esempio, sui corrimano delle scale della metropolitana di Milano.

Sarebbe troppo lungo e complesso disquisire in questa circostanza sulla necessità che questo alfabeto venisse insegnato nelle scuole, non solo ai bambini ciechi e a quelli che hanno comunque problemi di vista, ma a tutti, perché ciò andrebbe verso un’auspicata completa inclusione delle persone con disabilità visiva nella scuola e nella società. Purtroppo ciò ancora non avviene e, quel che è più grave, a quanto mi risulta, è che spesso proprio gli insegnanti di sostegno che si occupano di bambini ciechi non ritengono tale apprendimento importante, preferendo ricorrere ad una più comoda lettura mediante sintesi vocale, causando in questo modo gravi danni alla crescita culturale dell’alunno/alunna cieco/a, che non impara ad avere dimestichezza con l’ortografia delle parole e finisce per non avere nemmeno un’idea di come sia fatta la pagina di un testo.
Per questo l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) cerca di promuovere con ogni mezzo la conoscenza del Braille nelle scuole, attraverso vari progetti, come quelli portati avanti dalla nostra Sezione [UICI di Cremona, N.d.R.], in collaborazione con l’Associazione Liberi e Forti di Castelleone, che grande interesse hanno suscitato in questi ultimi mesi.
Nella nostra città, ad esempio, si possono trovare indicazioni in Braille nei percorsi tattili allestiti presso il Museo Archeologico e il Museo del Violino, o su un plastico donato dai Lions, che rappresenta la Piazza del Comune. Vale inoltre la pena ricordare anche la bella collaborazione tra la nostra Associazione, la Piccola Biblioteca, il Centro Fumetto Andrea Pazienza e il Gruppo RBC, che ha prodotto, con il patrocinio dell’UNICEF, un testo multiaccessibile sui diritti dei bambini, davvero piacevole da esplorare con le dita per chi non vede.
E ancora, anche quest’anno, in occasione della Giornata Nazionale del Braille, abbiamo inoltrato ai maggiori Comuni della nostra Provincia un’istanza perché venga intitolato un luogo, piazza, via o largo a Louis Braille. A Cremona esiste già un giardino a lui dedicato, che si trova all’angolo tra Via Giuseppina e Via Commenda di Malta, al quale manca solo la targa in Braille con il suo nome e la data di nascita e morte, che attende solo di essere posizionata, dal 21 febbraio 2020, giorno in cui ne facemmo dono al Comune.

Presidente dell’UICI di Cremona (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).

L’UICI di Cremona per la Giornata Nazionale del Braille
Proprio per il pomeriggio di oggi, 21 febbraio, l’UICI di Cremona ha promosso un incontro online (ore 17,30), sul tema Perché il Braille è ancora così attuale dopo 200 anni dalla sua nascita?, cui parteciperanno Luciano Gennari, consigliere dell’Associazione, che si soffermerà su alcuni cenni storici su Louis Braille e sull’alfabeto tattile; Nicola Stilla, consigliere nazionale dell’UICI, presidente del Club Italiano del Braille e dell’IRIFOR Lombardia ((Istituto per la Ricerca la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI) e vicepresidente della Biblioteca per Ciechi Regina Margherita di Monza, che parlerà dell’importanza del Braille in generale nella scuola e con riferimento alla sua versatilità e applicabilità rispetto alle nuove tecnologie; Gianluca Casalino, che parlerà del Braille utilizzato nella musica.
Nella mattinata del 23 febbraio, quindi, presso una postazione allestita a Cremona sotto il Portico del Consorzio (Piazza Marconi), sarà possibile conoscere da vicino l’alfabeto Braille e provare ad impararlo.
Per ogni ulteriore informazione: uiccr@uiciechi.it.

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