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Le responsabilità di Trenitalia e l’”effetto branco”

Posto per disabili in trenoPenso che i sentimenti comuni a tutti di fronte a ciò che ventisette ragazzi con disabilità hanno subito il giorno di Pasquetta, vedendosi negati i posti in treno che avevano prenotato, siano l’indignazione, la rabbia e la solidarietà verso gli stessi ragazzi e i loro accompagnatori [di tale vicenda si legga già sulle nostre pagine, N.d.R.].
Detto questo, confesso che questo deprecabile episodio mi ha molto interrogata; se infatti la prima reazione è stata quella di pensare alla maleducazione, alla cattiveria, all’insensibilità e a tutto quello che vogliamo aggiungere da parte delle persone che si sono rifiutate di scendere da quel treno e liberare posti indebitamente occupati, subito dopo non ho potuto fare a meno di riflettere su come tutto questo cozzi con la mia esperienza personale che mi porterebbe ad affermare che c’è un’attenzione, una generosità diffusa verso chi è in difficoltà. Non sto affermando che viviamo nel “Paese delle Meraviglie”, dove tutti si amano alla follia, di fatto, però, quando mi capita di recarmi in posti pubblici –  in passato andavo a lavorare con i mezzi pubblici – c’è sempre qualcuno disposto a darmi una mano o a cedermi il posto. Sono sempre stata fortunata? Questi ragazzi, invece, sono stati sfortunati e si sono imbattuti in un’accozzaglia di incivili? Tutto è possibile, però forse è il caso di provare ad analizzare un po’ più a fondo la questione.

In primo luogo penso vi siano delle oggettive responsabilità da parte di Trenitalia, nel non avere saputo prevedere l’afflusso di persone che quel giorno ci sarebbe stato sui treni e organizzare le cose in modo adeguato. Mi chiedo poi, è stata proposta una reale alternativa a quelle persone che, è fuor di discussione, avrebbero dovuto scendere dal treno? È stato loro offerto il pullman che poi ha portato i giovani con disabilità a Milano, o si è semplicemente detto loro di lasciare quei posti?   Chi ha venduto i biglietti non si è accorto che c’era qualcosa che non tornava?  Se una carrozza era fuori uso perché vandalizzata, non la si poteva sostituire?
Ciò che voglio dire è che vanno create le condizioni perché certe cose non succedano: questo non significa negare la responsabilità individuale di ogni persona che si è rifiutata di scendere da quel treno; tuttavia è innegabile, secondo me, che vi sia stata alla base di tutto una mala gestione da parte di Trenitalia, che poi è continuata nel non aver saputo imporre alle persone di cedere i posti indebitamente occupati.

Vorrei però richiamare anche l’attenzione su quello che chiamerei l’“effetto branco”, che a mio parere ha giocato un grosso ruolo in tutta la vicenda. Potrei anche sbagliarmi, ma sono convinta che, se non tutte, la maggior parte di quelle persone, prese singolarmente, non avrebbero agito così.  Purtroppo questa non è che l’ennesima conferma della funzione, a volte positiva, ma molto spesso negativa che ha il trovarsi in gruppo, dove chi è leader influenza gli altri i quali per comodità, per vigliaccheria, trovano più facile adeguarsi anziché esprimere la loro opinione con il rischio di venire emarginati e derisi.
Faccio molta fatica a pensare che fra tutti coloro che si sono rifiutati di cedere il posto non ci sia stato qualcuno che si sia reso conto di cosa stesse facendo, di come si stesse comportando; probabilmente non ha avuto il coraggio di dirlo pubblicamente o, in modo ancor più vigliacco, ha trovato più comodo tacere e accodarsi agli altri.

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