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Biomeccanica del tiro con l’arco e lesioni al midollo spinale

Antonino Massone e Cinzia Noziglia

Il direttore dell’Unità Spinale Unipolare di Pietra Ligure Antonino Massone, con la campionessa di tiro con l’arco Cinzia Noziglia

«Questa bella iniziativa conferma l’impegno di tutti gli operatori di questa struttura, che rappresenta un importante riferimento di livello nazionale e una grande risorsa sia clinica che riabilitativa per le persone con mielolesione»: la struttura cui si riferiscono le parole di Marco Damonte Prioli, direttore generale dell’ASL 2 della Liguria, è l’Unità Spinale Unipolare dell’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure (Savona) e l’iniziativa è il progetto di ricerca denominato Biomeccanica del tiro con l’arco: tecniche avanzate di analisi per la caratterizzazione del movimento e dell’attività muscolare in arcieri con lesioni al midollo spinale e normodotati, che il 28 aprile scorso è stato al centro di un’importante giornata di valenza sociale e sportiva, alla presenza anche di Cinzia Noziglia, arciera delle Fiamme Oro, recente vincitrice individuale e a squadre ai Campionati Europei Indoor e primatista nella specialità dell’arco nudo. Noziglia, infatti, ha prestato la propria partecipazione al citato progetto e per l’occasione, assieme a lei, erano presenti anche alcuni rappresentanti della FITARCO (Federazione Italiana di Tiro con l’Arco), oltre a persone con lesione midollari praticanti tale disciplina sportiva, che hanno potuto conoscerla da vicino.

«È noto – spiegano dalla FAIP (Federazione delle Associazioni Italiane di Persone con Lesione al Midollo Spinale) – che il tiro con l’arco sia uno sport adatto a tutti, indipendentemente dall’età, dal sesso o dall’abilità. È un’attività fisica che richiede brevi esplosioni di energia dai muscoli del core [complesso muscolare coxo-lombo-pelvico, N.d.R.]: l’atto di tirare un arco, infatti, mette in tensione il petto, le mani, le braccia e i grandi muscoli della parte superiore della schiena, nonché le cuffie dei rotatori, che supportano le spalle. La corretta e continua ripetizione di questo movimento rafforza questi tessuti e pertanto, risulta adatta alle persone con mobilità ridotta, consentendo loro di continuare a muoversi e di allenare quei gruppi muscolari al di sopra del livello della lesione del midollo spinale».
«Nel corso degli anni – aggiungono dalla Federazione -, la maggior parte delle ricerche in biomeccanica del tiro con l’arco si sono focalizzate sullo studio di arcieri “normodotati” con differenti livelli di esperienza, ponendo enfasi sull’analisi delle attivazioni muscolari durante tale gesto; le referenze che descrivono in modo congiunto sia gli aspetti cinematici che muscolari in questa disciplina sono, invece, ancora limitate. Parallelamente, non esiste una caratterizzazione completa di questo gesto sportivo che descriva, separatamente e contemporaneamente, la cinematica e le attivazioni muscolari in soggetti mielolesi. In tal senso, il progetto di ricerca che ha coinvolto la campionessa Cinzia Noziglia impiega tecniche avanzate di analisi per indagare il movimento e le attivazioni muscolari durante il tiro con l’arco, in modo da poter caratterizzare la cinematica e le strategie muscolari adottate dagli atleti con e senza disturbi del movimento».

Da ricordare, in conclusione, che il progetto sulla biomeccanica del tiro con l’arco viene condotto in collaborazione con il DIBRIS (Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi) dell’Università di Genova e con il Laboratorio SCIL (Spinal Cord Italian Lab), così come altre iniziative di ricerca, cura e innovazione attive presso l’Unità Spinale di Pietra Ligure. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: segreteria@faiponline.it.

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