Ancora non si sblocca l’approvazione del cosiddetto “Decreto Tariffe”, meglio noto come Nomenclatore Tariffario, in modo tale da rendere attuativi i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), e con essi anche l’aggiornamento dello screening neonatale esteso, strumento di prevenzione di importanti patologie invalidanti. Infatti, come riferito nel gennaio scorso anche su queste pagine, lo schema di Decreto MEF-Salute (Ministero dell’Economia e delle Finanze-Ministero della Salute) che aggiorna le tariffe per l’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, è stato trasmesso alle Regioni ed è in attesa di essere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni. Esso va a perfezionare il Decreto del Presidente del Consiglio del 12 gennaio 2017 che aveva appunto ridefinito e aggiornato i LEA. I mesi di ritardo si stanno accumulando e vanno a sommarsi ai cinque anni precedenti nei quali le nuove disposizioni sono diventate obsolete ancor prima di essere approvate. Davvero troppo, per chi aspetta.
«È passato esattamente un anno – si legge in una nota diffusa dall’OMAR (Osservatorio Malattie Rare) – da quando il Gruppo di Lavoro sullo screening neonatale esteso istituito presso il Ministero della Salute ha consegnato gli esiti delle proprie valutazioni riguardo a nuove patologie da inserire nell’elenco nazionale che stabilisce per quali malattie debba essere effettuato il test che consentirebbe ai neonati una pronta diagnosi e un’altrettanto veloce presa in carico. Il Gruppo di Lavoro ministeriale avrebbe dovuto garantire un pronto aggiornamento sulla base di attente valutazioni, e recuperare così il ritardo già accumulato nella revisione della lista».
Questo dunque il percorso fatto sino ad ora: «Nonostante il parere positivo circa l’inserimento della SMA (atrofia muscolare spinale) e il rimando a ulteriori studi di HTA [l’HTA-Health Technology Assessment è un processo multidisciplinare che sintetizza le informazioni sulle questioni cliniche, economiche, sociali ed etiche connesse all’uso di una tecnologia sanitaria N.d.R.] per altre sette patologie (fra le quali c’è una forte indicazione a favore della mucopolisaccaridosi di tipo I), nulla di concreto è ancora stato fatto: né gli studi di HTA, come prevedibile, né il Decreto di aggiornamento. Paradossalmente il Decreto è pronto da mesi, ma il Ministero della Salute non può emanarlo fin quando non sarà approvato il “Decreto Tariffe”, che però è bloccato da sei mesi alla Conferenza delle Regioni. Niente Decreto Tariffe, niente attuazione dei LEA del 2017 e quindi nessun aggiornamento nemmeno per lo screening, visto che questo è collegato ai Livelli Essenziali di Assistenza».
Dopo un anno di attesa, e dopo avere protestato, diversi mesi fa, per la mancanza del Decreto Tariffe, che priva le persone affette da una patologia della possibilità di poter accedere a prestazioni migliori di quelle del passato, 69 Associazioni (l’intero elenco è disponibile a questo link), aderenti all’Alleanza Malattie Rare e al CnAMC di Cittadinanzattiva (Coordinamento Nazionale Associazioni Malati Rari) tornano ad alzare la voce rivolgendo un appello direttamente alla Conferenza delle Regioni, affidato all’OMAR e a Cittadinanzattiva, rivolto in particolare al presidente della stessa Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga e al coordinatore in essa della Commissione Salute, Raffale Donini.
Questo il testo dell’appello: «Lo screening neonatale è prevenzione, è un programma che fa la differenza, talvolta, tra la vita e la morte, sicuramente tra una vita in discreta salute e una vita di malattia e disabilità, le cui conseguenze ricadono su chi ne è affetto, sulle famiglie e, infine, proprio sul sistema sanitario e sociale. Sappiamo che il Decreto Tariffe non è perfetto, ma serve anche la collaborazione di tutta la Conferenza delle Regioni affinché si dia la concreta possibilità per centinaia di bambini di avere una diagnosi precoce e terapie che cambiano totalmente la storia della malattia. Certamente non tutte le Regioni stanno osteggiando allo stesso modo il Decreto Tariffe e a noi piacerebbe proprio sapere quali siano gli ostacoli reali: i cittadini hanno diritto di sapere».
«Sappiamo che i fondi non sempre sono sufficienti – prosegue l’appello – e saremmo felici se fossero di più, ma quelli per lo screening sono stati stanziati da anni, rifinanziati nel tempo, e altri potrebbero essere stanziati a fronte però di una programmazione e dell’utilizzo da parte delle Regioni. Quello che è certo è che, ad oggi, i cittadini devono fare i conti con situazioni territoriali molto eterogenee: Lazio, Toscana, Puglia e Liguria hanno già cominciato il programma di screening per la SMA, mentre Piemonte, Trentino, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo cominceranno a breve. Sette Regioni intanto (Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana e Umbria) hanno attivato progetti di screening per diverse malattie metaboliche e genetiche non ancora incluse nel panel nazionale: la mucopolisaccaridosi di tipo I, le malattie di Fabry, Gaucher e Pompe, le immunodeficienze combinate gravi (SCID), l’adrenoleucodistrofia legata all’X (X-ALD) e la leucodistrofia metacromatica (MLD). In attesa di un Decreto che renda tutto uniforme, le Regioni vanno avanti per progetti pilota e leggi regionali, e fanno benissimo nel concreto, ma non è così che deve funzionare il diritto alla salute. Sbloccate il diritto dei bambini ad avere una chance di vita e quello delle persone con malattie croniche e rare ad avere prestazioni più aggiornate di quelle che abbiamo ora. Sarà comunque un passo in quella direzione per garantire uguali diritti, maggiori speranze e qualità di vita ai pazienti». (Simona Lancioni)
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso – con alcune modifiche dovute al diverso contenitore – per gentile concessione.