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Si garantisca la continuità delle visite nelle strutture residenziali

Persone con disabilità in un centro semiresidenzialeCome ricorda dalle Marche il Gruppo Solidarietà, parlano chiaro le Raccomandazioni inviate il 10 giugno dal Ministero della Salute a tutti gli Assessorati alla Sanità delle Regioni e delle Province Autonome, a proposito di una questione tutt’altro che risolta, specie in alcune parti d’Italia, ovvero quella riguardante la continuità delle visite nelle strutture residenziali.

Recita infatti il documento (che ha appunto per oggetto Raccomandazioni per il ripristino dell’accesso e a garanzia della continuità delle visite nelle strutture residenziali, socio-assistenziali, sociosanitarie e “hospice”): «L’evoluzione della normativa si è orientata nel tempo verso la ripresa in sicurezza delle visite alle persone ospiti nelle strutture residenziali per favorire le attività socio-relazionali e di supporto all’interno delle strutture stesse, altrettanto necessarie quanto quelle sanitarie. A tal fine la normativa vigente prevede che venga garantito il ripristino dell’accesso di familiari e visitatori presso le strutture di ospitalità e di lungodegenza, residenze sanitarie assistite (RSA), hospice, strutture socio-assistenziali, strutture riabilitative, strutture residenziali per anziani e comunque a tutte le strutture residenziali di cui all’articolo 44 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017» (grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni).

«In particolare – si legge ancora -, il dettame normativo riconosce, su tutto il territorio nazionale, il diritto alla continuità delle visite di familiari e visitatori, con cadenza giornaliera, consentendo loro anche di prestare assistenza quotidiana nel caso in cui la persona ospitata non sia autosufficiente». E quindi: «Si evidenzia che, in relazione allo specifico contesto epidemiologico, il direttore sanitario di una struttura di cui sopra può adottare eventuali misure precauzionali più restrittive previa comunicazione al competente Dipartimento di Prevenzione (DdP) dell’azienda sanitaria locale competente per territorio. Tuttavia, se le motivazioni di rischio sanitario fornite dal direttore sanitario sono ritenute prive di evidenze scientifiche, il DdP emana, entro tre giorni, un provvedimento motivato che vieta l’applicazione di misure più restrittive».

«Si sottolinea quindi – scrive infine il documento – l’importanza dello svolgimento, da parte di tutte le Regioni e Province Autonome, di un’attività di vigilanza e controllo, nonché di eventuale supporto alle strutture interessate, al fine di assicurare l’effettivo pieno ripristino dell’accesso e della continuità delle visite dei familiari nelle strutture residenziali e di lungodegenza comunque denominate».

Sulla medesima questione, va segnalato, il Gruppo Solidarietà aveva anche inviato, nel maggio scorso, una lettera appello alla Regione e all’ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale) delle Marche. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: grusol@grusol.it.

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