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Vicende come questa chiedono solo piena chiarezza

Dito puntato di un uomoDella partecipazione di Paolo Palumbo al Festival di Sanremo 2020 ci eravamo occupati anche sulle nostre pagine, con un pezzo di Antonio Giovanni Malafarina dal significativo titolo Paolo Palumbo, che da Sanremo ha spiegato cos’è realmente la disabilità: Già qualche anno prima, poi, avevamo anche raccontato di un suo incontro con l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Oggi ventenne, Paolo Palumbo è un giovane cantautore e scrittore sardo con la SLA (sclerosi laterale amiotrofica), malattia che gli consente di comunicare solo tramite gli occhi. In questi giorni, però, la testata «Domani» si è occupata di lui per tutt’altra vicenda, con un reportage curato da Selvaggia Lucarelli, intitolato Il caso Palumbo: un affare senza fine costruito sulla malattia, premettendo, per altro, e ribadendo più volte, che Paolo Palumbo è realmente affetto da SLA. Quello che invece viene denunciato dal servizio di «Domani», con dovizia di particolari, è «un gigantesco giro di raccolte fondi, visibilità, prodotti inesistenti e collaborazioni con vip, architettato dal padre, che anziché sostenere le cure di Paolo, alimenterebbe un business opaco».

A commentare la vicenda è Barbara Gonella, presidente dell’AISLA Firenze (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), che dichiara: «Anche quando si dona per una giusta causa occorre fare massima attenzione e lo dimostra il caso Palumbo ricostruito da “Domani”. Trasparenza e fiducia, infatti, sono i due pilastri che da oltre dieci anni informano l’attività e l’impegno della nostra Associazione per le persone con la SLA. E parliamo di trasparenza nella rendicontazione delle somme raccolte in occasione degli eventi e attraverso donazioni private, tutti indirizzati ai servizi offerti gratuitamente, e di fiducia da parte di donatori e sostenitori».

«È terribile – prosegue indignata Gonella – che qualcuno possa speculare sulla malattia e sulla naturale compassione che suscita un giovane condannato a letto e legato a una macchina. Tutta la nostra Associazione è con Paolo nella sua lotta per una vita dignitosa con la SLA, che è la stessa degli oltre settanta malati e familiari caregiver da noi assistiti».
«Facciamo dunque nostro – conclude – il “viva la vita” di Paolo, auspicando che si faccia piena chiarezza su questa brutta storia. Anche in questi anni così difficili, la nostra Associazione ha potuto garantire una vita dignitosa grazie ai servizi offerti gratuitamente e non possiamo tollerare che sia lesa in alcun modo l’immagine di essa o la fiducia dei donatori. Proseguiremo a lavorare con passione, trasparenza, dedizione».
Una piena chiarezza, quella richiesta dalla Presidente dell’AISLA Firenze, che anche noi riteniamo doverosa, dopo la pubblicazione del servizio di «Domani». (S.B.) 

Per altre informazioni: info@aislafirenze.it (Lorenzo Somigli).

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