“Pensiero Imprudente”: un muro parlante

«C’è un muro – scrive Claudio Imprudente nella sua rubrica “Pensiero Imprudente” – che pone una domanda interessante: “Secondo voi – ci chiede – quale potrebbe essere il mio ‘ruolo’? In realtà, noi muri possiamo anche avere un’accezione positiva, insegnare a guardare oltre, essere veri e propri ponti che portano verso la cultura e l’arte, manifestare la forza di un pensiero, dando a chiunque la possibilità di esprimersi ed essere creativi. Dipende come a noi si guarda e come con noi ci si mette in relazione”». «E voi – chiede Imprudente a Lettori e Lettrici – vi sentite più muri o ponti?»

Claudio Imprudente

Claudio Imprudente, che cura per «Superando.it» la rubrica “Pensiero Imprudente”

«We don’t need no education / We don’t need no thought control […] All in all it’s just another brick in the wall / All in all you’re just another brick in the wall».
L’avrete ascoltato e cantato una miriade di volte… Suddiviso in tre parti e inserito nel celebre album The Wall (1979), il brano Another Brick In the Wall è uno dei massimi capolavori dello storico gruppo rock Pink Floyd.
Bene, oggi voglio dare la parola proprio al muro perché sono sicuro potrebbe porvi una domanda interessante: «Secondo voi – ci chiede il muro- quale potrebbe essere il mio ruolo? Beh, con un chiaro riferimento alla canzone alcuni potrebbero rispondere: “Potresti essere uno strumento di controllo!”, ma i più sono sicuro affermerebbero: “Puoi dividere, isolare!”. Basti pensare alle mura delle città che servono appunto per delimitare i confini tra i centri storici e le periferie. Parliamo in questo caso di muri fisici, intesi come barriere strutturali.
Invece, a proposito di disabilità, anche un gradino o delle scale potrebbero essere “muri”, limiti reali per chi è in carrozzina, le cosiddette barriere architettoniche.
Ma siete proprio sicuri che la mia funzione sia solo quella di dividere, dunque una funzione puramente fisica?
La fiaba de I tre porcellini (perché di muri si parla già da piccoli) ci insegna, per esempio, che quando l’ultimo dei tre fratellini costruisce la casa di mattoni per impedire al lupo di entrarvi, una “barriera-muro” può anche essere intesa come difesa-protezione.
La differenza tra divisione e difesa è infatti assai labile, e particolarmente calzante quando pensiamo a una persona che “alza un muro”, vale a dire che non vuole mettersi in relazione con l’altro/a. È evidente come questi “colleghi” di cui vi parlo siano muri emotivi/psicologici.
Oppure ci sono muri storici, come quello di Berlino, impressi nella nostra memoria!
Tuttavia, non ci crederete, ma io, il muro, potrei anche parlarvi, comunicarvi delle cose!
Ad esempio a Milano, lungo il Parco della Chiesa Rossa c’è un “muro liberato”, con i versi del giornalista Antonio Giuseppe Malafarina, a conclusione del murale dedicato a Franco Bomprezzi, realizzato due anni fa in occasione del Festival delle Abilità, che così dice: Muri / proteggono / delimitano / isolano. / Minacciosi / placidi / rassicuranti / fieri / giovani e consunti / variopinti e anonimi / demoliti / supponenti ed eleganti / altezzosi, smarriti / poveri e agonizzanti. / Disteso / lungo il parco della Chiesa Rossa / narra / di musica e persone / culture e storia / un murale aggrappato a una parete / come l’esistenza / appesa all’umanità [se ne legga già anche sulle nostre pagine, N.d.R.].

Costruzione di un muro

«E voi, vi sentite più muri o ponti?”

La poesia mi fa venire in mente anche un altro collega muro, un muro diverso da tutti gli altri, “trasparente”, per così dire un po’ particolare: una tavoletta in plexiglass attraverso cui è possibile comunicare. Puntando lo sguardo su ogni lettera, chi dall’altra parte legge può comporre parole e frasi.
Tale strumento, che sembra frapporre tra i due interlocutori una barriera, in realtà, tramite il contatto visivo crea una vicinanza emotiva così forte che non si potrebbe avere con altri metodi di comunicazione più moderni e tecnologici.
Noi muri, quindi, possiamo essere tante cose. Possiamo avere un’accezione positiva, insegnare a guardare oltre e essere veri e propri ponti che portano verso la cultura e l’arte, e manifestare la forza di un pensiero, dando a chiunque la possibilità di esprimersi ed essere creativi. Dipende come a noi si guarda e come con noi ci si mette in relazione.
A me, personalmente, piace sempre guardare davanti a me».

Che dire, avreste mai pensato che i muri fossero così ciarlieri?
Ebbene, ora vi pongo io questa domanda: vi sentite più muri o ponti?
Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.

Pensiero Imprudente
Dallo scorso mese di dicembre Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa sua rubrica che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale ha già incominciato a impreziosire le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.

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