Legge Delega: procedere sulla nuova certificazione e sulla vita indipendente

«Bene il primo Decreto Attuativo della Legge Delega sulla Disabilità, ma ora non si può rallentare: va infatti riformata la certificazione della disabilità e quindi bisogna concentrarsi sulla realizzazione di percorsi che consentano, su tutto il territorio italiano, di esercitare il diritto di ogni persona con disabilità di realizzare il proprio progetto personalizzato di vita indipendente»: a dirlo è Lisa Noja, già deputata e relatrice nella scorsa Legislatura della Legge Delega al Governo in materia di disabilità (Legge 227/21)

Particolare di uomo in carrozzina in movimento«Sono contenta che il Consiglio dei Ministri abbia approvato il primo Decreto Attuativo della Legge Delega sulla Disabilità [se ne legga già anche sulle nostre pagine, N.d.R.] su cui io e altri deputati avevamo molto lavorato durante la scorsa Legislatura, ma aspetto con ansia l’approvazione dei Decreti più significativi, che potrebbero davvero incidere concretamente sulla vita delle persone con disabilità, come prevede la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità»: a dirlo è Lisa Noja, già deputata e nella scorsa Legislatura relatrice della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità e attualmente consigliera regionale della Lombardia.

«Ciò che manca ancora – aggiunge Noja – è l’attuazione della parte più sostanziosa e sostanziale della Legge 227/21, riguardante la nuova certificazione unica sulla disabilità che dovrà fondarsi sulla definizione della Convenzione ONU, una definizione che finalmente abbandoni la concezione medicalizzante della disabilità su cui si fonda l’attuale legislazione italiana, in qualche modo mutuata anche dalla Legge 104/92, dove addirittura si fa riferimento all’“handicap”, termine bandito dal lessico internazionale. La Legge Delega, invece, richiede di adottare una certificazione di base unica, che valga per tutti i procedimenti amministrativi, che si concentri sulle limitazioni funzionali della persona e sulle barriere di diversa natura che possono ostacolarne la piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri. Infatti, è proprio questa la “rivoluzione copernicana” introdotta dalla nuova Legge sulla Disabilità: una nuova valutazione complessiva della persona, non più vista come portatrice di una condizione di “malattia”, ma come un soggetto che ha il diritto di essere messo in una condizione di parità con gli altri, tramite un sistema di servizi, ausili e strumenti di sostegno che le permettano di realizzare un progetto personale di vita indipendente».

«La Legge 227/21 – prosegue Lisa Noja – è stata approvata nella scorsa Legislatura all’unanimità, a riprova dell’importanza del tema: la strada, pertanto, è tracciata e non si può rallentare. Una volta riformata infatti la certificazione della disabilità, bisognerà concentrarsi, in seconda battuta, sulla realizzazione di percorsi che consentano, su tutto il territorio italiano, di esercitare il diritto di ogni persona con disabilità di realizzare il proprio progetto personalizzato di vita indipendente, tenendo conto delle differenze di ciascuno, in base all’età e al genere, ma anche e soprattutto delle  aspirazioni, delle inclinazioni e dei desideri personali. Si tratterà di una grande sfida anche per i servizi, che dovranno essere in grado di mettere tutte le persone con disabilità in condizione di esprimere fino in fondo il proprio progetto di vita, anche quando si tratti di disabilità psichica, e di tracciare dei percorsi che riescano in concreto a realizzare tale progetto, offrendo i sostegni necessari, nell’intensità necessaria».

«Benissimo quindi il Decreto Attuativo approvato – conclude Noja -, ma corriamo il più possibile su tutti gli altri capitoli ancora aperti della Legge Delega. E benissimo anche per i 7 milioni di euro previsti per sostenere gli Enti del Terzo Settore che assumeranno, ma è importante prevederne altri per formare le aziende e aiutarle a riconoscere il valore reale delle persone con disabilità, sostenendole in un percorso di inserimento lavorativo e di carriera vero che richiede competenze e professionalità specifiche di cui spesso le nostre piccole e medie imprese non sono fornite. Su questo fronte, a livello territoriale, ci sono già delle buone pratiche, che vanno messe a sistema e rese omogenee su tutto il territorio nazionale». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Flora Casalinuovo (flora.casalinuovo@mateagency.it).

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