Eugenio Saltarel, una figura di leader globale

«Compito di un movimento che voglia dirsi fortemente legato alla sua storia e alle nuove prospettive di tutela dei diritti delle persone con disabilità – scrive Giampiero Griffo – è quello di ricordare i suoi leader e le loro battaglie. Per questo voglio parlare di Eugenio Saltarel, morto il 16 luglio scorso, persona con disabilità visiva sin dalla prima infanzia, figura di grande umanità, infaticabile nelle sue battaglie di decenni per i diritti delle persone con disabilità, con una visione anche internazionale sulla tutela dei diritti umani»

Eugenio Saltarel (1948-2024)

Eugenio Saltarel (1948-2024)

Compito di un movimento che voglia dirsi fortemente legato alla sua storia e alle nuove prospettive di tutela dei diritti delle persone con disabilità è quello di ricordare i suoi leader e le loro battaglie. Per questo voglio parlare di Eugenio Saltarel morto il 16 luglio scorso.

Eugenio nasce a Sanremo il 15 maggio 1948 da una famiglia di modeste condizioni economiche: padre operaio edile, madre casalinga, una sorella di poco più giovane di lui che si laureerà in architettura. Nella prima infanzia viene rilevato che la sua vista percepisce solo macchie di colore e viene avviato a diversi ricoveri oculistici in ospedali italiani e all’estero. Comunque la famiglia lo fa frequentare l’asilo a Sanremo con gli altri bambini, poi, per l’espletamento dell’obbligo scolastico, la legge allora vigente obbligava alla frequenza negli istituti per ciechi e i genitori sono costretti al ricovero all’Istituto Chiossone di Genova, separandolo dalla famiglia che comunque gli sarà sempre vicino. Cogliendone la forte propensione allo studio, il direttore del Chiossone lo avvia al Liceo Classico Arecco dei Padri Gesuiti. Poi Eugenio frequenta la Facoltà di Lettere dell’Ateneo genovese, laureandosi con una tesi sull’abolizione del giudizio scolastico con voto numerico.
Nel 1971 è tra i leader della rivolta dei ragazzi ciechi del Chiossone che, pur repressa dalla polizia, avrà la solidarietà degli studenti genovesi, il forte sostegno dei sindacati e dei consigli di fabbrica e porterà al commissariamento dell’Istituto, alla chiusura del collegio, all’integrazione scolastica (il film Rosso come il cielo di Cristiano Bortone fa una libera ricostruzione della storia). Con questi presupposti il Chiossone si affermerà successivamente come centro all’avanguardia per la riabilitazione visiva in convenzione col Servizio Sanitario Nazionale.
Il movimento rivoluzionario, con il fondamentale ruolo di Eugenio, resterà al governo del Chiossone e delle lotte sociali delle persone con disabilità e degli emarginati, divenendo un’esperienza esemplare a livello nazionale.
Il 6 giugno di quest’anno la Consulta dei Garanti della Fondazione Chiossone elegge nuovamente Eugenio Saltarel nel Consiglio di Amministrazione per il ciclo fino al 2029.

Nella seconda metà degli Anni Settanta, Eugenio – aderente al MAC (Movimento Apostolico Ciechi) – fa parte del gruppo attorno a Rosanna Benzi, la mitica donna che dal polmone d’acciaio dell’Ospedale San Martino faceva sentire la propria voce sui diritti delle persone con disabilità in tutta Italia, anche dirigendo la rivista «Gli altri», prima testata trasversale sui temi dell’inclusione in tutte le politiche sociali.
Alla fine di quegli Anni Settanta, il gruppo di Rosanna aderisce alla Lega Nazionale per il Diritto al Lavoro degli Handicappati e alla raccolta di 100.000 firme per una legge di iniziativa popolare sul diritto al lavoro delle persone con disabilità che negli anni successivi porterà all’attuale Legge 68/99. Eugenio era il presidente del gruppo genovese della Lega Nazionale per il Diritto al Lavoro degli Handicappati. Presidente genovese, inoltre, della Lega Internazionale per i Diritti e la Liberazione dei Popoli, organismo riconosciuto dall’ONU, egli, grazie anche alla sua conoscenza del francese, aveva una visione internazionale sulla tutela dei diritti umani e sulle dinamiche politiche mondiali.
Il suo percorso professionale lo vede vincitore di una cattedra scolastica in un istituto superiore, alla quale rinuncerà perché dipendente di ruolo dal 1975, quale segretario del Consiglio Regionale Ligure dell’Unione Italiana Ciechi, ente pubblico parastatale. Con lo scioglimento dei cosiddetti “enti inutili” (DPR 616/77) anche l’UIC viene soppressa e Saltarel trasferito al Comune di Genova quale funzionario ai Servizi Sociali, occupandosi in maniera innovativa di vari target di popolazione. All’inizio fu incaricato di occuparsi del diritto al trasporto e all’assistenza domiciliare, per l’apertura di comunità alloggio, per servizi di supporto alla mobilità, di interpretariato per le persone sorde. Dal 1983, inoltre, il Comune di Genova lo incaricò del problema della tossicodipendenza. Attivissimo anche in questo settore, Saltarel ha promosso il Centro Sperimentale Punto d’incrocio, il convegno nazionale sull’inserimento lavorativo degli ex tossicodipendenti del 1986, e ha partecipato ad un convegno internazionale nel 1992.
E ancora, ha adottato iniziative contro la diffusione dell’AIDS, per lo studio di interventi sul territorio, nella scuola e nel mondo dell’associazionismo e ha sostenuto le strutture di recupero della Comunità di San Benedetto di don Andrea Gallo. Dal 1985 ha esteso la propria attività di funzionario comunale al settore della psichiatria, organizzando l’assistenza sociale per gli utenti di questi servizi.

Iscritto fin da bambino all’Unione Italiana Ciechi, dal 1971 vi ha ricoperto vari incarichi di dirigente. Varie volte consigliere della Sezione Genovese e membro del Consiglio Ligure, commissario e poi presidente della Sezione Imperiese, membro della Segreteria Nazionale con mansioni di addetto al bilancio e membro del Comitato scientifico dell’IRIFOR, Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione, Ente di emanazione dell’UIC.
È stato promotore, tra gli altri, del “movimento di rinnovamento”, occupandosi dell’organizzazione territoriale che ha portato nel 2010 Mario Barbuto alla Presidenza nazionale dell’UICI. In questo àmbito è stato per cinque anni “il numero tre”, come Eugenio soleva dire, nell’Ufficio di Presidenza, sopperendo sovente alle funzioni presidenziali.

Tenace e infaticabile, Saltarel ogni lunedì partiva da solo, in autobus dalla sua casa di Genova, arrivava in treno a Roma per svolgere il proprio incarico nazionale e tornare a casa il venerdì, dove viveva una vita in completa autonomia.
Ricordare Eugenio, oltreché un impegno permanente del movimento, è stato, per chi scrive, un ritornare alle emozioni delle prime battaglie per i diritti, lo spirito di forte motivazione per affermare l’eguaglianza di opportunità e la non discriminazione, la forte spinta di denuncia e costruzione di soluzioni positive da rivendicare anche senza risorse economiche, la percezione di sentirsi parte di un movimento nazionale che veniva dal basso.
Per comprendere la grande umanità e la chiarezza di visione di Eugenio, è possibile ascoltarne un’intervista del 2018 sulla sua esperienza di vita nell’Istituto Chiossone e delle lotte del 1971 (a questo link). Per chi volesse inoltre approfondirne le esperienze di Eugenio, propongo le seguenti segnalazioni bibliografiche: Silvia Neonato, Monica Lanfranco (a cura di), Lotte da orbi – 1971, una rivolta, Genova, Erga, 1996; Alberto Giordano, Mirella Pasini, I ciechi dai ghetti ai diritti – l’Istituto David Chiossone dal 1868 al 2018, Bologna, il Mulino, 2018; Claudio Cassinelli, Piccole Avventure. Romanzo di fatti veri, Genova, Il Nuovo Melangolo, 2023.

Membro del Consiglio mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International) e condirettore del Center for Governmentality and Disability Studies Robert Castel (CeRC) dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

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