Quando la legge diviene così complessa da non essere più possibile capirla ed applicarla con animo sereno non è più accettabile. La complessità degli adempimenti, la contraddittorietà di alcuni provvedimenti, la parcellizzazione di qualunque Decreto, Circolare, Bando ha dato corpo, con il Decreto Legge 71/24, divenuto poi la Legge 106/24, ad una sorta di “brodo primordiale” generativo di un’ondata di protesta condivisa.
Nel pomeriggio del 4 settembre scorso, infatti [se ne legga già anche su queste pagine, N.d.R.], un nutrito gruppo di persone ha manifestato a Roma davanti al Ministero dell’Istruzione e del Merito. Per la prima volta insieme hanno partecipato ad una manifestazione docenti precari e stabilizzati, specializzati e non, genitori, docenti formatori per le attività di sostegno, sindacati come CGIL e COBAS.
Purtroppo il ministro Valditara, per un precedente impegno istituzionale, non era presente “a palazzo”. La delegazione dei partecipanti rappresentante tutte le categorie presenti è stata quindi ricevuta da Carmela Palumbo, capo dipartimento per il Sistema Educativo e di Formazione, da Assunta Palermo, direttrice generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione e il Sistema Nazionale di Istruzione e da Antonio Natali, direttore generale della Segreteria del Capo di Gabinetto). Il colloquio è durato più di due ore, con la delegazione che ha pressato i rappresentanti del Ministero tramite domande molto puntuali e specifiche. L’ascolto da parte dei responsabili è stato attento, le risposte, tuttavia, si sono limitate a spiegazioni sulle difficoltà incontrate e sulle urgenze individuate dal Ministro come priorità.
La delegazione ha fatto presente innanzitutto come il Decreto Legislativo 71/24, poi trasformato in Legge 106/24 senza essere sottoposto all’Osservatorio Permanente per l’Inclusione Scolastica (Osservatorio che non si è più riunito dal marzo scorso e che, pur essendone decaduti da tempo i membri, non è stato ancora ricostituito ufficialmente), sia stato solo la miccia che ha portato a constatare la deriva cui è costretta la scuola e che ha generato un fronte comune composito. Ci sono state assemblee nazionali e consultazioni per selezionare almeno i punti più urgenti e condivisi da tutti da far presente al Ministro, in questo incontro che doveva essere considerato solo un primo passo di un auspicabile dialogo.
È stato quindi evidenziato come il sistema scolastico attualmente sia discriminatorio in quanto l’insegnante di sostegno arriva mesi dopo l’inizio dell’anno scolastico, inficiando il godimento del diritto allo studio di tutti gli studenti e quanto sia preoccupante scoprire che alcuni insegnanti scelgono la scorciatoia dei TFA esteri [Tirocini di Formazione Attiva, N.d.R.] fatti spesso online e senza serietà.
Si è parlato della questione dei titoli esteri ai corsi di abilitazione, del precariato dei docenti e dei concorsi del 2024. Si sono proposte e sollecitate soluzioni condivise. Si è richiesta una pianificazione per equilibrare il sistema scuola, diviso tra Nord e Sud. È stato esposto con dovizia di particolari il problema legato all’inserimento “a pettine” nelle graduatorie e quello del punteggio totalmente sbilanciato attribuito ai corsi abilitanti cosa che, di fatto, ha precluso le aspettative di lavoro a molti docenti specializzati, soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado.
Tutto ciò porta sicuramente ad un lungo inizio d’anno particolarmente difficile, ad un susseguirsi di nomine e di ricorsi, ad una mancanza di continuità e ad una vera e propria “girandola impazzita” per ragazzi, famiglie e docenti.
Si deve uscire dalle logiche dell’emergenza, e di provvedimenti di legge che si alternano in modo contraddittorio, per trovare una soluzione al problema della stabilizzazione. In particolare va codificata l’assunzione dalla prima fascia delle GPS (Graduatorie Provinciali di Supplenza), ripristinando quindi il meccanismo del doppio canale per l’immissione in ruolo.
E ancora, è necessario che vengano convertite in organico di diritto le decine di migliaia di posti “in deroga” e che su di essi vengano disposte le immissioni in ruolo di docenti specializzati.
Al termine degli interventi la dottoressa Palumbo ha esordito dicendo che «il sostegno si trova in una condizione di insostenibilità» ed è quindi una priorità del Ministro quella di «risolvere il precariato sostegno»; ha condiviso con la delegazione i dati in possesso di essa: le prossime immissioni in ruolo saranno circa 11.900, mentre sono circa 115.000 i posti in deroga che non possono essere assegnati a ruolo. Ha sostenuto altresì che, come risposta transitoria, il Ministero ha «immaginato i corsi INDIRE [Istituto Nazionale Documentazione, Innovazione, Ricerca Educativa, N.d.R.], ragionando con una logica integrativa e con una formazione mutuata dai TFA che tenga conto del reale fabbisogno territoriale e sui diversi gradi». Grave, in particolare, è l’emergenza sulla scuola secondaria di secondo grado, rispetto alla quale si è convenuto che non risulterebbe in nessun caso considerata da tali corsi. È stato pertanto suggerito di creare una graduatoria permanente di merito per gli specializzati italiani, o l’apertura ai diversi gradi di insegnamento per tutti gli specializzati. Proposte ascoltate, ma ritenute poco realizzabili sia da Palumbo che da Palermo.
Al termine dell’incontro, la delegazione è stata congedata con una promessa di dialogo continuativo e costruttivo nell’ottica di un reciproco scambio di opinioni e proposte. Antonio Natali, dopo avere comunicato che l’Osservatorio a giorni sarà nuovamente attivo, per l’approvazione di un nuovo regolamento e la ripresa dei tavoli stabiliti sulle varie tematiche, ha gentilmente aperto ai docenti un canale di comunicazione, mentre Carmela Palumbo ha confermato la massima disponibilità a futuri incontri con i sindacati.
E a questo punto? La mobilitazione nazionale proseguirà.
A questo link è disponibile il comunicato diffuso congiuntamente al termine della manifestazione di Roma del 4 settembre scorso.