Opinioni

Aumenteranno i vaccinati, dopo quel programma?

Aumenteranno i vaccinati, dopo quel programma?

«Chissà – si chiede Marco Piazza, che ha collaborato al programma di RAI 3 “Presadiretta” del 10 gennaio scorso, dedicato ai vaccini – se qualche genitore dubbioso, dopo aver visto il nostro programma, deciderà di far vaccinare suo figlio». «A dire il vero – conclude – ci spero poco, perché viviamo nell’epoca del complottismo a buon mercato e del retropensiero a tutti i costi, nel contesto, tra l’altro, di un’informazione sanitaria che purtroppo fa acqua da tutte le parti»

Le case famiglie del Lazio sperano… nel Samaritano

Le case famiglie del Lazio sperano… nel Samaritano

«Ad oggi il Comune di Roma e la Regione Lazio stanziano per le case famiglia meno della metà di quanto servirebbe. E con i soldi stanziati non è possibile garantirne la sopravvivenza»: lo scrive Luigi Vittorio Berliri, presidente di Casa al Plurale, coordinamento delle case famiglia per persone con disabilità e minori di Roma e del Lazio, in questo suo ennesimo appello rivolto al Commissario Prefettizio del Comune di Roma e al Presidente della Regione Lazio

La carrozzina non limita, aiuta

Per Carlo Savini, giovane milanese con grave disabilità, che raggiunge tutti i giorni in autobus il suo liceo, la carrozzina elettrica è certamente un simbolo di libertà

«Sin troppo spesso – scrive Claudio Arrigoni – càpita di leggere: “costretto in carrozzina”. O ancora: “confinato sulla sedia a rotelle”. Parole sbagliate per un pensiero sbagliato. La carrozzina non limita. Mai. Aiuta. Senza carrozzina si sarebbe limitati, confinati, costretti all’immobilità. Si tratta di un tema centrale, anche di comunicazione, perché la vita di chi ha disabilità è migliorata grazie agli ausili che sono nati nel tempo, proprio a cominciare dalla carrozzina»

Violenza sulle donne: come non rappresentarla

Violenza sulle donne: come non rappresentarla

Immagini sbagliate, donne generalmente belle come testimonial, sconfinamenti nel morboso e nel sensazionalistico: sono purtroppo numerosi i pericoli e gli errori che si possono commettere – anche da parte delle stesse associazioni di donne e sia pure in buona fede – quando si parla di violenza sulle donne, con o senza disabilità

Quei reality tritacarne

«In principio erano loro, le Push Girls», scrive Valentina Boscolo

«Da donna con disabilità fisica che lavora, cura il suo aspetto, ma senza sembrare un clown, ha relazioni amicali e affettive senza alcun tipo di clamore e sensazionalismo, sogno il momento in cui la TV porterà sullo schermo questo tipo di vita che comprende anche il non essere autosufficienti, l’avere bisogno di altre persone per condurre una vita attiva, ma facendolo con orgoglio e in modo assolutamente normale»: lo scrive Valentina Boscolo, riflettendo su quei reality provenienti dall’America, che trasformano le persone con disabilità in “fenomeni da baraccone”

L’amore ha il sapore di una danza sincronizzata

«L’amore non è e non deve essere una pretesa o una richiesta d’aiuto, ma appunto un invito, un’offerta, una sfida che ha il sapore di una danza sincronizzata»: lo scrive Silvia Lisena, in questa sua riflessione che prende le mosse dal fenomeno del “devotismo”, molto popolare in America, ma ancora poco noto nel nostro Paese, attrazione sessuale e morbosa per l’handicap di una persona

L’autismo e quella silenziosa complicità

Spostarsi sul territorio, a piedi o con i mezzi pubblici, acquistare un biglietto del pullman, riconoscere i luoghi, sapersi orientare, imparare a muoversi e a interagire con persone sconosciute, mantenendo una concentrazione e un comportamento accettabile, organizzare serate in pizzeria o al cinema: sono alcuni tra gli obiettivi dei progetti promossi alla Spezia e rivolti ai giovani con autismo, «per accrescerne lo spirito di appartenenza e l’autonomia», come racconta Alberto Brunetti

Piccoli “imprevisti” all’insegna della discriminazione

«Percepisco nettamente – scrive Daniela Schettini, persona con disabilità visiva, che racconta alcune storie di ordinaria discriminazione da lei vissute – la volontà di ostacolare la fruizione del mondo esterno, delle “cose normali”, da parte delle persone con disabilità, perché sono un “costo” e un “fastidio”. Non si pensa invece a quello che si metterebbe in circolo, ai contraccolpi positivi, se quelle stesse persone potessero accedere con facilità alla cultura, muoversi, studiare e lavorare»

Ma io non sono un esempio!

«Non sono un esempio – scrive Silvia Lisena – perché sono una persona come mille altre persone, e come mille altre persone che si sono laureate con 110 e lode, e come mille altre persone in carrozzina che hanno preso 110 e lode. Non è una cosa straordinaria. La possono fare molte altre persone, proprio perché la mia disabilità non ha interferito in alcun modo, quindi io non ho nulla di diverso dagli altri, nel bene o nel male»

Roberto Guerri, grande uomo lasciato solo

«La triste vicenda della fine di Roberto Guerri a Firenze – ha dichiarato Germano Tosi, presidente di ENIL Italia (European Network on Independent Living) – trovato morto a casa sua, in carrozzina e nella solitudine, è passata senza la giusta enfasi e il grande riconoscimento per una persona disabile che ha avuto un ruolo fondamentale nella promozione del vivere in modo indipendente in Italia». A ricordarlo qui di seguito, ponendo anche alcuni drammatici interrogativi, è Raffaello Belli, che per tanti anni ne fu “compagno di viaggio”

Crescere tutti insieme è una bellissima avventura

Come anticipato, diamo spazio oggi a un secondo contributo, per tenere sempre vivo, in modo ampio e costruttivo, il tema “caldo” delle scuole speciali per i bambini e i ragazzi con disabilità, fenomeno ancora tutt’altro che residuale, come aveva sottolineato l’interessante saggio “L’attrazione speciale”, pubblicato lo scorso anno da Giovanni Merlo. E dopo le riflessioni di Gianfranco Vitale, è ora la volta di quelle dello stesso Giovanni Merlo

Retorica dell’integrazione e cultura dell’inclusione

Si continua a discutere di scuole speciali per i bambini e i ragazzi con disabilità, fenomeno ancora tutt’altro che residuale, come aveva sottolineato l’interessante saggio “L’attrazione speciale”, pubblicato lo scorso anno da Giovanni Merlo. Reso poi ulteriormente “caldo”, un paio di mesi fa, dalla proposta proveniente dal Veneto di istituire una scuola paritaria specializzata per ciechi, il tema merita certamente di essere dibattuto in modo ampio e costruttivo, ciò a cui il nostro giornale sta cercando di contribuire, con opinioni di segno diverso. La prima cui diamo spazio oggi è quella di Gianfranco Vitale, cui ne seguirà una del citato Giovanni Merlo

Cultura della disabilità: avviato un nuovo corso?

«Finalmente si cambia linea. Segno che probabilmente sul tema della disabilità circolano idee più mature, frutto di una crescita sociale e di un affinamento degli strumenti sensibili, che hanno reso possibile questa evoluzione sul piano del diritto»: così Simonetta Morelli commenta quella recente Sentenza della Corte di Cassazione che ha negato il risarcimento del danno a una ragazza nata disabile, dopo che la sua sindrome non era stata diagnosticata in fase prenatale

Pensioni pagate qualche giorno dopo? E che sarà mai!

Abbiamo scelto il sarcasmo, per titolare questa riflessione di Lorenzo Cuffini, che ricorda amaramente come «le pensioni, con un minuscolo, insignificante ritardo, siano state pagate il cinque del mese di gennaio, comprese le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento». «Un piccolo gesto di ordinaria burocrazia – commenta – che ha rivelato, ancora una volta, l’indifferenza ottusa e miope dimostrata davanti alle cosiddette “fasce deboli” della popolazione»

A proposito di ISEE e di “falsi invalidi”

Chiamata in causa dall’editoriale di Carlo Giacobini, pubblicato dal nostro giornale, a proposito di quanto dichiarato durante il dibattito parlamentare del 19 dicembre scorso, riguardante la bocciatura dell’emendamento sul nuovo ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), ci scrive la deputata Ileana Argentin, alla quale diamo naturalmente spazio per il doveroso diritto di replica. Le risponde lo stesso Carlo Giacobini, nostro direttore editoriale

Stanchi di aspettare, per il rispetto dei diritti fondamentali

«Non può non stupire – scrive Roberto Speziale, a margine della vicenda riguardante l’emendamento sul nuovo ISEE bocciato alla Camera – la generale scarsa attenzione nel mettere in atto tutti gli interventi che potrebbero consentire di migliorare l’intero impianto e così la vita di moltissimi cittadini. Si tratta infatti di un’emergenza che come tale andrebbe affrontata, perché le persone con disabilità e le loro famiglie sono stanche di dover aspettare e quasi elemosinare attenzione e impegni per il rispetto dei loro più fondamentali diritti»

I mille tentativi che faranno la differenza

«La disabilità – scrive Silvia Lisena – può e ha tutto il diritto di rompere gli schemi e di sfidare gli altri. E anche una singola persona, pur non potendo da sola fare la differenza, può innescare e rendersi partecipe del meccanismo che, pian piano, cercherà di portare a un cambiamento di mentalità e a un più ampio orizzonte di vedute». Una riflessione indotta da un episodio riguardante una nota modella senza il fisico “da modella” e dall’esperienza personale di un’audizione in carrozzina

La grande meraviglia e quel baco “piccolino”

«Come la nuova metropolitana di Napoli – scrive Lorenzo Cuffini, prendendo spunto da quanto visto in un programma televisivo – ci sono altre opere faraoniche, nuove, con il loro bravo “baco” inspiegabile, disseminate qua e là in Italia. A dimostrazione del fatto che qui da noi, quando si parla di “disabile”, si pensa ancora e soprattutto al disabile comunque accompagnato e non al disabile che si possa muovere sa solo. E invece c’è una bella differenza, quella che passa tra “l’assistenza a” e “l’autonomia da”»

Fino a quando il mio sogno diventerà realtà

«Sogno un mondo – scrive Salvatore Cimmino, nuotatore amputato della gamba destra, impegnato ormai da anni nel suo “giro del mondo a nuoto” – cui alla persona con disabilità venga garantita la tecnologia più avanzata, per aiutarla a superare i suoi limiti, un mondo dove disabilità non sia sinonimo di malattia, dove l’inclusione rappresenti la norma e non più l’eccezione, un mondo dove le barriere architettoniche e mentali rappresentino solo un lontano ricordo, un mondo solidale e aperto a tutti. E non smetterò di nuotare fino a quando il mio sogno non diventerà realtà»

Quel barbiere che “sapeva di buono”

«Le immagini di quel giovane barbiere inglese che taglia i capelli a un bimbo con autismo senza disturbarlo – scrive Simonetta Morelli – hanno fatto, in questi giorni, il giro del mondo. “Con italico orgoglio”, sono andata a rispolverare una pagina del mio diario personale, risalente a dodici anni fa, quando capitò a me di andare dal barbiere con mio figlio autistico…»