Opinioni

Perché Pistorius non può più essere un simbolo

Un'immagine di Oscar Pistorius, durante il processo che lo ha visto imputato a Pretoria

«Oscar Pistorius – scrive Simona Lancioni – è stato un potentissimo simbolo di riscatto sociale delle persone con disabilità, ma penso che oggi non possa più essere assunto come modello di riferimento, perché è accaduto qualcosa che ne ha modificato l’immagine pubblica, rendendolo inadatto a reggere ancora quel testimone. E credo che altre e altri riusciranno a portare quel testimone, anche con la consapevolezza delle grandi responsabilità che quel ruolo comporta»

La splendida diversità di Giacomo Leopardi

Elio Germano nella parte di Giacomo Leopardi, in una scena del film di Mario Martone "Il giovane favoloso"

«Tutto il film “Il giovane favoloso” di Mario Martone – scrive Franco Bomprezzi – dedicato al geniale poeta di Recanati, è un condensato dei temi che trattiamo abitualmente anche su queste pagine, dall’atteggiamento protettivo dei genitori al rapporto con la sorella, dall’amore impossibile allo sguardo degli altri, dal rapporto fra il proprio corpo e la mente, fino al valore dell’amicizia»

Accanto all’(indispensabile) Legge sull’autismo

«Penso a una Legge sull’autismo – scrive Gianfranco Vitale – in grado di fare scaturire progetti che abbiano una ricaduta immediata sulle famiglie e sui soggetti autistici. Entrambi, infatti, vanno aiutati con strumenti capaci di fare avanzare realtà altrimenti stagnanti. E tuttavia, perché anche la migliore delle Leggi possa funzionare, è indispensabile tornare a essere protagonisti e artefici del cambiamento»

Quel brutto copione da cambiare

Quel brutto copione da cambiare

«Nessuno – scrive Rosa Mauro, riflettendo sull’ennesimo recente caso di maltrattamenti nei confronti di persone ricoverate in una RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) – può costringere a diventare inumani, nemmeno la crisi, nemmeno la carenza di personale, nulla!». E rivolgendosi a medici, infermieri e inservienti di quella e tante altre strutture, aggiunge: «Peggio della crisi, c’è solo il lasciare che essa vi (ci) trasformi in qualcosa che non siamo»

Riflessioni sulla continuità didattica e molto altro

Riflessioni sulla continuità didattica e molto altro

Un’ampia riflessione riguardante la continuità didattica, le motivazioni degli insegnanti, i docenti di sostegno e molto altro ancora, partendo dalla “Buona Scuola”, riforma complessiva del sistema scolastico, recentemente proposta dal Governo Renzi. E con un capitolo finale tutto dedicato a ciò che si dovrebbe fare, secondo Giulia Giani, per migliorare realmente l’inclusione degli alunni con disabilità

Samuele aspetta ancora di potere andare a scuola

«Con una Delibera del 7 agosto scorso – scrive Antonio Nocchetti – la Provincia di Napoli ha cancellato i fondi a sostegno dell’assistenza scolastica e del trasporto degli alunni disabili. Ma a nessuno sembra interessare. E così Samuele, che vive nel quartiere napoletano di Pianura e ha una tetraparesi spastica, dovrà ancora aspettare per potere andare a scuola, e con lui tanti altri alunni con disabilità»

Depressione: sindrome del caregiver familiare?

«È vero e falso al tempo stesso – risponde Giorgio Genta -, vero perché forse nulla deprime come l’esser tagliati fuori dal mondo, sentirsi soli, esclusi, incompresi nelle proprie necessità esistenziali, falso perché il caregiver familiare è abituato a reggere il mondo sulle spalle, perché è conscio dell’importanza della sua relazione di aiuto verso il proprio familiare assistito e perché il suo lavoro continuo è assolutamente indispensabile»

Quando è stigma è stigma

«Il meccanismo di emarginazione e di costruzione dello stigma attorno alle persone grasse – scrive Franco Bomprezzi, prendendo spunto sia dalla grave violenza subìta a Napoli da un ragazzo obeso, sia dal fatto che la Ministra della Salute belga sarebbe “troppo grassa per ricoprire il suo ruolo” – è del tutto analogo a quello che per decenni ha riguardato – e riguarda tuttora – le persone con disabilità»

Due “incidenti del mestiere” nel sabato sera della TV

«Discutibile – scrive Antonio Giuseppe Malafarina – che in televisione si portino persone con disabilità per fare audience, ma che queste incorrano in inconvenienti, come è accaduto qualche giorno fa a Giusy Versace su Rai Uno e ad Aaron James Fotheringham su Canale 5, non è altro che il segno che in televisione le persone con disabilità iniziano a stare come le altre»

Il dovere dell’integrazione

Il dibattito sulla figura del docente di sostegno rischia, secondo gli insegnanti Sara Stocchini e Andrea Cengia, «di far perdere di vista il centro della questione, che giustifica la stessa esistenza della figura professionale dell’insegnante di sostegno, ovvero il fatto che l’Italia ha scelto di percorrere la strada dell’integrazione degli studenti con disabilità. E l’integrazione è affare di tutti i docenti del Consiglio di Classe e non del solo docente di sostegno»

Marche e autismo: un passo avanti e uno indietro?

«Noi genitori – scrivono i rappresentanti delle Associazioni ANGSA, Magica-Mente e Omphalos – siamo confortati dalla recente promulgazione nelle Marche di una Legge Regionale sull’autismo, ma guardiamo con indignazione e sconcerto ad incontri come quelli che si terranno a San Benedetto del Tronto, con la riesumazione di false teorie e il rischio di veder compiere passi indietro in un percorso virtuoso intrapreso ormai da tempo in quella Regione»

È un costo altissimo, la vita di un bambino!

Sono troppi, ogni anno, i bimbi che perdono la vita o che riportano danni permanenti, a causa di soffocamento da corpo estraneo. «Ma tante tragedie – scrive Sonia Di Lenarda – si potrebbero evitare con la conoscenza di semplici manovre. Anche il mondo della politica, dunque, prenda urgentemente in carico il problema e se vorrà, potrà farlo anche avvalendosi di un gruppo di persone pronte a mettere a disposizione le loro esperienze»

Anni difficili, ma alla fine un risultato esaltante

«Le mie lotte – scrive Marisa Melis, madre di una ragazza con disabilità – mi hanno portato a far cambiare istituto a mia figlia nelle scuole superiori e ad inserirla in un altro, dove ci hanno dato la possibilità di seguire un percorso curricolare. La ragazza, sentendosi gratificata, ci ha messo tutto il proprio impegno, conseguendo la qualifica di operatore grafico multimediale con una buona votazione e dopo avere sostenuto gli esami con tutti i compagni»

In questa battaglia c’è ben poco di culturale

«Dal dissentire con argomentazioni precise al “boicottare i libri” ci corre un abisso», scrive Salvatore Nocera di fronte all’appello lanciato da un gruppo di insegnanti di sostegno, che invitano a boicottare i libri di una casa editrice e in particolare quelli di un Autore di cui non si condivide una proposta di riforma del sostegno. «Non si fanno così le lotte culturali – aggiunge Nocera -, ma mi pare che in questa lotta di culturale non ci sia proprio nulla»

Quel che fanno le Università

«Mi sembra che quest’analisi vada quanto meno integrata», scrive Elena Colombetti, rispondendo a Giampiero Griffo, che aveva parlato, su questa pagina, di una ricerca sulla disabilità «rimasta reclusa nell’àmbito medico, con le Università disinteressate alla questione». E ricorda in tal senso il lavoro svolto dal Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano, «senza escludere che anche altri Atenei stiano portando avanti iniziative analoghe»

Il mantra delle malattie mentali

«È una vergogna – scrive Rosa Mauro – che si parli di malattie mentali per giustificare ciò che giustificabile non è, dimenticando quanto statisticamente predominanti siano gli omicidi, i femminicidi, gli stupri e le violenze commessi da persone che non sono per nulla affette da malattie mentali. E invece è quanto accade quasi sempre, a mo’ di mantra, nel dare notizie di cronaca nera»

I due diversi approcci dell’assistenza

«Per una persona con disabilità grave e non autonoma – si chiede Antonio Giuseppe Malafarina – meglio farsi ricoverare in una struttura con altre persone oppure mantenere il proprio domicilio e imbastire un sistema d’assistenza in loco? Sono due tipologie di approccio all’assistenza entrambe con pregi e difetti e che in ogni caso richiedono che la soluzione adottata sia praticata bene»

La ricerca ci riguarda, ma quale ricerca?

«La ricerca medica è necessaria – scrive Giampiero Grifrfo -, ma altrettanto necessaria è quella relativa alle discriminazioni che impediscono la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita della società. Questo tipo di ricerca, però, in Italia non si fa e per questo è necessario costruire una presenza qualificata nelle università e nei centri di ricerca, per fare emergere studi che dimostrino quanto siano violati i nostri diritti umani»

L’ANGSA e il “dopo di noi”

«Noi che abbiamo lo stesso problema – scrive tra l’altro Liana Baroni, presidente dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), convocata in audizione alla Camera nei giorni scorsi, in merito ai Disegni di Legge sul cosiddetto “dopo di noi” – dobbiamo avere un rispetto reciproco, che permetta di valorizzare le diverse possibilità delle quali ognuno di noi dispone, per lavorare in modo complementare su tutti gli aspetti che riguardano bambini e adulti con autismo»

Ma sarà una “Buona Scuola” anche per chi ne ha più bisogno?

Il quesito, secondo Donatella Morra, è quanto meno lecito, a giudicare dalle tante lacune e criticità riguardanti le esigenze degli alunni con disabilità, che si trovano esaminando le recenti Linee Guida del Governo intitolate “La Buona Scuola. Facciamo crescere il Paese”. «Perché una scuola che include chi ha più bisogno – scrive Morra – si occupa di tutti i bisogni della persona, nessuno escluso!»