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Tante firme per evitare di tornare ai vecchi istituti

Particolare di persona in carrozzina, con un infermiere a fianco, in un ospedaleSono state consegnate al presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli le prime 580 firme a sostegno della petizione promossa nel giugno scorso dal Gruppo Solidarietà con cui si chiede di modificare in maniera sostanziale le proposte della Giunta riguardanti i nuovi requisiti di autorizzazione delle strutture sociosanitarie, proposte che interessano circa 12.500 cittadini tra i quali persone con disabilità, anziani non autosufficienti, persone con disturbi psichiatrici, minori e persone con demenza.
Già da alcuni mesi anche il nostro giornale sta seguendo questa iniziativa, che ha visto numerose organizzazioni* affiancare il Gruppo Solidarietà in una battaglia con cui si intende in sostanza evitare quello che viene a buona ragione definito come «il ritorno al modello dei vecchi istituti».
«Se la proposta regionale dovesse essere approvata così come presentata dalla Giunta – viene infatti ribadito in una nota del Gruppo Solidarietà – si determinerà la fine dei servizi di piccole dimensioni (6-10 posti) inseriti nei normali contesti abitativi, a vantaggio di grandi strutture (con decine e decine di posti) collocate, a causa delle dimensioni, ai margini dei territori. Si tratta, di fatto, della riproposta del modello degli Istituti, di una proposta in perfetta linea con quelle di soggetti gestori (profit e non) con grandi capacità economiche. Una proposta, dunque, che mette al primo posto la remuneratività dei servizi a scapito della qualità degli stessi, cosicché gli effetti ricadranno tutti sulla qualità di vita degli utenti».

Ma c’è anche dell’altro. «La proposta – sottolinea ancora il Gruppo Solidarietà – prevede che per tutte le strutture attive o in via di attivazione, ovvero il totale dell’offerta da qui ai prossimi anni, si possa derogare dal rispetto di alcuni fondamentali requisiti strutturali (letti per camera, superficie minima, dimensionamento), e questo determinerà ad esempio che per circa 1.800 posti (65% disabilità, 100% salute mentale, 50% anziani) potranno mantenersi anche camere a quattro letti. Servizi, questi, nei quali le persone potranno vivere per diversi decenni. Le sole comunità per minori, con disturbi neuropsichiatrici, servizi delicatissimi,  potranno arrivare ad avere anche 60 posti (40 posti residenziali + 20 diurni)».

«Se quelle indicate sono le questioni più evidenti – conclude la nota – altri punti ancora devono essere cambiati. Si pensi, ad esempio, alla mancanza di figure educative nei servizi per la disabilità intellettiva, alle modalità di accesso diversificate per servizi analoghi, all’indicazione di équipe per la valutazione e l’accesso in quelli rivolti a persone con demenza per le quali non è definita né la composizione, né l’organizzazione. E ancora, alla possibilità di ricovero di minori in servizi rivolti ad adulti e anziani o all’assenza di indicazioni – fondamentali nei servizi diurni – quali tempi di apertura. E va ricordata la fondamentale importanza, a tutela degli utenti, dei requisiti di autorizzazione, che sono vincolanti per tutti gli enti gestori, siano essi pubblici o privati». (S.B.)

*ANGSA Marche (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), ACLI Marche (Associazioni Cristiane lavoratori Italiani), UILDM Ancona (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), Gruppo Solidarietà, Confcooperative-Federsolidarità Marche, Federazione Pensionati ACLI Marche, Cooperativa Papa Giovanni XXIII di Ancona e Fondazione Paladini di Ancona.

La sottoscrizione della petizione lanciata dal Gruppo Solidarietà e dalle altre organizzazioni marchigiane, volta a far cambiare la proposta della Regione sui requisiti dei servizi sociosanitari, è ancora aperta: a questo link sono disponibili tutte le informazioni utili per aderirvi. Per ulteriori approfondimenti: grusol@grusol.it.

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