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Un atto amministrativo non può comprimere la Vita Indipendente

Protesta promossa da alcune Associazioni di persone con disabilità il 27 ottobre 2015 a Firenze, davanti alla sede della Regione Toscana

Una delle persone partecipanti alla protesta promossa da alcune Associazioni di persone con disabilità il 27 ottobre scorso a Firenze, davanti alla sede della Regione Toscana

«L’assistenza personale per la Vita Indipendente serve a ciascun disabile che ne necessita per esercitare i diritti e le libertà inviolabili sanciti dalla Costituzione. L’esercizio e il godimento di tali diritti non può essere compresso con atti amministrativi»: è questo il passaggio principale della nuova presa di posizione assunta in Toscana dalle stesse organizzazioni (AVI-Associazione Vita Indipendente, ATP-Associazione Toscana Paraplegici, Associazione Paraplegici Aretini, Associazione Vita Indipendente Bassa Val di Cecina e Centro Studi e Documentazione sull’Handicap di Pistoia, insieme a Habilia e all’Associazione Paraplegici Siena) che alla fine di ottobre, come avevamo riferito, avevano dato vita a una dura protesta a Firenze, contro la carenza generale di fondi per la Vita Indipendente, l’assoluta mancanza di essi dopo i 65 anni di età e gli eccessivi vincoli burocratici legati alle rendicontazioni delle spese sostenute.
Una presa di posizione, questa, che arriva dopo la diffusione, da parte della Regione Toscana, del nuovo Atto d’Indirizzo sulla Vita Indipendente, documento che secondo le organizzazioni citate, «non tiene in alcun conto delle richieste emerse nella nostra protesta del 27 ottobre, ribadite nell’incontro con l’assessore Saccardi del 12 novembre [Stefania Saccardi, assessore al Welfare e all’Integrazione Socio-Sanitaria della Regione Toscana, N.d.R.] e riepilogate in una successiva nostra comunicazione».

«Innanzitutto – si legge nella nota delle Associazioni – ribadiamo la necessità di un aumento consistente del fondo destinato al contributo per la Vita Indipendente. Ribadiamo inoltre la necessità che sia garantita la continuità dei progetti in essere».
Per quanto poi riguarda una serie di specifici punti contestati – per l’approfondimento dei quali rimandiamo al testo integrale delle osservazioni espresse – vi sono quelli relativi ai limiti d’età del contributo per la Vita Indipendente, la richiesta del modello ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), ritenuta «palesemente illegittima», e la verifica ogni tre anni da parte delle Unità di Valutazione Multidisciplinare (UVM) della permanenza delle condizioni e dei requisiti per ciascun utente, «ciò che significa tornare a rendere ancor più precaria la vita delle persone e anche una profonda ignoranza da parte della Regione della realtà della disabilità, perché le condizioni di disabilità degli utenti non migliorano nel corso degli anni».
E ancora, l’introduzione tra le spese rendicontabili di ausili tecnici e altre cose che secondo le Associazioni, «nulla hanno a che fare con l’assistenza personale per la Vita Indipendente», in modo tale da «stravolgere la natura del contributo e violare l’articolo 39 lettera l ter della Legge 104/92 – come modificato dalla Legge 162/98 – che prevede di “garantire il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell’autonomia personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita, non superabili mediante ausili tecnici”, tramite “le modalità di realizzazione di programmi di aiuto alla persona, gestiti in forma indiretta, anche mediante piani personalizzati per i soggetti che ne facciano richiesta”».
Viene infine espressa la richiesta di «eliminare immediatamente il divieto di assumere il coniuge come assistente personale». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: avitoscana@avitoscana.org.

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