Sono stati presentati recentemente a Palermo – presso la sede dell’ANFFAS locale (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – i risultati del progetto sperimentale denominato Il ruolo del supporto arte terapeutico nell’intervento con soggetti affetti da disturbo pervasivo dello sviluppo, realizzato dalla stessa ANFFAS del capoluogo siciliano, con il finanziamento della Fondazione Banco di Sicilia.
«I risultati – spiegano i responsabili dell’associazione – in base a metodologie innovative, hanno consentito di apprezzare, attraverso scale di misurazione elaborate per l’occasione, il cambiamento rispetto soprattutto alle “abilità sociali” dei partecipanti, in riferimento particolarmente al diminuire dell’ansia e dell’aggressività, all’aumento della collaborazione in vista di un “progetto comune” e del “rispetto delle regole”».
Cediamo dunque ben volentieri la parola alle coordinatrici dell’iniziativa, le arteterapeute Gabriella Cinà ed Ermenegilda Vietri.
Questo lavoro nasce da un’esperienza professionale, svolta presso l’ANFFAS di Palermo, dal giugno al dicembre del 2008 e se facciamo riferimento al fatto che, nell’approccio ai disturbi pervasivi dello sviluppo il primo problema è quello di impostare un intervento terapeutico integrato che tenga conto delle complesse esigenze, troviamo la ragion d’essere dell’intervento proposto.
In questa prospettiva l’arteterapia si offre come strumento proprio all’interno di un approccio multidisciplinare ed è definibile come l’uso terapeutico dell’arte, dell’espressione artistica e del processo creativo per promuovere l’integrazione psichica, emotiva, cognitiva, spirituale, la maturità affettiva e psicosociale, la qualità della vita della persona.
La ricerca si è sviluppata con la finalità di dimostrare una relazione tra le attività di tipo creativo con finalità ri-abilitativa e terapeutica (arteterapia) e l’incremento delle capacità cognitivo-relazionali nei soggetti con disturbi pervasivi dello sviluppo.
Ipotesi di ricerca
L’ipotesi di base dello studio è stata dunque quella di affiancare un supporto arteterapeutico alle terapie strutturate classiche nei soggetti affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo, cercando così di favorire un miglioramento delle loro abilità sociali nella vita quotidiana. Tale ipotesi è stata verificata attraverso un disegno di ricerca di tipo esplorativo, con finalità descrittive e non di generalizzazione del fenomeno nella popolazione.
Il campione era composto da dieci persone reclutate all’interno dell’ANFFAS di Palermo, con diagnosi di disturbo pervasivo dello sviluppo, in fascia di età compresa fra i 9-10 e 14-17 anni. Nel dettaglio, si trattava di cinque persone con disturbo autistico, una con sindrome di Asperger e quattro con disturbo pervasivo non altrimenti specificato (delle quali due ad alto funzionamento).
L’intervento arteterapeutico sul campione esplorativo ha avuto la finalità – attraverso un protocollo strutturato e una stimolazione tramite materiali artistici – di favorire l’apertura relazionale nei soggetti, migliorando la qualità e la quantità relazionale e agendo quindi sulle competenze sociali dei soggetti stessi.
Tempi e metodologia
Durante i sei mesi dello studio, si è utilizzato un approccio metodologico derivante dall’integrazione dei due modelli teorici di riferimento degli arteterapeuti facenti capo alle scuole di formazione ArTeA (Arteterapeuti Associati) e Art Therapy Italiana. Da qui la necessità di un codice condiviso che ha portato alla costruzione di un protocollo osservativo© specifico, frutto del sapere e del lavoro individuale su ciascun ragazzo all’interno del progetto ed espressione della necessità di assicurare efficacia all’intervento.
Le attività proposte – individuali e di piccolo gruppo – sono state attivate dopo una fase di screening con le famiglie attraverso la Vineland Adaptive Behavior Scale [VABS: ritenuta la migliore scala psicometrica che valuta il livello adattivo di un individuo, N.d.R.] e un art assessment [letteralmente una “valutazione del comportamento artistico”, N.d.R.] appositamente costruito.
Finalità
Per quanto riguarda le finalità della ricerca, quella principale – come già accennato – era di favorire l’apertura relazionale nei soggetti, migliorando la qualità e quantità relazionale e agendo quindi sulle competenze sociali dei soggetti stessi. Più nello specifico:
– favorire un miglioramento delle abilità sociali intervenendo sui comportamenti adattivi;
– migliorare le relazioni interpersonali e favorire la socializzazione;
– favorire l’emancipazione dal bi al tridimensionale come possibilità di sviluppo evolutivo;
– facilitare la gestione delle stereotipie comportamentali [comportamenti non autonomi all’interno di un gruppo, N.d.R.];
– facilitare il contatto con i propri bisogni;
– migliorare l’espressività motoria.
Risultati
La ricerca ha fornito la possibilità di porre in luce l’importanza del possibile utilizzo dell’arteterapia in questo specifico campo della disabilità. Infatti, i microcambiamenti ottenuti sono il frutto della rilevazione attraverso le griglie di osservazione.
Essenziale risulta essere l’attenzione non al prodotto, ma al processo che diviene elemento di connessione fra ragazzi, terapeuti e famiglie, tra mondo interno ed esterno.
Come detto, il nucleo dell’ipotesi di ricerca all’interno del progetto risiedeva nell’apertura di canali di comunicazione e nella possibilità di concepire lo strumento arteterapeutico come supporto efficace alle terapie convenzionali. In tal senso l’osservazione del percorso del campione ha permesso di monitorare le evoluzioni in aree quali la comunicazione, la motivazione, l’attenzione e il comportamento sociale attraverso griglie qualitative in fase iniziale, intermedia e finale.
*Arteterapeute.