La decisione di sistemare i “sampietrini” in Via del Corso a Roma non tiene conto di cosa significhi per noi disabili affrontare quelle vere e proprie “piste da cross” rappresentate dai blocchetti di porfido.
Nelle cicliche polemiche che accompagnano la scelta di confermare o addirittura garantire nuovi spazi all’installazione di sampietrini, non si fa mai menzione del parere delle persone con disabilità, una categoria di cittadini che vive la realtà dei selci come un vero e proprio calvario quotidiano.
L’opinione pubblica si appassiona e si intestardisce su dispute ideologiche tra “romantici” e “pragmatici”, parla di problemi per i tacchi delle signore o per la sospensione del motorino, dei costi più o meno elevati o dei risultati dei sondaggi, mentre per qualsiasi persona con disabilità un pavimento di sampietrini acuisce comunque i problemi, dall’equilibrio dei movimenti ai processi di invecchiamento dei supporti, a iniziare dalle carrozzine.
In conclusione: vorrei ricordare a chi tesse le lodi dei blocchetti di porfido che quando si lastricò Piazza San Pietro era il 1725, epoca in cui la questione delle “barriere architettoniche” non era ancora purtroppo entrata nei temi sociali, mentre oggi la civiltà non si dovrebbe misurare soltanto da auto, motorini e bus che hanno sostituito le vecchie carrozze, ma soprattutto dalla sensibilità verso le persone meno fortunate e le loro esigenze quotidiane.
*Responsabile dell’Ufficio Politiche della Disabilità dell’UGL (Unione Generale del Lavoro).
**O sanpietrini. Si tratta dei blocchetti di basalto utilizzati per la realizzazione del lastricato stradale di uso comune nel centro storico di Roma e in Piazza San Pietro per pavimentare strade o piazze.