Se il lavoro resta un miraggio

«Sarebbe troppo facile – scrive Enrico Lombardi – dare la colpa alla crisi, mentre in realtà sono decenni che il lavoro rappresenta un vero e proprio miraggio per le persone con disabilità, a causa, tra l’altro, della scarsa attenzione delle Istituzioni, dei pregiudizi delle imprese, del basso grado di istruzione e della poca formazione professionale dei diretti interessati»

Particolare di giovane uomo in carrozzina al lavoro al computerDa sempre il lavoro rappresenta uno dei traguardi più ambìti e difficili da raggiungere per le persone con disabilità. Una cosa preziosa proprio perché rara, come dimostrano eloquentemente le cifre. Infatti, secondo l’Istat, solo il 16% delle persone con limitazioni funzionali di età compresa fra i 15 e i 74 anni ha un’occupazione lavorativa, contro il 50% del totale della popolazione.
Si tratta di circa 300.000 individui. Di questi, un terzo (36,5%) è riuscito a trovare lavoro grazie all’aiuto di parenti, amici o conoscenti, il 22,9% lo ha fatto attraverso un concorso pubblico, l’11,5% tramite contatti avuti dal precedente lavoro (e quindi, di fatto, già lavoravano) e infine, soltanto l’11% ha trovato la propria occupazione attraverso un Centro Pubblico per l’Impiego.
Non può quindi stupire più di tanto la Sentenza emessa all’inizio di luglio dalla Corte di Giustizia Europea, con la quale è stato sancito il fatto che l’Italia «non ha adottato tutte le misure necessarie per garantire un adeguato inserimento professionale dei disabili nel mondo del lavoro». Il nostro Paese, quindi, è stato invitato «a porre rimedio a questa situazione al più presto» e se non lo farà, rischierà una consistente multa.

Sarebbe troppo facile – ma sicuramente ci sarà qualcuno che lo farà -, dare la colpa alla crisi. In realtà, sono decenni che il lavoro rappresenta un vero e proprio miraggio per i disabili, a causa, tra l’altro, della scarsa attenzione delle Istituzioni, dei pregiudizi delle imprese, del basso grado di istruzione e della poca formazione professionale dei diretti interessati.
Ovviamente, in questo particolare momento risulta difficile dare delle ricette per contrastare il fenomeno. I dati dell’Istat si riferiscono al 2011 e con tutta probabilità oggi la situazione, se possibile, è ancora più grave. Basti pensare alle difficoltà in cui si trovano le Cooperative di tipo B (inserimento lavorativo), in genere di piccole dimensioni e quindi più esposte ai morsi della crisi economica.

È quasi inutile ripetere quanto sia importante avere un impiego per una persona con disabilità. Il lavoro va ben oltre il mero sostentamento, che comunque rimane fondamentale. È proprio attraverso il lavoro che ci identifichiamo, riconosciamo noi stessi. Spesso, una volta finito il percorso scolastico, rappresenta l’unico contatto con il mondo al di fuori del contesto familiare. Tutte cose che sappiamo e che sentiamo dire da tanto, forse troppo tempo. Eppure il lavoro è ancora una merce rara, riservata a pochi eletti.

Il presente testo è già apparso in «DM» n. 180, periodico nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolari), con il titolo “Il lavoro resta un miraggio” e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione. Enrico Lombardi – già presidente nazionale della UILDM – è direttore editoriale di tale testata.

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