Una prospettiva internazionale sull’inclusione scolastica

Offrire una piattaforma utile a promuovere il dialogo e le buone pratiche tra i professionisti dell’educazione, impegnati nella costruzione di una scuola inclusiva, attraverso il contributo di numerosi autorevoli studiosi nazionali e internazionali del settore: è questo l’obiettivo del convegno intitolato “Bisogni Educativi Speciali e Pratiche Inclusive. Una prospettiva internazionale”, promosso per il 23 e 24 ottobre dall’Università di Bergamo

Alunna con disabilità in aula affollata«La scuola attuale – si legge nella presentazione del convegno internazionale Bisogni Educativi Speciali e Pratiche Inclusive. Una prospettiva internazionale, promosso dal Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo per il 23 e 24 ottobre (Auditorium del Liceo Mascheroni, Via Borgo Santa Caterina, 13, Bergamo) – è un contesto di apprendimento in rapida evoluzione. Continuare a guardare agli studenti come una popolazione omogenea non è più possibile, poiché la diversità – in termini di cultura, lingua, genere, organizzazione familiare, stili di apprendimento – rappresenta ormai una caratteristica intrinseca di ogni scuola e una sfida fondamentale per l’educazione. Il dibattito sui Bisogni Educativi Speciali (BES) riflette in gran parte questa sfida».
«Interrogarsi dunque su come sia possibile lavorare nella scuola – prosegue la presentazione – implica un’attenta riflessione su ciò che consideriamo “normale” e “speciale”. Attualmente l’intervento educativo indirizzato ai BES è modellato prevalentemente su una visione del bisogno come deficit che si trova “dentro” l’alunno, e viene dato scarso rilievo invece al ruolo dell’ambiente di apprendimento. L’attenzione si concentra infatti molto più sull’alunno che sull’insieme della classe, e sugli aspetti cognitivi e tecnici anziché sulle dimensioni affettive, socio-culturali e di comunità proprie del contesto d’apprendimento. È bene ricordare, in questo senso, che gli studenti non sono “problemi da risolvere”: essi sono semmai la soluzione. Guardare agli studenti e ai loro bisogni come “voci segrete” che meritano di essere ascoltate rende possibile adottare un approccio trasformativo, che ravvisa nelle differenze lo stimolo per lo sviluppo di pratiche educative a beneficio di tutti gli alunni e dell’intera comunità scolastica. È in questa direzione che la scuola può diventare un’organizzazione inclusiva e “in movimento”».

Avvalendosi dunque della partecipazione di numerosi, autorevoli esponenti accademici, alcuni dei quali provenienti dall’estero (Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Svezia, Norvegia, Finlandia) e articolandosi su sessioni plenarie, sessioni parallele, presentazioni di poster ed eventi speciali, come la presentazione da parte di Tony Booth dell’Università di Cambridge (Gran Bretagna) del Nuovo Index per l’inclusione. Percorsi di apprendimento e partecipazione a scuola, strumento ideato dal CSIE (Centre for Studies on Inclusive Education) e curato dallo stesso Booth insieme a Mel Ainscow (edizione italiana a cura di Fabio Dovigo), la due giorni di Bergamo si propone di offrire una piattaforma utile a promuovere il dialogo e le buone pratiche tra i professionisti dell’educazione, impegnati nella costruzione di una scuola inclusiva. (S.B.)

Nel sito del convegno è disponibile il programma completo. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: inclusion@unibg.it.

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