La didattica inclusiva è possibile

«Più aumenterà la consapevolezza delle differenze individuali tra gli alunni, più sarà chiara la percezione dell’inadeguatezza di una didattica standard, rigorosamente uguale per tutti»: così Dario Ianes, docente di Pedagogia Speciale all’Università di Bolzano, in occasione della Giornata Mondiale degli Insegnanti di oggi, 5 ottobre, e in preparazione del decimo convegno internazionale “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale”, in programma a Rimini, dal 13 al 15 novembre, a cura del Centro Studi Erickson

Aula di scuolaPiù di 7 milioni e 800 mila studenti sui banchi, di cui oltre 746.000 stranieri e 217.000 con disabilità. E un organico di oltre 751.000 docenti, di cui circa 120.000 per il sostegno. Sono i dati diffusi dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca sull’anno scolastico appena iniziato.
Su queste cifre riflette oggi, 5 ottobre – che è la Giornata Mondiale degli Insegnanti*Dario Ianes, docente di Pedagogia Speciale presso l’Università di Bolzano e cofondatore delle Edizioni Centro Studi Erickson, su come promuovere una scuola realmente inclusiva, dove le differenze non siano solo accolte, ma anche stimolate, valorizzate, utilizzate nelle attività quotidiane, per lavorare insieme e crescere come singoli e come gruppo.

Professor Ianes, quando gli insegnanti descrivono le loro classi, spesso si esprimono così: «Quest’anno ho tre BES, due DSA e un 104…» [BES e DSA stanno rispettivamente per Bisogni Educativi Speciali e Disturbi Specifici dell’Apprendimento; 104 è riferito alla legge Quadro 104/92 sulla disabilità, N.,d.R.]. Cercare e valorizzare le differenze negli alunni è una faticosa scelta di civiltà, di cultura e di politica di cui si parla e discute spesso… ma in concreto come possono gli insegnanti affrontare, ogni giorno, le differenze che caratterizzano i loro alunni?
«Credo che il tema delle differenze tra gli alunni si dovrebbe affrontare a diversi livelli. A un primo livello è importante capire se alunni diversi hanno modalità differenti di sviluppare quei processi che li porteranno a dei risultati simili, congruenti con le aspettative. Per esempio: stili cognitivi, velocità, o modalità differenti di lavoro, ma anche motivazioni, emozioni, auto-percezioni diverse.
La didattica inclusiva si fonda su questo primo caposaldo: cercare, trovare, comprendere, utilizzare, valorizzare e celebrare tutte le differenze individuali. Quelle innocue e quelle scomode.
Il secondo caposaldo della didattica inclusiva è la differenziazione delle attività didattiche: in uno stesso momento alunni diversi fanno cose diverse, anche tutti gli alunni e anche cose molto diverse, addirittura in luoghi diversi. Le nostre classi inclusive devono somigliare a una “barca da regata”, dove ogni membro dell’equipaggio svolge un ruolo diverso, ma tutti sono necessari a raggiungere l’obiettivo comune».

Ad esempio, quale può essere un obiettivo comune di questa “barca da regata” cui dovrebbe assomigliare sempre più una classe inclusiva di qualità?
«Un obiettivo comune può essere progettare e realizzare la gita di istruzione oppure imparare a eseguire con padronanza divisioni a due cifre: in entrambi i casi possiamo realizzare possibilità di apprendimento e partecipazione differenziate più o meno creative. Anche nel caso delle divisioni, con stazioni di lavoro che stimolano processi di apprendimento con modalità o difficoltà diverse, che l’alunno percorrerà in funzione del suo personale percorso, fatto di tempi, modi e complessità diverse».

Quindi, riprendendo la metafora della navigazione, nella didattica inclusiva l’alunno ha un ruolo attivo e l’insegnante agisce come “skipper”…
«Sì, esatto. In una didattica inclusiva tutti gli alunni hanno una destinazione che li attende e a cui vogliono arrivare insieme. E ciascuno ha, responsabilmente, un suo personale ruolo e obiettivo, che lo attende ogni mattina, un timone da imparare a manovrare dolcemente o una vela da saper piegare in pochi secondi, prima che cada in mare.
L’insegnante/“skipper” vede tutto e tutti, ma dà sempre più autonomia e deve riuscire anche a scendere in cabina a fare un pisolino… Un vero “skipper”/insegnante fa navigare l’equipaggio e sarà felice quando, di notte, qualcuno dei suoi allievi si sveglierà un minuto prima di lui, sentendo il vento cambiare.
In conclusione si può dire che più aumenterà la consapevolezza delle differenze individuali tra gli alunni, più sarà chiara la percezione dell’inadeguatezza di una didattica standard, rigorosamente uguale per tutti».

Un tema decisamente “caldo”, quest’ultimo, che sarà al centro della decima edizione del convegno internazionale La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale, in programma a Rimini dal 13 al 15 novembre e del quale avremo certamente occasione di riferire ancora nelle prossime settimane.
Segnaliamo, infine, anche il webinar (seminario online) gratuito in diretta, che nel pomeriggio di oggi, 5 ottobre, a partire dalle 17.30, sarà condotto da Dario Ianes, sul tema Una didattica inclusiva attraverso l’analisi della compresenza didattica. (A.F.)

*Istituita dall’Unesco, la Giornata Mondiale degli Insegnanti del 5 ottobre è dedicata quest’anno al tema della “parità di genere”.

Docente di Pedagogia Speciale presso l’Università di Bolzano.

Per ulteriori informazioni e apporofondimenti: ufficiostampa@erickson.it (Anna Fogarolo; Laura Pulici).

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