Il sorriso di quei tre subacquei

Misurandosi in un’immersione al limite tra la subacquea tecnica e la subacquea ricreativa, considerata non alla portata di tutti, come quella verso il relitto della petroliera “Haven”, Massimo, Claudio e Sergio, tre subacquei esperti con disabilità importanti (paraplegia, tetraparesi spastica e cecità), hanno dimostrato che con una responsabile consapevolezza, il metodo adatto, la preparazione adeguata, tanto allenamento e i giusti compagni, anche le imprese più difficili possono trasformarsi in traguardi accessibili. E alla fine il loro sorriso ha illuminato la banchina…

"Haven per Tutti", 9 ottobre 2016, Massimo, Claudio e Sergio

Massimo, Claudio e Sergio, dopo la loro riuscita immersione a 40 metri di profondità, verso il relitto della “Haven”

Haven per Tutti – 2 ottobre 2016: così recitava la scritta ricamata sulla schiena delle magliette indossate per l’occasione dallo staff di DDI Italy: nella subacquea, però, è sempre il mare – e le sue condizioni – a dire l’ultima parola. Per questo motivo, dunque, l’evento organizzato da DDI Italy*, con il supporto di grandi nomi della subacquea tecnica italiana, come Aldo Ferrucci e Andrea Bada, e che ha visto la partecipazione dell’azienda Mares e la presenza fisica della rete europea di subacquei DAN (Divers Alert Network), per la raccolta di importanti dati scientifici, ha avuto invece luogo domenica 9 ottobre [se ne legga anche la nostra presentazione, N.d.R.].

La superpetroliera da tutti chiamata semplicemente Haven, al registro nautico Amoco Milford Haven (AMH), affondata nel 1991 al largo di Arenzano (Genova), dopo un rogo durato giorni, giace oggi più o meno a tre miglia dalla costa ligure, poggiata su un fondale sabbioso di circa 80 metri. La “signora di Arenzano” è un gigante di ferro, senza dubbio il più grande relitto visitabile del Mediterraneo, uno dei più belli e mèta fra le più àmbite dai subacquei esperti di tutto il mondo.
Si tratta in effetti di un’immersione considerata impegnativa, al limite estremo fra subacquea tecnica e subacquea ricreativa. Un tuffo che richiede doti di esperienza e capacità non comuni. Per affrontarla sono richieste certificazioni e brevetti che prevedono percorsi specifici di avvicinamento, di preparazione alla profondità e alla discesa, senza riferimenti precisi, seguendo una cima che sparisce nel “blu” a perdita d’occhio.

"Haven per Tutti", 9 ottobre 2016

L’arrivo del gruppo di subacquei presso il relitto della “Haven”

Si parla insomma di un’immersione che dagli addetti ai lavori non è considerata alla portata di tutti. Ed è proprio questo che con l’evento del 9 ottobre DDI Italy è riuscita a dimostrare: che spesso i veri limiti, le barriere più difficili da superare, non sono le condizioni di disabilità in sé, ma quel mix di timori, pregiudizi e ignoranza comune, che finiscono per escludere dall’opportunità di partecipazione le persone che la disabilità invece la vivono ogni giorno, sulla propria pelle.
Per DDI Italy, quindi, Haven per Tutti non è stato semplicemente uno slogan d’effetto, ma l’affermazione che con una responsabile consapevolezza, il metodo adatto, la preparazione adeguata, tanto allenamento e i giusti compagni, le imprese più difficili possono trasformarsi in traguardi accessibili. Perché non è la presenza di una qualsiasi condizione di disabilità, quanto piuttosto l’inadeguatezza della propria preparazione a rendere pericolose le immersioni di questo, come di qualsiasi altro tipo.

Assistiti quindi dallo staff di professionisti specializzati di DDI Italy e confortati dall’impeccabile supporto logistico offerto dal Diving TechDive di Andrea Bada, in una giornata dal valore “storico”, Massimo, Claudio e Sergio, tre subacquei esperti con altrettante disabilità importanti (paraplegia, tetraparesi spastica e cecità), hanno compiuto un’impresa unica nel suo genere, documentata a beneficio di tutti dalle meravigliose immagini riprese in acqua da Aldo Ferrucci.
Finita poi l’immersione, rientrando con il potente gommone, un raggio di sole riflesso dal sorriso dei tre sub ha illuminato la banchina e scaldato il cuore di chi per caso, per curiosità o per preciso ruolo ha partecipato fisicamente o semplicemente aspettava in porto. (Serena Tognon)

*DDI Italy è la componente nazionale di DDI (Disabled Divers International), organizzazione non profit internazionale impegnata nella formazione alle discipline subacquee per persone con disabilità.

Per ulteriori informazioni o approfondimenti: info@ddivers.it.

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