La matematica e i non vedenti: ora il sogno è davvero realtà

Fino a poco tempo fa l’accessibilità autonoma ai testi matematici, da parte di una persona non vedente, era decisamente un sogno. Poi, alcuni anni fa, è partita una ricerca, presso l’Università di Torino, che dopo vari studi, ha portato nei giorni scorsi all’inaugurazione, presso il Dipartimento di Matematica dell’Ateneo torinese, del Laboratorio Sergio Polin per la Ricerca e la Sperimentazione di Nuove Tecnologie Assistive per le STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). E così quel sogno è diventato finalmente realtà

Ingresso del Laboratorio Sergio Polin all'Università di Torino

L’ingresso del Laboratorio Sergio Polin per la Ricerca e la Sperimentazione di Nuove Tecnologie Assistive per le STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), inaugurato all’Università di Torino

Da quando, ormai cinquant’anni fa, perdendo la vista ho avuto bisogno di strumenti per avvicinarmi alla matematica da non vedente, ho avuto un sogno: capire come fare per trovare il modo di rendere più agevole l’approccio all’aritmetica e, soprattutto, quello alle espressioni algebriche.
Chi non vede, o comunque non è in grado di rileggere ciò che scrive, nell’“operare con i numeri” – dalle quattro operazioni alle  espressioni, fino alle equazioni – è limitato dagli strumenti che è costretto ad usare. In estrema sintesi: per le quattro operazioni  i bambini non vedenti usano il cubaritmo, uno strumento nelle cui caselle si inseriscono dei cubetti che hanno sulle singole facce un  segno in rilievo indicante un numero in Braille; questo numero, però, è molto instabile e deve essere toccato molto delicatamente, perché diversamente tende ad uscire dalla propria sede. Per svolgere invece un’espressione o un’equazione in Braille, poiché per leggere ciò che si è scritto occorre togliere il foglio dalla tavoletta e voltarlo davanti/dietro, ad ogni passaggio sarà necessario girare il foglio, per rendere leggibile quanto scritto e poter procedere nello svolgimento. Le cose si complicano ulteriormente, quando si arriva alle espressioni/equazioni con potenze, radici e frazioni, perché, come si sa, il Braille consente di scrivere su una sola riga e i caratteri hanno una dimensione fissa; quindi sono necessari dei segni per indicare le potenze, piuttosto che le radici e/o la linea di frazione, rendendo il testo estremamente complesso da interpretare, oltreché lungo da scrivere.

Senza scendere in ulteriori particolari, da queste poche note si capisce quali siano i limiti imposti allo studente con grave disabilità visiva nello studio della matematica: nemmeno gli OCR [sistemi di riconoscimento ottico, N..R.] che permettono di scansionare un testo per renderlo accessibile a chi non vede, riescono a rendere accessibili i testi delle espressioni e delle equazioni. Quello dell’accessibilità ai testi matematici restava dunque un sogno.
Alcuni anni fa, poi un docente di scuola media ideò un sofware, il Lamda, che permetteva di digitare le espressioni in modo che queste, tramite PC, potessero essere lette e svolte dallo studente non vedente. Questo metodo richiedeva però l’intervento di un operatore che predisponesse il testo copiandolo dal “nero” nel sistema Lamda e pur non essendo questo lavoro particolarmente complesso e gravoso nella scuola secondaria di primo grado, lo diventava sempre di più nel prosieguo degli studi.

Fu proprio per aiutare due studenti di scuola superiore del Cuneese ad accedere ai loro testi dei libri di matematica che nel 2012 la professoressa Anna Capietto fu coinvolta in tali  questioni ed è da qui che partì la sua ricerca con un obiettivo: trovare il sistema perché il non vedente potesse accedere ai testi matematici in modo autonomo.
Da quella prima sperimentazione, dopo anni di ricerche, è nato, presso il Dipartimento di Matematica Giuseppe Peano dell’Università di Torino, il Laboratorio Sergio Polin per la Ricerca e la Sperimentazione di Nuove Tecnologie Assistive per le STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e quello che fino a poco tempo fa era sogno, è diventato realtà il 20 novembre scorso, con l’inaugurazione del Centro da parte di Giammaria  Ajani, Magnifico Rettore dell’Ateneo torinese, in un’affollatissima Aula Magna del Dipartimento di Matematica.
L’intitolazione a Sergio Polin, giovane non vedente prematuramente scomparso a causa di un incidente, è stato il riconoscimento dell’Università di Torino a colui che volontariamente per primo nel 2012 si affiancò alla professoressa Capietto, dando di fatto l’avvio a quel cammino che nei giorni scorsi ha raggiunto un traguardo importante.

Il Laboratorio Polin, dunque, è un organismo del Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino istituito ufficialmente nella primavera di quest’anno, ma, come sopra detto, le sue attività sono iniziate nel 2012 nell’àmbito del settore scientifico-tecnologico del Progetto di ricerca per l’individuazione, l’utilizzo, la diffusione e lo sviluppo di nuove tecnologie per favorire la partecipazione attiva agli studi universitari da parte di giovani con disabilità e DSA, nell’ottica dei principi dell’accessibilità universale, della personalizzazione didattica e dell’inclusione, coordinato dalla citata Anna Capietto, docente di Analisi Matematica e referente per la Disabilità nel Dipartimento di Matematica, e dalla professoressa Marisa Pavone, docente di Didattica e Pedagogia Speciale presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, oltreché delegata del Rettore per la Disabilità nell’Università di Torino.

Inaugurazione del Laboratorio Sergio Polin, Università di Torino, 20 novembre 2018

Un momento dell’inaugurazione del Laboratorio Sergio Polin

Le attività scientifico-tecnologiche del progetto si svolgono, sotto la responsabilità di Capietto, con il sottotitolo Per una matematica accessibile e inclusiva. Il progetto è stato avviato nell’àmbito di una convenzione biennale, siglata nel 2013 tra l’Università di Torino e l’IRIFOR, l’Istituto di Ricerca, Formazione e Riabilitazione dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). Esso si è venuto poi realizzando con  successivi contributi economici della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, della Fondazione Specchio dei Tempi («La Stampa», Torino), della Fondazione Università Popolare di Torino, dei LeoClub di Biella e Torino e della Società Reale Mutua Assicurazioni.
Il gruppo di progetto, membro del Laboratorio AsTech del CINI (Consorzio Italiano Nazionale per l’Informatica), è attualmente costituito da venti persone. Ne fanno parte tre docenti e un tecnico della ricerca in servizio presso il Dipartimento di Matematica e il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino, due assegnisti di ricerca e due borsisti di ricerca del medesimo Ateneo, una docente dell’Università di Catania, un borsista post-dottorato dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, una dottoranda in Matematica dell’Università di Torino, due insegnanti di scuola secondaria, cinque dipendenti di enti e aziende esterni all’Università di Torino, una studentessa dell’Università di Trento e uno studente del Politecnico di Torino. Tra questi, solo due assegnisti e due borsisti sono stipendiati a tempo pieno per le attività del progetto; gli altri, tra i quali sette sono persone con disabilità visiva, operano tutti a titolo di volontariato.

Il Laboratorio Polin prende origine dalla necessità della diffusione e dell’utilizzo delle nuove tecnologie per l’accesso agli studi universitari, anche scientifici, da parte di giovani con disabilità (sia motoria che sensoriale). Relativamente alle disabilità visive, le tecnologie assistive (screen reader, barre Braille) forniscono infatti buone prestazioni solamente in presenza di testi letterari, essendo in grado di trattare adeguatamente solo strutture in linea.
Il Laboratorio si occupa, come detto, anche di disabilità motorie (arti superiori) e di supporto agli studi universitari per studenti con disturbi dello spettro autistico e DSA (disturbi specifici di apprendimento). «Ritengo che la specificità caratterizzante il progetto – sottolinea Anna Capietto – sia la confluenza di due temi. Da un lato, la formazione matematica di numerosi membri del gruppo di progetto ha permesso di operare con rigore, esigenza, coraggio e onestà intellettuale. Dall’altro, abbiamo fin da subito posto l’accento sulla condivisione: le nostre ricerche, infatti, sono motivate, effettuate e testate grazie al fondamentale apporto di persone con disabilità visiva. In tal senso riteniamo che i nostri collaboratori con disabilità visiva abbiano, tra gli altri, lo scopo importantissimo di rappresentare un “traino” per tutti coloro che, dovendo affrontare la medesima condizione, non hanno avuto la possibilità di conoscere e utilizzare le moderne tecnologie assistive al fine di migliorarne la vita scolastica, lavorativa e non solo, dando esempio concreto della tanto utilizzata parola “inclusione”».

Le attività del Centro, e in particolare quelle a favore delle persone con disabilità visiva, si possono così sintetizzare: promuovere la ricerca e la diffusione delle nuove tecnologie per l’accesso agli studi universitari; effettuare il servizio di trascrizione di testi universitari (e, su richiesta, di testi scolastici) in formato accessibile; diffondere nella scuola il tema del supporto agli studi di allievi con disabilità visiva mediante l’uso delle nuove tecnologie; sensibilizzare il mondo del lavoro sull’assunzione di laureati con disabilità forniti di un’elevata qualificazione.
Esse si suddividono in: attività di ricerca pura; attività che riguardano la sperimentazione e l’ottimizzazione di tecnologie assistive; attività di disseminazione dei risultati sul territorio.
Tralasciando qui la ricerca pura, un importante filone di ricerca riguarda il linguaggio LaTeX quale mezzo per leggere e scrivere in maniera accessibile testi contenenti formule. In particolare, il gruppo di ricerca ha realizzato il pacchetto LaTeX Axessibility, volto alla creazione di documenti accessibili in formato .pdf con contenuto matematico. Tale risultato rappresenta senza dubbio una notevole innovazione in tema di accesso a testi contenenti formule.
In merito poi alla sperimentazione e ottimizzazione di tecnologie assistive, il gruppo di progetto si occupa della trascrizione di testi contenenti formule, tabelle e grafici in formato accessibile a persone cieche e ipovedenti mediante la sintesi vocale e/o il display Braille. Si sta esaminando anche il tema dell’accessibilità di test d’ingresso e piattaforme del tipo Moodle 2 e sono oggetto di studio e sperimentazione soluzioni in ambiente Windows, Apple e Linux. E ancora, vengono svolte attività di consulenza su tali temi per gli Uffici Disabili di altre Università.
Il gruppo, infine, è impegnato anche sul  tema dell’inserimento lavorativo, rispetto al quale è in corso dal 2014 il Progetto DAPARI (Disabilità in Azienda, Professionalità Avanzata, Ricerca e Integrazione), per l’inserimento di persone con disabilità visiva in attività professionali al di fuori delle professioni “tipiche”.

I risultati della ricerca, va ricordato in conclusione, sono stati  via, via presentati in diversi convegni, e in particolare nel mese di luglio scorso in Austria, all’importante Conferenza Internazionale sull’impiego dell’informatica a sostegno di chi ha particolari necessità.

Pedagogista esperto in Scienze Tiflologiche, già direttore centrale dell’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI-Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e attuale direttore dell’IRIFOR Piemonte (paschetta.luciano@gmail.com).

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