Quell’esoscheletro destinato ad ampliare i confini della riabilitazione

Grazie a un “esoscheletro antropomorfo”, dispositivo di elevato contenuto tecnologico, utilizzato prevalentemente per permettere il cammino a persone con lesioni midollari, lo spettro della riabilitazione classica potrebbe ampliarsi notevolmente, migliorando le abilità motorie delle persone e garantendo loro una qualità di vita sempre più elevata. Questa possibilità è iscritta in uno studio multicentrico, promosso e coordinato dall’Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna, che avrà nell’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola il principale centro di sperimentazione “quantitativa”

Sperimentazione dell'esoscheletro antropomorfo su persona con lesione midollare

Sperimentazione dell’esoscheletro antropomorfo su persona con lesione midollare

Grazie a un “esoscheletro antropomorfo”, dispositivo dall’elevato contenuto tecnologico utilizzato prevalentemente per permettere il cammino alle persone con lesioni midollari, lo spettro della riabilitazione classica potrebbe ampliarsi significativamente. In generale, l’obiettivo è quello di migliorare le abilità motorie delle persone, garantendo loro una qualità di vita sempre più elevata.

Questa possibilità è iscritta in uno studio multicentrico, promosso e coordinato dall’Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna, che avrà nell’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola – la nota struttura specializzata per la riabilitazione delle persone con lesione midollare e/o con grave cerebrolesione acquisita – il centro di sperimentazione “quantitativa” principale, fattispecie che sottintende al tempo stesso un patrimonio di competenza ed esperienze particolarmente elevato.
Le ragioni di questa indagine sono presto dette: finora gli studi hanno appurato la sicurezza dell’esoscheletro antropomorfo, mentre altri sono in corso per la valutazione delle performance funzionali nell’ottica di migliorare il cammino e le performance motorie in generale. Allo stesso modo, però, poco è noto circa le modulazioni, in termini di plasticità corticale, che tali apparecchi possano indurre, in termini di variazioni anatomo-funzionali, a livello del sistema nervoso centrale. Lo studio comparerà dunque la tecnica riabilitativa classica del cammino – da sola o unitamente all’uso di un esoscheletro di nuova generazione – e i risultati contribuiranno a individuare protocolli riabilitativi ottimizzati per il miglioramento della performance dei pazienti, favorendone una migliore autonomia nelle attività quotidiane.

Nelle disponibilità di Montecatone e anche degli altri Centri coinvolti nello studio – il San Camillo di Venezia e il Santa Lucia di Roma – il dispositivo consente alle persone neurolese, sotto indicazione medica e supervisione del fisioterapista esperto, di mantenere la stazione eretta e di muoversi correttamente sul suolo, gestendo da sole il proprio peso corporeo, appoggiandosi con le braccia a un appoggio mobile. Esso permette l’effettuazione di movimenti degli arti inferiori tramite motori a batteria ricaricabile, in sostituzione delle funzioni neuromuscolari, e la camminata è ottenuta attraverso sensori che rilevano il peso spostato e innescano i singoli passi. Il sistema è controllato da una centralina computerizzata alloggiata, assieme alle batterie, nello zaino rigido indossato sul dorso del paziente. La programmazione e il monitoraggio dei parametri avvengono infine attraverso il display del controller portatile, collegato via cavo all’esoscheletro.
Va detto anche che l’apparecchiatura consente al paziente di deambulare in sicurezza già nel corso delle prime sessioni, attraverso un sistema di programmazione graduale che facilita la progressione dell’apprendimento, ma il fisioterapista deve sempre assistere la persona durante la seduta riabilitativa.

Per lo studio verranno arruolate una quarantina di persone e la fase strettamente operativa avrà una durata di diciotto mesi. Il progetto – finanziato dal Ministero della Salute nell’àmbito del Bando Ricerca Finalizzata 2018 – , rientra in una collaborazione sempre più stretta tra l’Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna e Montecatone, che riguarderà in modo crescente la condivisione di competenze e attività nel quadro della neurologia, della neuroriabilitazione per le gravi cerebrolesioni e del neuroimaging*. (V.C.)

*Il neuroimaging funzionale (dall’inglese Functional Neuroimaging) è l’utilizzo di tecnologie di neuroimmagine in grado di misurare il metabolismo cerebrale, al fine di analizzare e studiare la relazione tra l’attività di determinate aree cerebrali e specifiche funzioni cerebrali.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa Montecatone (Vito Colamarino), vito.colamarino@montecatone.com.

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