Reiscrizione degli alunni con disabilità: ritorno sul “luogo del delitto”

«Questa non è una norma di favore per gli alunni e le alunne con disabilità, ma una discriminazione di fatto e di immagine, oltreché una violazione di più punti della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità»: lo scrive Salvatore Nocera, a proposito di un emendamento proposto alla Camera, in fase di conversione del Decreto Legge 52/21, il quale stabilisce, analogamente a un provvedimento già duramente contestato da più parti lo scorso anno, che gli alunni con disabilità possano, a differenza dei compagni senza disabilità, essere tutti bocciati su richiesta delle famiglie

Alunno con disabilità in carrozzinaPurtroppo anche quest’anno il senatore Davide Faraone, già fattosi notare lo scorso anno per l’emendamento proposto e fatto approvare nella conversione in Legge (41/20) al Decreto Legge 22/20, con il quale si stabiliva che gli alunni e le alunne con disabilità potessero, a differenza dei compagni senza disabilità, essere tutti bocciati su richiesta delle famiglie, è stato riproposto anche quest’anno, non più direttamente, ma da un altro deputato  del medesimo partito, Marco Di Maio (Proposta emendativa n. 3.5, riferita all’Atto della Camera n. 3045, per la conversione in Legge del Decreto Legge n. 52/21 del 22 aprile 2021, articolo 3, comma 4) [dell’emendamento approvato lo scorso anno si legga ampiamente su queste stesse pagine a questo link, N.d.R.].

Ovviamente i proponenti diranno che non è vero che siano le famiglie a decidere, perché anche quest’anno, come già nel 2020, si stabilisce che sia il Dirigente Scolastico (Preside) a poter disporre la reiscrizione dell’alunno/a alla stessa classe, su richiesta della famiglia e sentito il Consiglio di Classe. E tuttavia non vi è chi non veda come, con una norma a loro favore, le famiglie possano fare una pressione irresistibile sulla volontà dei Presidi e dei docenti affinché la loro richiesta venga accolta. E d’altra parte lo stesso senatore Faraone non fece mistero di questo, lo scorso anno, quando dichiarò in un’intervista che questo emendamento «è stato presentato per accogliere una pressante richiesta delle famiglie, a causa dell’impossibilità dei loro figli di raggiungere gli obiettivi del loro PEI [Piano Educativo Individualizzato, N.d.R.], a causa della pandemia e dell’inutilità della didattica a distanza per i loro figli».
A nulla valse, lo scorso anno, avere sostenuto, da parte delle Federazioni di Associazioni delle persone con disabilità, e specie da parte della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che non tutti gli alunni con disabilità erano stati impossibilitati a utilizzare la didattica a distanza, e anzi che tutti avevano avuto, anche nelle cosiddette “Zone Rosse”, il diritto di partecipare in presenza “in situazione di effettiva inclusione”, con un gruppetto di compagni che lo desideravano e che potevano alternarsi di giorno in giorno, come stabilito in tutti i Decreti del Presidente del Consiglio (DPCM) e nella stessa Legge 41/20. Né a qualcosa è valso che per quest’anno vi siano state norme che hanno ribadito tale diritto di frequenza in presenza anche nelle “Zone Rosse”, quale, ad esempio, la Nota Ministeriale n. 1990 del 5 novembre 2020, nonché la successiva Nota Ministeriale n. 662 del 12 marzo di quest’anno. A nulla, infine, è servito far presente che anche quest’anno il Ministero ha predisposto un piano estivo di recuperi e attività, tali da colmare anche sino al primo quadrimestre del prossimo anno le lacune che eventualmente si siano verificate a causa delle difficoltà di frequenza o di svolgimento dei programmi durante la pandemia.
I proponenti dell’emendamento sono stati irremovibili nel pretendere ciò che essi ritengono una grande norma di favore per gli alunni e le alunne con disabilità, discriminati a causa della pandemia.

Invero la discriminazione l’ha compiuta – forse inconsapevolmente lo scorso anno – il senatore Faraone e la stanno ricompiendo quest’anno – consapevolmente – quanti sostengono tale emendamento. E la discriminazione è costituita dal fatto che tutti gli alunni e le alunne con disabilità sono considerati talmente fragili da non riuscire né ad approfittare delle norme speciali relative alla frequenza in presenza anche nelle “Zone Rosse”, né a saper fruire dei corsi di recupero predisposti per tutti.
Si tratta di una discriminazione non solo di fatto, ma anche di immagine, poiché l’opinione pubblica vedrà in questa norma apparentemente di favore un rinforzo della convinzione che le persone con disabilità sono sempre tutte talmente deboli, tanto da necessitare di agevolazioni ovunque, se vogliono continuare a vivere nella società.
Ed è anche una palese violazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, operata dai Parlamentari che hanno imposto alla maggioranza di governo sottoscrivere questo vero e proprio oltraggio all’immagine delle persone con disabilità, perché la Convenzione, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09, stabilisce in tutte le sue norme che le persone con disabilità hanno diritto alle «pari opportunità» e alla «non discriminazione» rispetto alle persone senza disabilità.
Inoltre, la violazione della Convenzione è determinata dal fatto che questi Parlamentari hanno sentito solo alcuni genitori, e in particolari madri, estremamente protettivi e non le organizzazioni delle persone con disabilità maggiormente rappresentative, prima di adottare tale decisione, come espressamente previsto dalla Convenzione stessa, pena l’illegittimità di tali norme.
Invece il Ministero dell’Istruzione ha sempre riconosciuto tali pari opportunità, sia con le norme precedentemente citate, sia con l’Ordinanza n. 134 del 9 ottobre 2020, con la quale si era stabilito che le persone con disabilità non possono dirsi “fragili” per il solo fatto di essere con disabilità, ma, se vogliono avvalersi di determinate agevolazioni, quale ad esempio l’istruzione a domicilio, debbono produrre un certificato medico, convalidato dal Dipartimento di Prevenzione della propria ASL, circa la sussistenza di insufficienze immunitarie o malattie tali da renderne pericolosa la presenza a scuola.

A questo punto sicuramente le Associazioni e le Federazioni di persone con disabilità prenderanno posizione rispetto a questa norma regressiva, sbandierata come “progressista” dai sostenitori parlamentari e non di essa. Sicuramente tali organizzazioni faranno presente che la ripetenza per legge, oltre che violare la funzione esclusiva di valutazione degli alunni, riservata costituzionalmente ai docenti delle singole classi, non tiene conto delle norme che le stesse organizzazioni hanno fatto approvare sul “progetto di vita individuale” delle persone con disabilità, introdotto dall’articolo 14 della Legge 328/00 (Legge quadro di riforma dell’assistenza sociale), ripreso dall’articolo 6 del Decreto Legislativo 66/17 sull’inclusione scolastica.
Invece di trattenere in parcheggio inutilmente i soli alunni e alunne con disabilità con la ripetenza per legge, le famiglie possono pretendere per legge che il Sindaco del loro Comune convochi una Conferenza dei Servizi alla quale partecipino la persona con disabilità, la sua famiglia, un docente della scuola frequentata, gli operatori sociosanitari che seguono il caso e tutti gli altri soggetti pubblici, privati e del Terzo Settore che debbono per legge o possono offrire risorse umane e materiali, allo scopo di formulare un progetto di vita che garantisca la migliore qualità possibile per gli alunni e gli adulti con disabilità. Questo sì che sarebbe un percorso realmente promozionale e non la stanca ripetizione di un espediente di scarsa portata, quale quello della ripetenza, per giunta reiterata.

L’Associazione Nazionale Presidi [ANP: oggi Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e Alte Professionalità della Scuola, N.d.R.], che qualche tempo fa prese un’incredibile posizione rispetto al diritto degli alunni con disabilità a frequentare in presenza, assicurato dal Ministero dell’Istruzione, stabilendo che «senza vaccinazione essi non avrebbero potuto frequentare», stavolta, di fronte ad una norma che impone ai Prèsidi stessi un onere assurdo, lesivo anche della loro dignità e di quella dei docenti, avranno la volontà di dire che non applicheranno questa norma?
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che con i  suoi stretti collaboratori, tra tante difficoltà burocratiche, sta cercando di riformare seriamente una scuola di taglio ancora “ottocentesco”, potrà accettare una tanto palese violazione della funzione valutativa docente?
E ancora, il Governo potrà accettare questo emendamento proposto da alcuni Parlamentari che solo superficialmente e male conoscono le nostre lotte di emancipazione dall’arretratezza degradante dell’immagine pietistica e falsamente di favore delle persone con disabilità?

Come cittadino mi ribellai con numerosi scritti, lo scorso anno, a questa involuzione culturale, e mi ribello ora di fronte a quella che considero una vergognosa deriva, specie nei confronti degli altri Paesi, dove ci vantiamo di essere i migliori al mondo nell’inclusione scolastica delle persone con disabilità!

Persona con minorazione visiva, presidente del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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