Quel sondaggio sull’inclusione scolastica parla chiaro: c’è ancora da lavorare!

«Fino a quando un solo alunno o alunna con disabilità sarà senza un PEI (Piano Educativo Individualizzato) o avrà un PEI redatto “perché va consegnato”, il sistema scuola non avrà garantito quelle pari opportunità sancite dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. E la cultura dell’inclusione resterà una bella favola da raccontare»: è una delle conclusioni tratte dalla Federazione FISH dagli esiti di un recente sondaggio promosso per inquadrare la situazione dell’inclusione scolastica nei primi mesi dell’anno scolastico. Risultati in buona parte non troppo confortanti

Classe di scuola con alunni con disabilitàNel mese di novembre scorso, come riferito anche su queste pagine, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) aveva lanciato, tramite un questionario ad hoc, un pubblico sondaggio, per provare a verificare se  la convocazione dei GLO (Gruppi di Lavoro Operativi per l’Inclusione) e la redazione dei PEI (Piani Educativi Individualizzati) fossero avvenute nei tempi previsti dal Decreto Legislativo 66/17 sull’inclusione e cioè entro il 31 ottobre e se soprattutto le famiglie e gli stessi alunni e alunne con disabilità fossero stati coinvolti.
Analizziamo quindi le risposte pervenute, iniziando proprio dal numero delle stesse: sono arrivati 1.469 questionari e per prima cosa, sia chi scrive, sia il presidente della Federazione Vincenzo Falabella non possiamo che ringraziare coloro che hanno voluto partecipare, a nome di tutta la FISH.

Le risposte sono arrivate da tutte le Regioni italiane, anche se in prevalenza i questionari sono stati compilati da residenti nel Lazio (265), in Lombardia (178), Campania (125), Emilia Romagna (111) e Veneto (108).
Ma cosa raccontano i vari dati? Che in circa 300 casi (20%) i GLO non sono stati convocati e che tra quelli convocati, più di 500 (40%) non lo sono stati nei tempi previsti. Alcuni GLO, infatti, si sono svolti a fine novembre o addirittura dovevano ancora essere convocati alla metà di dicembre.
Per quanto poi riguarda i PEI, solo 774 sono stati redatti entro il 31 ottobre dei quali 291 senza il coinvolgimento della famiglia.
Tutto ciò fa ancora emergere una situazione di mancata garanzia del diritto per tutti gli studenti alla personalizzazione del percorso scolastico con obiettivi concretamente raggiungibili e cuciti in maniera quasi “sartoriale” sulle potenzialità del singolo. Non programmare “cosa” e soprattutto “come” sin dalle prime settimane di frequenza vuol dire infatti discriminare quegli studenti e quelle studentesse per i quali gli apprendimenti non sono tarati su di loro, ma lasciati all’improvvisazione.
Vari commenti hanno evidenziato proprio questo fatto, come ad esempio i due che seguono: «È stato un copia incolla di quello degli anni precedenti, senza tenere in considerazione le indicazioni date dai medici lo scorso anno. Non prevede né misure compensative né dispensative, i voti non sono in base al PEI. Dalla 2^ la descrizione delle capacità del bambino è immutata. Il che è sbagliato, visto che i test clinici parlano di notevoli miglioramenti». Oppure: «Non avevamo visto prima il documento e anche in tale data ha solo condiviso sullo schermo pagine con crocettine […] e nulla sulle strategie e gli obiettivi. Ci è stato poi inoltrato già firmato da tutto il consiglio dei professori, inclusi docenti di materie che mio figlio non segue».

Riteniamo poi del tutto inaccettabile che ancora le famiglie non vengano coinvolte nella redazione dei PEI e a volte siano costrette a firmare il documento a scatola chiusa, dopo tanti anni di sensibilizzazione sull’importanza della condivisione con la famiglia, da vedere come alleata e risorsa. E così come la famiglia, anche tutte le altre figure di riferimento che a vario titolo lavorano o comunque concorrono al percorso formativo/educativo della persona con disabilità, devono essere coinvolte nella redazione del PEI.
Anche qui è opportuno riportare alcune considerazioni pervenute: «Mi è stato chiesto di firmare [il PEI] senza alcuna altra informazione o coinvolgimento di famiglia e terapisti». «Ci hanno presentato il PEI per la firma, dopo il GLO, privo di qualsiasi personalizzazione, a parte i dati anagrafici e le ore assegnate». «Mi sono state fatte delle domande solo sui dati anagrafici del bambino e ci è stato fatto firmare di fretta perché era in scadenza e doveva essere consegnato il giorno stesso, quindi lo abbiamo letto velocemente».
Ebbene, per verificare anche questi elementi, possiamo già anticipare che a breve la FISH proporrà un nuovo sondaggio.

Fa riflettere molto, inoltre, anche uno dei tanti post pubblicati nel Gruppo Facebook Normativa inclusione del professor Flavio Fogarolo, che colgo l’occasione di ringraziare per avere dato diffusione al questionario. Vi si scrive infatti: «Ci hanno invitato a firmare un PEI già compilato prima della riunione. Compilato da un nuovo docente di sostegno privo di qualifica, il quale rifiuta di informarsi adeguatamente, di accogliere il supporto delle linee guida offerte dai terapisti. Un PEI che non include alcun piano d’intervento. Il sostegno ha anche rifiutato di seguire il modello del PEI pre compilato a giugno scorso dalla vecchia docente di sostegno, la quale aveva fatto un buon lavoro […]. E che aveva compilato una bozza del PEI proprio per evitare che un eventuale successivo docente si trovasse a non saper/ poter scrivere cose giuste ed adeguate. […] Durante il GLO, inoltre, sia i terapisti che la famiglia avevano offerto supporto e spunti, obiettivi importanti su cui lavorare in vista dell’inizio delle elementari. La risposta è stata nulla».

Appare pertanto chiaro come per alcuni insegnanti il PEI sia solo un atto burocratico e non lo strumento per poter effettivamente lavorare sin da subito con obiettivi ben chiari e con le strategie che si devono mettere in atto per poter raggiungere gli obiettivi. Fa male, infatti, dover leggere che a dicembre si rincorrano i genitori fuori della scuola per farsi firmare un documento solo per l’incombenza quasi “fastidiosa” di doverlo trasmettere (a chi, poi?), come un pezzo di carta qualsiasi, senza considerarne minimamente il valore che dovrebbe avere. «È stato redatto – si legge ad esempio in un’altra delle risposte ricevute -, ma solo per iniziativa privata e segreta della maestra, ho avuto modo di visionare questo segretissimo documento prima del GLO»…

I commenti che invece vorremmo tutti leggere sono semplicemente questi: «Non sono mai stata così serena e il mio bimbo cosi felice e desideroso di frequentare». «La situazione migliora ogni giorno». O ancora, «voglio raccontare un lavoro stupendo di équipe scolastica».
Fino a quando, dunque, ci sarà anche un solo alunno o alunna con disabilità senza PEI o con un PEI redatto “perché va consegnato”, il sistema scuola avrà fallito, non garantendo quelle pari opportunità sancite dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. E la cultura dell’inclusione resterà una bella favola da raccontare.

Responsabile del Gruppo di Lavoro sulla Scuola della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

A questo link sono disponibili tutti i risultati del sondaggio proposto nel novembre scorso dalla FISH, corredati da grafici esplicativi e arricchiti di ulteriori conclusioni. Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: ufficiostampa@fishonlus.it.

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