Uno dei modi migliori per far vivere ai giovani la Convenzione ONU

Molte altre scuole dovrebbero prendere esempio dal progetto “Sono inclusivo”, attuato in un Liceo di Milano dalle Associazioni SON e CBM Italia, percorso formativo di conoscenza e approfondimento della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, fatto di incontri teorici e di laboratori esperienziali, ove ogni studente e studentessa ha scelto un articolo della Convenzione, proponendone una personale rielaborazione attraverso una foto, un’opera d’arte, una poesia o una canzone, per imparare in tal modo come mettere in pratica la Convenzione stessa nella vita di tutti i giorni

Quindici anni dall'approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità

“Disability Rights are Human Rights”, ovvero “I diritti delle persone con disabilità sono diritti umani”: lo si legge in questa elaborazione grafica realizzata lo scorso anno, in occasione dei quindici anni dall’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità

La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità vissuta e interpretata dagli studenti delle scuole superiori: è l’obiettivo del percorso formativo denominato Sono inclusivo, progetto pilota ideato dalle Associazioni SON (Speranza Oltre Noi), e CBM Italia, proposto nell’anno scolastico in corso alle ragazze e ai ragazzi delle classi terze, quarte e quinte del Liceo Scientifico Volta di Milano.

Come è possibile vivere la Convenzione ONU tutti i giorni, riflettendo sui diritti umani e sulle responsabilità individuali e collettive? Come si può essere inclusivi nella propria quotidianità? Sono domande, queste, alle quali risponderanno gli studenti e le studentesse al termine del percorso, iniziato con alcuni incontri teorici in classe e online, al primo dei quali avevamo già dedicato ampio spazio a suo tempo, e che sta tuttora proseguendo con una serie di laboratori esperienziali utili ad entrare in contatto con la disabilità attraverso l’arte, lo sport, la danza, la lettura.
«Si tratta – spiegano i promotori – di un percorso formativo di conoscenza e approfondimento della Convenzione il quale prevede che ogni studente scelga un articolo di essa, proponendo una personale rielaborazione attraverso una foto, un’opera d’arte, una poesia o una canzone, in modo tale da esprimere il proprio pensiero e la propria comprensione di quanto vissuto durante l’esperienza collettiva. Nella scelta e nella realizzazione gli studenti vengono aiutati e guidati dagli operatori delle nostre Associazioni SON e CBM, attraverso i vari incontri teorici e pratici, pensati ad hoc per fornire ai giovani gli strumenti e i contenuti utili a comprendere come mettere in pratica la Convenzione nella vita di tutti i giorni».

Dopo i primi incontri, dunque, voluti per fornire una base teorica al progetto, si è entrati nel vivo dei laboratori pratici, per arrivare agli elaborati finali di giugno.
Il primo laboratorio si è tenuto in aprile, presso la sede di Milano di CBM Italia, la nota organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e nella cura della cecità e della disabilità evitabile, oltreché nell’inclusione delle persone con disabilità nel Sud del mondo e in Italia. Vi sono stati coinvolti tredici ragazze e ragazzi in un workshop multisensoriale condotto dalla storica dell’arte Selene Carboni, specializzata in educazione tattile per non vedenti. Il tutto per sensibilizzare i giovani sulla disabilità visiva, in particolare mettendosi nei panni di chi è privo della vista e deve quindi attivare altre percezioni per relazionarsi con lo spazio e le persone.
Per mezzo di attività pratiche quali camminare al buio, manipolare la creta e ricreare opere famose in tableau vivant (“quadri viventi”), i giovani hanno potuto scoprire una nuova e potente modalità di comunicazione, basata sull’esperienza diretta e sul fondamentale senso del tatto.

«Sono tante le strade che si possono intraprendere per raccontare in modo efficace i diritti umani – sottolinea Massimo Maggio, direttore di CBM Italia – e la responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti dei diritti degli altri, con particolare attenzione a quelli delle persone con disabilità. Queste ragazze e ragazzi hanno ora imboccato una di queste strade, che pone le basi per imparare a pensare e agire in maniera inclusiva, ogni giorno, nelle grandi e nelle piccole cose della vita».
Per l’Associazione SON, nata nel 2017 per opera di alcune famiglie residenti accomunate dalla fragilità dei propri figli e dalla preoccupazione per il loro futuro, in collaborazione con la Fondazione Casa della Carità di Milano, parla il socio fondatore don Virginio Colmegna, che afferma: «Vogliamo promuovere una nuova cultura della disabilità: non un problema, ma una risorsa e un’opportunità di relazioni, di inclusione, di formazione. Ai ragazzi e alle ragazze sono state proposte attività innovative e adatte alla loro età, coinvolgendoli in prima persona. Penso sia molto importante rivolgersi alle giovani generazioni e investire in educazione. Seminiamo la speranza di un cambiamento: ce n’è bisogno, visti anche alcuni recenti fatti di cronaca».

In queste settimane di maggio e sino a fine mese, sono altri quattro i laboratori esperienziali programmati, il primo sul Baskin, in collaborazione con Sanga Basket Milano e con Roberto Anzivino, fatto di incontri teorici con allenatori e giocatori che spiegano questa nuova disciplina sportiva, pensata per permettere a persone con e senza disabilità di giocare nella stessa squadra, ma anche disputando partite in prima persona per fare esperienza diretta di un’attività ispirata al basket pur con proprie caratteristiche e peculiarità.
Quindi la Lettura ad alta voce, in collaborazione con la Fondazione Casa della Carità, con esercizi e attività sull’utilizzo della voce, per imparare a leggere storie a bambini con o senza disabilità, tra capacità di intonazione, gioco, mimica. Una volta formati, i ragazzi e le ragazze del Liceo Volta metteranno in pratica quanto appreso nel laboratorio, leggendo storie di inclusione a bambini delle classi quarte della scuola primaria San Mamete dell’Istituto Comprensivo Statale Perasso di Milano.
E ancora, Sci come terapia, in collaborazione con: Andrea Borney di Lymph Foundation e Loredana Savoye, volontaria dell’Associazione Aspert e referente dei volontari per la Valle d’Aosta in Special Olympics Italia, laboratorio consistente in incontri e prove pratiche, tramite ausili specifici, per capire che l’accessibilità allo sport, e nello specifico allo sci, rappresenta un’opportunità per la crescita e l’espressione delle persone con disabilità, oltre che un diritto educativo.
Infine, Danza inclusiva, in collaborazione con Ingrid Gregoric di Move in Dance, basato su esperienze di danza multisensoriale, per conoscere il proprio corpo nei suoi limiti e successi, indipendentemente dalla condizione psicofisica di partenza psicofisica. (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento. ufficiostampa@leacrobate.it (Caterina Argirò).

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