Le Catacombe di San Gennaro, sito archeologico “amico della disabilità”

Nel Rione Sanità di Napoli, la Cooperativa La Paranza ha dato vita ad un’esperienza che è diventata un modello virtuoso in grado di unire sociale e cultura, creando occupazione senza dimenticare l’inclusione. È così, quindi, che le Catacombe di San Gennaro sono diventate un sito archeologico “amico della disabilità”. Vediamo come

Lastra tridimensinale tattile, Catacombe San Gennaro Napoli

Una delle lastre tridimensionali tattili realizzate per le Catacombe di San Gennaro a Napoli viene esibita ai visitatori

Sarebbero piaciuti a Totò, i ragazzi e le ragazze della Cooperativa Sociale La Paranza di Napoli. Appartengono al Rione Sanità che diede i natali anche a lui e con l’entusiasmo tipico della gioventù hanno dato vita ad un’esperienza che è diventata un modello virtuoso in grado di unire sociale e cultura, creare occupazione senza dimenticare l’inclusione. È grazie infatti al lavoro di questo gruppo che le Catacombe di San Gennaro, tesoro nascosto nel sottosuolo del quartiere, sono diventate una delle attrazioni turistiche più visitate della città partenopea e l’unico sito archeologico al mondo di questo genere privo di barriere architettoniche. Un viaggio alla scoperta dello stretto legame tra Napoli e la fede che per i visitatori con disabilità motorie inizia in Vicoletto San Gennaro dei Poveri, dove è presente un accesso dedicato a livello della strada.

Con l’associazione Tutti a Scuola, fin dal 2009 erano state realizzate passerelle e rampe per consentire a tutti di ammirare questa città sotterranea scavata su due livelli nel tufo della collina di Capodimonte, che a partire dal III secolo dopo Cristo divennero cimitero comunitario cristiano e luogo di culto per la presenza delle tombe di Sant’Agrippino, primo patrono di Napoli, e successivamente di San Gennaro.
Attraverso un suggestivo percorso tattile narrativo anche le persone non vedenti e ipovedenti possono esplorare le varie tipologie di sepoltura e gli affreschi che adornano le tombe più prestigiose, un patrimonio artistico che va dalle preesistenze pagane del II secolo dopo Cristo alle pitture bizantine del IX-X secolo e preserva alcune delle prime pitture cristiane del Sud Italia. I dettagli delle opere sono riprodotti in rilievo su pannelli in rame e latta, possono essere toccati e così conosciuti da chi non può vederli.

È questo il risultato del progetto Napoli tra le Mani, una collaborazione tra il SAAD (Servizio di Ateneo per le attività degli studenti con disabilità) dell’Università Suor Orsola Benincasa e Iron Angels, una Cooperativa di artigiani sempre del Rione Sanità, educati e formati dal maestro Riccardo Dalisi recentemente scomparso, che si è occupata della realizzazione delle lastre tridimensionali in metallo. Su richiesta, vengono organizzate visite tattili guidate.
Anche se poi non riguarda direttamente La Paranza, il processo di ammodernamento continua con un ascensore finanziato dal MiBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo), che collegherà la zona di Capodimonte al Rione Sanità. Un altro tassello, quindi, in questo grande progetto di bellezza, passione e riscatto, che fin dal principio ha voluto trasformare le Catacombe in un luogo per tutti. Scelta lungimirante, alla luce della recente nuova definizione che l’ICOM, il Consiglio Internazionale dei Musei, ha elaborato per i musei stessi, nella quale per la prima volta appaiono concetti quali accessibilità, inclusività, diversità, sostenibilità e partecipazione della comunità, concetti ampliabili a qualunque bene culturale e anche i cardini che hanno retto il rilancio del Rione, oggi attrattore turistico in costante evoluzione e luogo di promozione culturale con forti ricadute economiche.

Uno studio condotto dai Dipartimenti di Economia dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli e di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli restituisce numeri clamorosi: 13.000 metri quadri di patrimonio recuperato, i visitatori che in dieci anni sono passati da 5 ai 160.000 del 2019, i dipendenti della cooperativa che da 5 sono diventati 44, tra cui uno con disabilità. Per oltre il 60% dei turisti le Catacombe hanno rappresentato uno dei motivi principali per visitare la città; e infine, l’impatto economico complessivo annuale per Napoli che è pari a 33 milioni di euro.

Fondata nel 2006 dal parroco del quartiere don Antonio Loffredo, La Paranza ha messo in atto un modello di cooperazione che lega lo sviluppo economico alla solidarietà e all’impegno collettivo per il bene comune. Nel 2008 i giovani “arruolati” da don Antonio hanno “adottato” le Catacombe di San Gennaro, aggiudicandosi un bando per la valorizzazione del patrimonio storico abbandonato, le hanno ripulite e rese accessibili, hanno adeguato l’impianto elettrico e formato le guide turistiche.
Nel tempo si sono unite altre organizzazioni, confluite nel 2014 nella Fondazione di Comunità San Gennaro Onlus che tutela numerosi edifici storici e chiese del quartiere, creando posti di lavoro e innescando un processo di positivo cambiamento che ha migliorato sia la quotidianità delle persone che l’immagine di Napoli nel mondo.
«La rigenerazione urbana avviata dalla Fondazione di Comunità San Gennaro – spiega Vincenzo Porzio, responsabile della comunicazione e socio fondatore della Paranza – ha contribuito al recupero di molte facciate e molte piazze che oggi non hanno niente da invidiare al centro storico della città. Per molti, il Rione Sanità è un luogo dove “vivere è più bello”».

Non hanno nemmeno tardato ad arrivare i riconoscimenti, ultimi in ordine di tempo, il Premio Nazionale Angelo Ferro per l’innovazione nell’economia sociale e l’European Heritage Award / Europa Nostra Award 2022, il più prestigioso premio europeo per il patrimonio culturale. Nel 2020 era stata la volta del Global Remarkable Venue Awards, lanciato dalla piattaforma di prenotazione online Tiqets. Anche Mario Draghi ha voluto prendere carta e penna e complimentarsi per l’esempio di senso civico e cittadinanza attiva che la Cooperativa dà all’intero Paese.
Emozioni, valori e relazioni inclusivi che hanno reso le Catacombe di San Gennaro un sito archeologico “amico della disabilità”.

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Dal Rione Sanità il progetto per rendere accessibili le Catacombe di San Gennaro”). Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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