Letteralmente “prigioniera” in un hangar chiuso dell’aeroporto!

«Letteralmente “prigioniera” per mezz’ora in un hangar chiuso dell’Aeroporto di Bologna, in attesa che un operatore dell’assistenza venisse a “liberarmi”»: a denunciarlo è Antonella Celano, presidente dell’Associazione APMARR, che si muove in carrozzina nei propri spostamenti. Riflettendo sulla vicenda, pur considerando gli indubbi progressi degli ultimi anni in àmbito di assistenza alle persone con ridotta mobilità che si spostano in aereo, vien da dire che di lavoro da fare ce n’è ancora parecchio, sia in termini di organizzazione che di formazione

Viso di uomo con mano sul volto ed espressione di sconforto«Dopo essere atterrata all’Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, con un volo proveniente da Roma, sono stata accompagnata all’interno di un hangar chiuso da un operatore dell’assistenza passeggeri il quale, con mia grande sorpresa, mi ha comunicato che non aveva la possibilità di condurmi al taxi, in quanto non era dotato delle chiavi per farmi uscire da lì e avrei dovuto attendere l’arrivo di un collega dell’assistenza passeggeri. Sono quindi rimasta quasi trenta lunghi, interminabili minuti, letteralmente “prigioniera” all’interno di quell’hangar, nell’attesa che il collega dell’operatore dell’assistenza venisse a “liberarmi”, consentendomi, finalmente, di poter raggiungere il taxi».
A denunciarlo è Antonella Celano, presidente dell’APMARR (Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare), che a causa della patologia reumatologica da cui è affetta, deve muoversi in carrozzina nei propri spostamenti.
«Nemmeno l’intervento dell’operatore della polizia aeroportuale a cui ho denunciato il sequestro di persona – aggiunge Celano – è servito a sbloccare l’impasse e quel senso di abbandono derivante da questa spiacevole disavventura».

«Per me – sottolinea la Presidente dell’APMARR – è stato davvero mortificante vivere questa situazione, tenendo anche conto che l’inutile, lunga attesa mi ha fatto perdere un appuntamento già programmato in città. Ritengo quindi sia impensabile che un aeroporto nel quale transitano migliaia di passeggeri al giorno abbia carenze così gravi sul fronte dell’assistenza delle persone con disabilità e oltretutto non è la prima volta che all’interno dello scalo bolognese si verificano simili episodi, denunciati in passato da altri soci della nostra Associazione. Vivere infatti una condizione di disabilità non deve in alcun modo togliere e precludere alcuna possibilità: noi persone con disabilità abbiamo pari opportunità rispetto a tutte le altre persone».

Due rapide riflessioni. Proprio oggi, 14 marzo, a Bologna, è in corso, come avevamo riferito sulle nostre pagine, l’evento e-QUITAS Forum della Mobilità Inclusiva, che pur trattando tutt’altro argomento, quale la sicurezza e l’accessibilità dell’utenza stradale, reca quale sottotitolo La mobilità è un diritto universale. Sarebbe quindi bene che anche in tale sede si tenesse conto di situazioni come quella vissuta dalla Presidente dell’APMARR.
Per quanto poi riguarda specificamente gli aeroporti, negli anni più recenti di progressi in àmbito di assistenza alle persone con ridotta mobilità ce ne sono certamente stati. Il verificarsi tuttavia di situazioni come quella di Bologna fanno capire che di lavoro da fare ce n’è ancora parecchio, sia in termini di organizzazione che di formazione. (S.B.)

Per ulteriori informazioni sulla vicenda denunciata dalla Presidente dell’APMARR: Lorenzo Brambilla (l.brambilla@espressocommunication.it).

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