A favore della petizione che chiede di riformare l’amministrazione di sostegno

«Condivido pienamente – scrive Salvatore Nocera – le richieste di quella petizione che vuole la riforma della Legge sull’amministrazione di sostegno, per ridare equilibrio a una norma nata come alternativa alle regole precedenti sulla tutela e la curatela, ma divenuta nella prassi giudiziaria egualmente o ancor di più lesiva della libertà e della dignità delle persone. Invito inoltre gli organi direttivi della Federazione FISH, che so essere già orientata ad intervenire in merito, a proporre a tutti i Presidenti delle Associazioni ad essa aderenti di sottoscrivere quella petizione»

Persone nella semioscurità, tra cui anche una in carrozzinaHo letto con attenzione, su queste stesse pagine, il contributo di Simona Lancioni, centrato sulla presentazione del docufilm La prigionia dei vecchi e degli inutili, nonché sulla necessità di modificare la Legge 6/04 sull’amministratore di sostegno, in fondo al quale sono riportate anche le cinque principali richieste di modifica contenute in una petizione di cui si segnala il link.
Condivido pienamente quelle cinque richieste perché ridanno equilibrio ad una Legge che, nata e sostenuta da tutti come alternativa alla normativa sulla tutela e la curatela, che soffocavano la capacità di compiere atti giuridici e la libertà delle persone destinatarie, è divenuta nella prassi giudiziaria egualmente o ancor di più lesiva della libertà e della dignità delle “persone non in grado di provvedere da sole ai propri interessi”.

Già «Superando.it» ha pubblicato in questi mesi una serie di articoli [un elenco di essi è nella colonnina a destra del testo “Amministrazione di sostegno: quando ‘la tutela diventa ragnatela’”, a questo link, N.d.R.], relativi alla denuncia di casi letteralmente incredibili di privazione della libertà personale degli “amministrati”, addirittura con il loro allontanamento dagli affetti familiari, dagli ambienti di vita per loro essenziali e, talora, con motivazioni assurde.
Mi ha colpito ad esempio la motivazione con la quale un giudice ha reciso i rapporti affettivi della madre da un giovane studente e cioè che essa pretendeva che il figlio con disabilità svolgesse un “PEI (Piano Educativo Indivisualizzato) con obiettivi minimi», mentre la scuola proponeva un “PEI differenziato”!
Se questa motivazione dovesse diventare un “precedente giurisprudenziale”, avremmo i tribunali subissati da richieste di amministrazioni di sostegno e le residenze assistenziali per persone con disabilità e anziani dovrebbero moltiplicarsi di numero per l’attuale incapienza di posti! Infatti, quasi tutti i genitori, giustamente o ingiustamente, all’ingresso dei figli con disabilità nelle scuole superiori chiedono, e talora pretendono, il PEI per obiettivi minimi.
Quello studente è da tempo ancora “recluso” e ha subito un grave deperimento corporeo e un profondo turbamento psicologico.

Mi permetto dunque di aggiungere una mia proposta alle cinque avanzate nella citata petizione, che riporto per chi non avesse letto l’articolo di Lancioni cui mi riferisco:
° Garantire il diritto alla difesa, per legge, a chiunque sia oggetto di un ricorso per la nomina di un amministratore di sostegno, questo perché i ricorsi sono troppo spesso basati su affermazioni generiche senza alcuna prova di supporto (un tipico esempio è la cosiddetta “prodigalità forsennata”).
° Togliere ad un unico Giudice monocratico il potere di decidere sulla vita di una persona, e affidarlo ad un Collegio, composto anche da figure specialistiche in materia di disabilità.
° Stabilire, per gli amministratori di sostegno, l’obbligo tassativo di non avere in carico più di un beneficiario.
° Riconoscere al beneficiario il diritto di essere direttamente sentito dal Giudice Tutelare.
° Equiparare, in ordine ai rapporti affettivi da preservare, congiunti di fatto e amici di lunga data, ai congiunti di sangue.

Ebbene, la mia “sesta” proposta prevede di nominare, oltre all’amministratore di sostegno, un “pro-amministratore di sostegno”, come da sempre è previsto per il protutore, che controlli e bilanci i poteri dello stesso amministratore di sostegno ed eventualmente ricorra al giudice tutelare o, in appello, qualora questi non ne accolga il reclamo.

Sono a conoscenza che il professor Paolo Cendòn, “padre” della Legge 6/04, stia predisponendo una serie di proposte di modifiche alla “sua” norma, per rimetterla in carreggiata, dopo che una scorretta prassi giudiziale l’ha fatto andare fuori strada. Ciò anche perché questa prassi è totalmente illegittima, contrastando con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09, un Trattato che, com’è ben noto, è totalmente pervasa dalla finalità di rispetto dei diritti, dei bisogni e delle aspirazioni delle persone con disabilità, in situazione di eguaglianza con tutti. Questi stessi orientamenti, per altro, erano stati espressamente previsti dalla Legge sull’amministratore di sostegno, ma sono stati totalmente disattesi dalla prassi e bene fa Lancioni a ricordare che anche il Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, nei suoi rapporti periodici sullo stato di attuazione della Convenzione, ha mosso rilievi all’Italia, invitandola ad intervenire. Ciò dovrebbe avvenire col Programma d’Azione Biennale predisposto dall’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità e approvato dal Governo.

Data dunque la crescente gravità della situazione, mi permetto anche, in conclusione, di invitare gli organi direttivi della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Hanicap), che so essere già orientata ad intervenire in merito, a proporre a tutti i Presidenti delle Associazioni ad essa aderenti di sottoscrivere la petizione, in modo che essa si avvalga così anche dell’autorevolezza della nostra Federazione, che raccoglie le famiglie e i loro membri direttamente, potenzialmente o effettivamente danneggiati da questa prassi disumana.

Presidente del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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