Ma le persone con disabilità sono davvero libere di scegliere?

«La legge riconosce solo implicitamente il “Durante Noi”, dando per scontato che la famiglia debba continuare a mantenere una situazione di convivenza con i propri figli con disabilità. Con ciò sottovaluta l’urgenza di sviluppare politiche concrete e diffuse orientate allo sviluppo di processi di autonomia»: lo ha dichiarato Francesca Bisacco, presidente della CPD di Torino, a conclusione dell’interessante convegno “Davvero liberi di scegliere? L’autodeterminazione delle persone con disabilità nel loro percorso di vita”, organizzato dalla stessa CPD insieme all’Associazione I Buffoni di Corte

Torino, 6 dicembre 2019, convegno "Davvero liberi di scegliere?"

Un’immagine del convegno di Torino “Davvero liberi di scegliere?”, organizzato dalla CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà) e dall’Associazione I Buffoni di Corte

Come avevamo segnalato a suo tempo, tra le varie iniziative promosse dalla CPD di Torino (Consulta per le Persone in Difficoltà), in occasione dell’ultima Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità del 3 Dicembre, notevole partecipazione ha avuto l’interessante convegno intitolato Davvero liberi di scegliere? L’autodeterminazione delle persone con disabilità nel loro percorso di vita, organizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale I Buffoni di Corte.
«Quello del “Durante” e del “Dopo di Noi” è un tema che ci sta particolarmente a cuore. Le persone stanno bene quando sono nella condizione di poter compiere delle scelte, quando possono esercitare la propria libertà, quando possono esprimere le proprie potenzialità, quando si sentono incluse, quando hanno fiducia nelle persone con le quali si rapportano, quando possono esprimersi. Questo è quanto cerchiamo di realizzare quotidianamente, mettendo in primo piano la Persona. Il nostro obiettivo è seguire sempre più il percorso di crescita delle persone con disabilità, a partire dall’infanzia sino ad arrivare all’età adulta, con attività creative ed educative, percorsi di autonomia, formazione ed affiancamento per gli inserimenti lavorativi».
Lo ha dichiarato in fase di presentazione dell’incontro Luca Nicolino, presidente dei Buffoni di Corte, coordinatore scientifico della giornata, oltreché membro del Comitato Scientifico del progetto nazionale Noi Speriamo che ce la caviamo da soli…, del quale proprio in questi giorni si è svolto a Pesaro il convegno di chiusura, come abbiamo riferito in altra parte del giornale, raccontandone i sorprendenti risultati ottenuti in termini di autonomia delle persone con disabilità.

Durante la prima sessione, di taglio esperienziale, sono intervenute due Associazioni impegnate ormai da anni nel promuovere percorsi di vita indipendente.
Per l’Associazione Fondazione Down FVG sono arrivate dal Friuli Venezia Giulia la cofondatrice della stessa, Maria Luisa Montico, e la responsabile educativa e progettuale del progetto Casa al Sole Cinzia Paolin.
«La possibilità di realizzare un progetto di vita indipendente – ha sottolineato Paolin, presentando Casa al Sole – è certamente influenzata dal contesto in cui vive la persona con disabilità; in tal senso, la famiglia rappresenta il contesto cardine che può aumentare o ridurre le possibilità di un percorso verso l’autonomia. Ne consegue che le persone con disabilità, ancor prima di avere dei “bisogni speciali”, sono portatori di “bisogni di normalità”, cioè nutrono la necessità di assumere dei ruoli realmente utili per un legame concreto tra l’uomo e la società. In altre parole, non c’è inclusione, se non ci sono ruoli».
Provenienti invece dalla Catalogna, hanno partecipato Catalina Ramón Lladó e Josep Ruf i Aixàs, coordinatori del servizio Me voy a casa della Fundació Catalana Síndrome de Down, che hanno spiegato come tale iniziativa sia nata nel 2000 dall’esigenza di attuare un passaggio dall’ottica di cura a una visione di sviluppo di autodeterminazione delle persone con disabilità, evitando l’istituzionalizzazione.
Particolarmente significativa, quindi, è stata la presenza di Stefano Gilardi, giovane con sindrome di Down, che ha raccontato la propria esperienza personale sulle problematiche riscontrate in àmbito lavorativo.

La seconda sessione è stata invece caratterizzata da un taglio più “tecnico”, a partire dall’intervento di Claudio Gilardi, presidente del Comitato Legge 162 Piemonte, soffermatosi per lo più sul tema del lavoro. «Guardando al futuro – ha dichiarato -, è necessario procedere dal finanziamento di natura privata dei singoli progetti di vita indipendente a un cambiamento più sistemico, affinché la predisposizione e l’implementazione di questa tipologia di progetti possa divenire il modus operandi dei servizi socio-assistenziali».
Dal canto suo, Giovanni Battista Pietragalla, dirigente medico legale dell’ASL Città di Torino, ha spiegato il ruolo dell’Azienda Saniatria Locale nell’accertamento della disabilità, con particolare riferimento al collocamento lavorativo mirato ai sensi della Legge 68/99. «Nonostante i riconoscimenti ottenuti a livello normativo – ha puntualizzato – la situazione continua ad essere particolarmente problematica, in particolare per le persone con disabilità intellettiva. Per cambiare rotta, dunque, è necessario un profondo cambiamento culturale».
E ancora, il notaio Roberto Grassi Reverdini ha evidenziato gli elementi essenziali della cosiddetta Legge sul “Dopo di Noi” (Legge 112/16), illustrando le agevolazioni fiscali da essa previste, e infine Stefano Cortesi e Giulia Colombari, funzionari di UBI Banca, hanno presentato il progetto di quest’ultima Trust in Life, nonché il Trust di Progetto/Multibeneficiario, ricordando che «compito del Trustee è la gestione finanziaria del progetto di vita indipendente in collaborazione con le organizzazioni del Terzo Settore che si occupano della realizzazione dei progetti stessi».

Al termine di entrambe le sessioni è stato dato ampio spazio al dialogo tra i relatori e il pubblico presente, costituito da genitori, professionisti e operatori di settore.
Il tema principale su cui si è animato il dibattito è stato rappresentato dalle difficoltà oggettive riscontrate dalle persone con disabilità nell’inserimento in àmbito lavorativo.
E’ emerso anche con forza che l’accompagnamento e il supporto non devono interessare soltanto le persone con disabilità, bensì la comunità nella sua totalità e in particolare il contesto lavorativo.

«La legge – ha concluso Francesca Bisacco, presidente della CPD – riconosce solo implicitamente il “Durante Noi”, dando per scontato che sia naturale che la famiglia debba continuare a mantenere una situazione di convivenza con i propri figli con disabilità. Con ciò sottovaluta l’urgenza di sviluppare politiche concrete e diffuse orientate allo sviluppo di processi di autonomia per dare continuità e concretezza a tutti i processi di inclusione sociale avviati con la frequenza scolastica. Senza questa continuità si rischia infatti di vanificare i processi evolutivi orientati a sviluppare l’autonomia nell’età adulta. La nostra Consulta si impegnerà per lavorare in questo senso». (E.M. e S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: uffstampa@cpdconsulta.it (Elena Menin).

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