Emergenza coronavirus e demenze: una breve guida per familiari e caregiver

Presentiamo ai Lettori una breve guida non esaustiva prodotta dall’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali) e rivolta ai familiari e ai caregiver delle persone con demenza alle prese con la pandemia da coronavirus. Ricordando per altro che esistono vari tipi di demenza e vari stadi della stessa, va ricordato infatti che le persone le quali ne soffrono risultano tra quelle che hanno maggiori probabilità di contrarre la malattia, perché meno in grado di adottare le misure necessarie a proteggersi e a ridurre il rischio di contagio tra chi gli sta intorno

Persona con demenza e mano di caregiverQuella presente è una breve guida non esaustiva prodotta dall’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali) e rivolta ai familiari e gli assistenti delle persone con demenza alle prese con la pandemia da coronavirus, riconoscendo le difficoltà dello stare in casa per tutti coloro che si trovano ad affrontare una quotidiana emergenza nell’emergenza.
Le persone con demenza, infatti, sono prevalentemente, ma non solo, di età superiore ai 65 anni, appartenenti quindi alla fascia di età con più vittime causate dal Covid-19. Hanno quindi maggiori probabilità di contrarre la malattia perché meno in grado di adottare le misure necessarie a proteggersi e a ridurre il rischio di contagio tra chi gli sta intorno. Esse, infatti, potrebbero non ricordare di lavarsi le mani, probabilmente si scorderanno le tutele in caso di tosse, e potrebbero anche non riuscire a mantenere le distanze dalle persone infette. Possono inoltre soffrire di mal di testa, febbre bassa o tosse, senza riconoscerne i sintomi e senza essere in grado di comunicare ai loro caregiver che qualcosa non va. Potrebbero quindi avere bisogno di cure mediche immediate.
Se queste situazioni non vengono rilevate, potrebbero esporre gli altri al virus durante il periodo di tempo in cui è altamente contagioso. Inoltre, le persone con oltre 65 anni tendono ad avere comorbidità, anch’esse legate a una maggiore probabilità di morte con un’infezione da Coronavirus.
Di seguito, quindi, i punti cui prestare particolare attenzione.

Attenzione ai sintomi!
Come già detto, non è certo che la persona con demenza sia in grado di riconoscere e comunicare i propri sintomi. È consigliato perciò di verificare regolarmente la temperatura e chiedere più spesso alla persona come si sente, stando attenti a non esagerare innervosendola.
Esistono vari tipi di demenza e vari stadi di demenza: alcune persone, cioè, possono essere ancora in grado di capire che c’è un’infezione rischiosa e che devono lavarsi le mani e limitare la loro esposizione ad altre persone. Negli stadi, invece, nei quali il decorso è tale da mostrare disturbi di memoria o di comprensione o comportamentali, è l’assistente a dover verificare le condizioni della persona.
Si suggerisce di comunicare le cause dell’emergenza solo se utili alla persona, per proteggere lei e gli altri e si è sicuri che l’informazione non provochi al contrario stati d’ansia e agitazione.

Lavare le mani
Le persone che vivono con la demenza possono avere bisogno di promemoria e/o supporto per ricordarsi importanti pratiche igieniche come il lavaggio delle mani. A tal proposito si potrebbe posizionare un poster con il disegno dell’attività vicino ai lavandini e invitare a canticchiare perché il lavaggio sia sufficientemente lungo. È consigliato inoltre di mostrare come lavare le mani con maggiore accuratezza, magari svolgendo l’attività spesso assieme e utilizzando un detergente con una fragranza gradita e conosciuta. Il disinfettante per le mani a base di alcool con almeno il 60% di alcol può essere una rapida alternativa, se la persona affetta da demenza non può andare in un lavandino o lavarsi facilmente le mani. È bene assicurarsi, in tal senso, che l’odore sia tollerato.
Occorre anche che l’assistente rispetti con cura le norme igieniche: potrebbe infatti essere affetto dal virus e asintomatico e quindi veicolare il contagio.

Mantenere la solita routine
È importante mantenere il più possibile la solita routine tra cui sonno sufficiente, alimentazione sana ed esercizio fisico. È quindi raccomandato permettere di alzarsi al solito orario, svolgere le attività di preparazione mattutina, andare a dormire alla solita ora. Può essere poi utile pianificare come trascorrere il proprio tempo, utilizzando eventualmente degli appunti da appendere alla parete o un diario.
Un consiglio, infine, è quello di ridurre il disordine che può aumentare la confusione.

Mantenersi attivi
L’esercizio fisico può aiutare a rafforzare le funzioni immunitarie del corpo e avere benefìci mentali ed emotivi. Non potendo uscire di casa, è suggerito di permettere l’allenamento utilizzando quanto si ha a disposizione (corridoi, giardino ecc.) e lo svolgimento di attività che richiedano movimento (rassettare ecc.).
Restare a casa non deve coincidere con l’isolamento sociale, perciò si suggerisce, se possibile, di far mantenere le abitudini adattandole alla nuova condizione, utilizzando anche risorse online (messa in streaming, ad esempio, con il parrocchiano di riferimento, letture, giochi, video incontri con persone che si vedrebbero di solito) e appuntamenti telefonici.
Durante la giornata si possono proporre attività che la persona trova piacevoli e significative, come preparare la pasta, costruire piccoli oggetti o un album di ricordi, recitare una preghiera, oltre ad attività rilassanti, come ascoltare musica, vedere foto di paesaggi.
Si suggerisce di svolgere le occupazioni in ambienti con luminosità adeguata e di verificare quali siano gli orari preferiti per svolgere le determinate attività e, se necessario, semplificarle.
Non dimenticare di concedersi le pause.

Un “piano B”
Consigliamo di considerare l’eventualità di un possibile contagio e di un successivo isolamento/ricovero. Occorre dunque creare un “piano B” per la persona affetta da demenza, nel caso di cambio di assistente, di perdita temporanea della persona di riferimento o di trasferimento dal domicilio in una struttura protetta.
Si suggerisce pertanto di preparare una lista di informazioni essenziali sulla persona, utili a mantenere un ambiente il più possibile stabile e confortante.
In tale documento potrebbe essere utile inserire il modo in cui la persona preferisce essere chiamata, il suo background culturale, i nomi di familiari e amici, gli eventuali animali domestici, gli hobby e gli interessi passati e presenti, le abitudini del sonno, cosa lo turba e al contrario cosa lo calma, l’esempio della sua routine quotidiana normale, informazioni sulla sua abilità nel mangiare e nel bere, eventuali disturbi comportamentali ricorrenti.
È importante altresì segnalare l’utilizzo di protesi acustiche e visive, oltre all’eventuale utilizzo di ausili e servizi riabilitativi.

Se la persona è in RSA (Residenza Sanitaria Assistita)
Innanzitutto si consiglia di verificare con la struttura le procedure della stessa per la gestione del rischio di Covid-19 e di consegnare i contatti di emergenza e le informazioni anche di un altro familiare o amico.
La maggior parte delle strutture, nel rispetto della normativa, hanno limitato o estinto le visite dei familiari, per la loro protezione. Una persona che non ha la percezione dell’emergenza potrebbe quindi sentirsi abbandonata. Potrebbe perciò essere utile chiedere alla struttura come poter contattare il familiare e la possibilità di  effettuare telefonate, videochiamate ecc.
Se la persona non è in grado di comporre il numero, si suggerisce di chiedere al personale della struttura di essere aggiornati o la disponibilità di mettersi in contatto previo appuntamento telefonico, negli orari consoni agli operatori. Le strutture potrebbero inoltre predisporre un modulo con le modalità utili a rimanere in contatto con i familiari.
Potrebbe infine essere utile spiegare alla persona che i familiari non l’hanno abbandonata e che invece di fare visite di persona, possono programmare delle telefonate o lasciare note vocali od oggetti di conforto.

In conclusione, è opportuno ricordare che in caso di dubbi o difficoltà, è utile contattare il proprio professionista sanitario di riferimento, anche telefonicamente o richiedendo un appuntamento in videochiamata.

Terapista occupazionale, Ufficio di Presidenza dell’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali).

Le fonti (in lingua inglese) utilizzate per l’elaborazione della presente breve guida non esaustiva fanno riferimento a questo, a questo e a quest’altro link. Segnaliamo anche che nel sito dell’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali), oltre a una pagina contenente informazioni rivolte ai professionisti, ne è stata creata un’altra nella quale vengono raccolti materiali prodotti da vari terapisti occupazionali, in continuo aggiornamento (a questo link).

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