Sembra proprio che non sia l’unico il caso di Ashley “bambina per sempre”, ovvero della bimba americana con cerebrolesione di Seattle alla quale i genitori hanno deciso di arrestare la crescita, tramite interventi chirurgici e altre terapie ormonali, vicenda cui Superando.it ha dato ampio spazio nei giorni scorsi.
A pagina 8 del quotidiano genovese «Il Secolo XIX» del 10 gennaio, si può leggere infatti di un’intervista rilasciata da Raoul Rooman, dell’Ospedale Universitario di Anversa, al quotidiano fiammingo «Het Laatste Nieuws», nella quale egli dichiarerebbe che «trattamenti come quello subito da Ashley – sia pure solo farmacologici e non chirurgici – vengono effettuati con una certa frequenza nel suo ospedale» e «sono richiesti dagli stessi genitori».
In sostanza, con un'”adeguata” terapia ormonale – non si parla per altro dei rischi e degli effetti secondari… – si otterrebbero contenimenti di venti centimetri di altezza e di venti chili di peso rispetto ad un adulto “non trattato”.
La giustificazione di tale trattamento? «Ci sono dei limiti ai pesi che una persona può sollevare»…
Che dire ancora? Che le nostre famiglie, ad esempio, non credono che i loro figli con disabilità “non trattati ormonalmente” siano un peso insopportabile. Esse pensano piuttosto che sia del tutto insopportabile l’idea di sottoporli a trattamenti così “estremi”!
*ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi) Federazione Italiana, aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).