«Chiediamo rispetto e correttezza. Pochi minuti su Raiuno sono bastati per calpestare anni di lavoro nel tutelare i diritti, gettando discredito sulle persone colpite da retinite pigmentosa». Anche l’Associazione Retinite Pigmentosa Emilia-Romagna protesta per la trasmissione Domenica in… L’Arena di Massimo Giletti, andata in onda il 1° aprile su Raiuno, in cui una signora affetta da retinite pigmentosa è stata accostata a casi di “falsi invalidi”, per il solo fatto di attraversare la strada da sola e andare in bicicletta.
«Non vogliamo entrare nel merito del caso della signora – dichiara Mirella Bighi, presidente dell’Associazione – sul quale vi è anche un processo aperto, ma già da domenica sera abbiamo iniziato a ricevere numerose chiamate da parte dei nostri soci, indignati per i contenuti e per i toni della trasmissione. La retinite pigmentosa non è una “falsa invalidità”, come si è lasciato intendere, ma una patologia genetica della retina gravemente disabilitante, che ha un forte impatto psicologico e sociale sulla persona, dal momento che è progressiva e può portare fino alla cecità, ma anche perché è ereditaria e può essere trasmessa ai figli o ai nipoti».
Fino ad oggi senza cura, la retinite pigmentosa determina prima una grave difficoltà nel vedere di notte o nelle condizioni di luce abbagliante, quindi un restringimento progressivo del campo visivo: la cosiddetta visione “a cannocchiale”.
«In Italia – continua Bighi – questa malattia colpisce un cittadino ogni 5.000 e in Emilia Romagna, intorno alla nostra Associazione, gravitano circa 700 persone, che seguiamo anche organizzando percorsi riabilitativi per migliorare l’autonomia e sfruttare al massimo il residuo visivo».
Unendosi dunque alla protesta della Federazione Nazionale Retina Italia, che ha già inviato una richiesta di rettifica e chiarimento al direttore generale della Rai Lorenza Lei e a quello di Raiuno Mauro Mazza [se ne legga ampiamente nel nostro stesso sito, cliccando qui, N.d.R.], l’Associazione Retinite Pigmentosa Emilia-Romagna sottolinea la mancanza di conoscenza manifestata da Massimo Giletti circa la natura della patologia. «E non si è neanche lasciato il tempo di spiegare al professor Sergio Scalinci, che oltre a essere direttore del Centro di Studio per l’Ipovisione dell’Università di Bologna, è il nostro referente scientifico», aggiunge la presidente dell’Associazione.
Male interpretati, poi, anche i contenuti della Legge 138 del 2001, che determina le indennità previste per le varie minorazioni visive. «Si è banalizzata – spiega Mirella Bighi – una legge che ci è costata anni di lotta. È la legge a definire “ciechi totali” non solo chi non vede da entrambi gli occhi, ma anche chi ha un residuo visivo perimetrico inferiore al 3%, come capita a chi soffre di una grave forma di retinite pigmentosa».
«Quella trasmissione – conclude – ha avuto il solo risultato di diffamare le persone con certificata disabilità visiva e di alzare un polverone di cui non sentivamo il bisogno, anche perché facciamo già fatica a far capire a chi ci è vicino come stiamo e come vediamo. Io stessa vado in bicicletta, ma solo nel breve percorso tra casa e la fermata dell’autobus: lo conosco a memoria, so che è sicuro e senza ostacoli, e vado piano». (Ufficio Stampa Agenda)
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