Restituiteci quelle parole!

«E se non vi fosse possibile far rispettare i diritti dei bambini e ragazzi con disabilità, allora restituiteci almeno le parole che ci avete rubato, togliendo da quel testo i riferimenti alla Costituzione, alle Leggi 104 e 328 e alla Convenzione ONU, dichiarando sinceramente l’intenzione dello Stato Italiano di mettere in secondo piano quei diritti rispetto alle esigenze di bilancio»: si conclude così, con caustico sarcasmo, la lettera aperta inviata dalla Federazione LEDHA ai Parlamentari della Lombardia, che contesta duramente il recente Schema di Decreto sull’inclusione scolastica

Dito puntato di un uomoÈ una dura presa di posizione, quella della LEDHA – la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – nei confronti dello Schema di Decreto Attuativo della Legge 107/15 sulla Buona Scuola, riguardante l’inclusione degli alunni con disabilità (Schema di Decreto Legislativo recante norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, Atto del Governo n. 378), che tanto sta facendo discutere in queste settimane, come testimoniano anche i numerosi contributi pubblicati dal nostro giornali ed elencati qui a fianco.
È una presa di posizione affidata dalla Federazione lombarda a una lettera aperta inviata ai Parlamentari della propria Regione e scritta all’insegna del più caustico sarcasmo.
Come riferisce infatti una nota della stessa LEDHA, «abbiamo deciso di inviare una lettera aperta ai Deputati e ai Senatori eletti nelle circoscrizioni lombarde, per denunciare un fatto grave: un “furto di parole”. Ignoti, infatti, sono penetrati nelle nostre sedi, hanno rubato le nostre migliori parole e le hanno inserite in quello Schema di Decreto il cui testo contiene richiami all’articolo 3 della Costituzione, a due leggi fondamentali per l’inclusione delle persone con disabilità (la 104 del 1992 e la 328 del 2000) e alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, un testo che, all’articolo 24, parla di educazione e istruzione prendendo a modello gli oltre quarant’anni di integrazione scolastica italiana. Un’esperienza unica al mondo».

«E tuttavia questi richiami – proseguono dalla LEDHA – vengono traditi già nelle pagine successive alla premessa. Tutti i sostegni che fino a oggi hanno garantito l’integrazione scolastica per alunni e studenti con disabilità (insegnanti di sostegno, assistenti alla comunicazione, educatori, trasporti…) vengono confermati, ma “nel limite delle risorse disponibili” (articolo 3, comma 5). In concreto, questo vuol dire che non saranno più diritti esigibili. Inoltre, nella scuola immaginata dal nuovo Decreto, le decisioni sui sostegni necessari a garantire l’inclusione dei bambini e dei ragazzi con disabilità verranno prese da commissioni formate da medici, mentre le famiglie e le associazioni non avranno più voce in capitolo».
«Questa non è inclusione, ma ulteriore separazione ed emarginazione»: scrive il presidente della LEDHA Alberto Fontana, nella citata lettera aperta, con la quale si chiede tra l’altro ai Parlamentari lombardi di emendare quel testo seguendo le indicazioni raccolte dalla FISH (Federazione italiana per il Superamento dell’Handicap) in un documento presentato nei giorni scorsi nel corso di un’Audizione alla Camera, della quale anche il nostro giornale ha riferito.
«E se non vi fosse possibile far rispettare i diritti dei bambini e ragazzi con disabilità – aggiunge Fontana -, allora restituiteci almeno le parole che ci sono state rubate, togliendo i riferimenti all’articolo 3 della Costituzione, alla Legge 104 e alla Legge 328, e soprattutto alla Convenzione ONU, dichiarando sinceramente l’intenzione dello Stato Italiano di mettere in secondo piano i diritti dei nostri bambini e ragazzi rispetto alle esigenze di bilancio». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimento: ufficiostampa@ledha.it.

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