La mano nel cappello

Il film documentario “La mano nel cappello” di Francesco Paolucci – che verrà proiettato nella serata di oggi, 10 gennaio, a Torino – nasce da un’esperienza laboratoriale di teatro e di cinema rivolto a persone con disabilità psico-fisiche che, lavorando sul corpo, hanno superato alcune insicurezze, fino a raggiungere un approccio naturale con la telecamera

Foto di scena del film documentario "La mano nel cappello" di Francesco Paolucci

Foto di scena del film documentario “La mano nel cappello” di Francesco Paolucci

Nella serata di oggi, 10 gennaio, verrà proiettato in anteprima per il Piemonte, ai Bagni Pubblici di Torino (Via Agliè, 9, ore 20.30), La mano nel cappello, film documentario del 2015 di Francesco Paolucci.
L’appuntamento – che rientra nell’àmbito del Progetto Crossing Barriera, rassegna itinerante all’interno dei quartieri torinesi Barriera Milano e Porta Palazzo – è promosso dall’AMNC (Associazione Museo Nazionale del Cinema) e dai Bagni Pubblici di Via Agliè (Casa del Quartiere di Barriera di Milano), in collaborazione con l’Associazione di Idee di Torino, realtà composta da professionisti che si occupano di disabilità (se ne legga anche nel box in calce), e con la Comunità XXIV Luglio Handicappati e non dell’Aquila, associazione di volontariato che lavora da più di quarant’anni sul territorio abruzzese.
Alla serata interverranno e dialogheranno con il pubblico il regista Paolucci – già notato per il documentario I migrati, realizzato anch’esso insieme alla Comunità XXIV Luglio dell’Aquila – oltre ad alcuni componenti del cast, a Cinzia Cavaglià dell’Associazione di Idee e a Marco Mastino, vicepresidente dell’AMNC.

«La mano nel cappello – spiegano i promotori dell’iniziativa – nasce da un’esperienza laboratoriale di teatro e di cinema rivolto a persone con disabilità psico-fisiche che, lavorando sul corpo, hanno superato alcune insicurezze, fino a raggiungere un approccio naturale con la telecamera. Il film documentario racconta i preparativi per la messa in scena del Don Chisciotte di Miguel de Cervantes da parte delle persone con disabilità e dei volontari della Comunità XXIV Luglio Handicappati e non dell’Aquila, tratteggiando una storia comunitaria nei suoi aspetti quotidiani e straordinari, con un linguaggio talvolta ironico e talvolta crudo, voluto così, per affrontare tematiche ancora forse considerate tabù». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@amnc.it.

L’Associazione di Idee di Torino
Si tratta di una ONLUS nata nel 2011 in seguito ad un lungo cammino, iniziato nel 2000 da parte dei suoi fondatori, vari operatori con professionalità diverse, tra cui psicologi, educatori, insegnanti, logopedisti e medici che, lavorando insieme con passione e impegno, hanno scoperto di condividere, oltre alle competenze, anche gli ideali e la filosofia di pensiero, per ciò che riguarda la disabilità e i diritti delle persone in difficoltà e delle loro famiglie.
«Per alcuni di noi – spiegano a una voce – è stata fondamentale la conoscenza dell’ANGSA Piemonte (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), perché la motivazione e l’investimento che tale Associazione ha dedicato alle nostre figure professionali ci ha permesso di ampliare la nostra formazione e capacità di collaborazione, tra di noi e con altri interlocutori; del resto, è stato proprio durante questo percorso formativo che ci siamo conosciuti».
«Tuttora – aggiungono – riteniamo indispensabile il dialogo e la progettualità con l’Associazione delle famiglie, poiché è necessario creare una rete e una coalizione tra Associazioni che operano nella stessa direzione; uno dei punti fondamentali del nostro lavoro è inoltre quello di partire dalle esigenze delle famiglie, per creare e attuare servizi realmente utili. Con la nascita dell’Associazione si è cercato di ampliare la collaborazione anche con altri professionisti, che allo stato attuale partecipano e concorrono alla realizzazione dei nostri progetti: infermiere, psicomotriciste, psicologi, educatrici e, non ultimi, i nostri preziosi volontari, la maggior parte di essi con formazione nel campo del sociale, ma anche profani che si propongono per imparare e offrire il loro tempo».
«Caratteristica della nostra Associazione – concludono – è la molteplicità di professionalità e allo stesso tempo la condivisione di competenze, che ci rende spesso intercambiabili, anche grazie all’abitudine consolidata di confronto continuo e capacità di richiederci e darci consulenza l’un l’altro in ognuna delle nostre attività. Formalizzando questi legami con la fondazione dell’Associazione di Idee, abbiamo voluto dare maggiore solidità ai progetti già esistenti, progettarne di nuovi e creare uno spazio dedicato ad attività di volontariato».

La mano nel cappello, ovvero Hand-in-cap: l’origine di un termine
Leggiamo da Treccani – Enciclopedia dei Ragazzi: «La parola handicap è di origine inglese: hand-in-cap (che letteralmente significa “mano nel berretto”) era il nome di un gioco d’azzardo diffuso nel Seicento. Il gioco si basava sul baratto o scambio, tra due giocatori, di due oggetti di diverso valore; il giocatore che offriva l’oggetto che valeva meno doveva aggiungere a questo la somma di denaro necessaria per arrivare al valore dell’altro oggetto, così che lo scambio potesse avvenire alla pari. Da allora, il termine handicap è passato nel linguaggio sportivo internazionale: indica lo svantaggio che viene attribuito in una gara al concorrente che ha maggiori possibilità di successo, per dare a tutti quelli che gareggiano la stessa probabilità di vincere. Così, il risultato della gara non è già scontato in partenza.
Dal significato originale legato al gioco e allo sport la parola handicap è stata poi utilizzata alla fine dell’Ottocento per indicare in generale il modo di equilibrare una situazione compensando le diversità; quindi è diventata sinonimo di “impedimento imposto” e infine semplicemente di “impedimento”.
Solo agli inizi del Novecento questa parola è stata adoperata in riferimento ai disabili e applicata ai bambini che avevano una menomazione fisica. In seguito, il significato del termine handicappato è stato esteso a indicare anche le persone adulte con problemi e quelle con disturbi mentali».

Please follow and like us:
Pin Share
Stampa questo articolo