Si è considerato il bene della persona oppure si è discriminato?

«Quel preside è sicuro di avere scelto considerando il bene della persona oppure ha adottato un comportamento discriminatorio?»: a porre il quesito è Giancarlo D’Errico, presidente dell’ANFFAS di Torino, in riferimento al caso di Edoardo, quindicenne con una forma grave di autismo, che dopo avere frequentato la terza media in una scuola nei pressi di Torino, nonostante il parere negativo di professionisti esperti e la richiesta della madre affinché rimanesse ancora in terza media, è stato “licenziato”, e quindi promosso, dal preside, pur non avendo sostenuto l’esame di Stato

Particolare di ragazzo con mano sulla bocca e atteggiamento di ansia«Persone come Edoardo hanno bisogno di stabilità e di essere seguite. E se nemmeno la scuola è in grado di garantire e comprendere questi bisogni, allora si pone un grosso problema. In questa vicenda indietro non si può tornare, ma la domanda che ci si pone è: il preside della scuola è sicuro di avere scelto considerando il bene della persona oppure ha adottato un comportamento discriminatorio?».
A porre il quesito è Giancarlo D’Errico, presidente dell’ANFFAS di Torino (Associazione Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), in riferimento al caso di Edoardo, quindicenne con una forma grave di autismo, di cui si legge in una nota della stessa ANFFAS torinese: «Edoardo presenta difficoltà a mettersi in contatto con l’altro e spesso reagisce con atteggiamenti di angoscia e chiusura, non di rado con manifestazioni autoaggressive e provocatorie, quando non si trova in situazioni e contesti ben conosciuti e prevedibili. Il suo grado di sviluppo è pari a quello di un bimbo di 3 anni e l’anno scorso ha frequentato la terza media a Trofarello (Torino). Il preside dell’istituto, però, nonostante il parere negativo di esperti e la richiesta della madre affinché rimanesse in terza media anche nell’anno successivo, lo ha “licenziato”, quindi promosso, pur non avendogli fatto sostenere l’esame di Stato».

«Mio figlio – spiega la mamma di Edoardo, Alessandra Rubiolo – non sa leggere e non sa scrivere. Mi sono sempre prodigata con numerose terapie affinché la sua situazione migliorasse. Ma arrivato in terza media ci siamo accorti che non era pronto per fare il salto successivo al liceo. Così ho chiesto al Dirigente Scolastico dell’istituto che venisse fermato per un altro anno alle medie».
«Rimanere in un ambiente conosciuto – sottolineano a questo punto dall’ANFFAS -, circondato da volti noti, è una condizione fondamentale per il benessere psicofisico del ragazzo. I cambiamenti, infatti, richiedono un certo tempo per essere metabolizzati e accettati e comportano un notevole costo emotivo che può compromettere in modo significativo il suo benessere».
«Così – prosegue Rubiolo – dopo avere sentito il parere di diversi esperti, ho chiesto alla scuola se Edoardo sarebbe potuto rimanere in terza media un altro anno.  In un primo momento hanno accettato, ma poi qualcosa è andato storto. Il giorno dell’inizio degli scritti, infatti, sono stata contattata dall’istituto, dal quale mi è stato chiesto come mai mio figlio non si fosse presentato agli esami. Per me è stata una doccia fredda e nonostante nemmeno in un secondo momento sia andato a sostenere l’esame, il preside ha deciso di promuoverlo lo stesso».
«Il motivo – conclude – è che non lo volessero più in quella scuola, cosicché mi sono sentita letteralmente cacciata dall’istituzione scolastica. Edoardo, infatti, senza neppure aver frequentato l’esame, è stato ritenuto idoneo a frequentare il liceo. Ha cambiato scuola e il nuovo istituto, non essendo stato avvertito per tempo, non ha potuto neppure garantirgli il percorso di inserimento graduale e oggi non gli sono state neppure assegnate le ore di assistenza educativa richieste».

Ad assistere direttamente Alessandra Rubiolo è stato Angelo Faiella, consigliere dell’ANFFAS di Torino, che racconta: «Quando la signora è andata a parlare col preside chiedendo che il figlio potesse rimanere un altro anno alle media, ero presente anch’io e confermo che il dirigente, a parole, aveva dato la sua totale disponibilità. Il ragazzo, d’altra parte, non era pronto ad andare alle superiori e la richiesta è stata fatta sulla base di un’effettiva valutazione di professionisti e non come una semplice richiesta del genitore. Il cambiamento di rotta del preside, che ha motivato la sua scelta di “licenziare” il ragazzo come una sua facoltà, pone proprio la riflessione suggerita dal presidente D’Errico: in questa sua scelta di promuovere Edoardo, il preside ha tutelato il benessere del ragazzo? Oppure lo ha dichiarato idoneo pur di allontanarlo dalla scuola negandogli, di fatto, il diritto all’istruzione? Siamo pertanto intenzionati ad andare a fondo della questione, anche rivolgendoci all’Ufficio Scolastico Regionale». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: media@inspirecommunication.it (Daniele Pallante); segreteria@anffas.torino.it.

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