Sono crollate le tre S (Scuola, Sociale, Sanità): fate presto!

«Dopo una scossa di terremoto – scrive Daniele Romano – all’arrivo dei soccorsi si sentono le voci dalle case crollate che gridano “fate presto!”. È la situazione che oggi vivono molte persone con disabilità e le loro famiglie, schiacciate da questo “terremoto” chiamato Covid-19! Sono crollate le tre S (Scuola, Sociale, Sanità), che si reggevano già su pilastri molto fragili. Perciò, se non vogliamo continuare a lasciare sole le persone con disabilità e le loro famiglie in questa fase “post-terremoto”, bisogna mettere in atto misure urgenti, e non limitarci a sostenerle economicamente»

Dito puntato di un uomoAvete presente quando avviene una scossa di terremoto in pochi secondi che fa crollare le case con dentro le famiglie, e al momento dell’arrivo dei soccorsi si sentono le voci che gridano «fate presto»? Ecco, questa è la situazione che oggi stanno vivendo molte persone con disabilità e le loro famiglie, che sono state schiacciate da questo “terremoto” chiamato Covid-19!
Ovviamente a crollare non sono le case, ma la vita quotidiana delle persone con disabilità e delle famiglie, abbandonate a sé stesse dalle Istituzioni. E lo dico non come esponente di una Federazione Regionale di Associazioni di persone con disabilità, ma da fratello di una persona adulta con disabilità intellettiva.

Sono crollate le tre S (Scuola, Sociale, Sanità), che si reggevano già su pilastri molto fragili, costruiti male in questi anni dalle Regioni italiane e dagli stessi Governi che non hanno investito in maniera appropriata su servizi appropriati.
Ci siamo limitati solo a servizi socio-sanitari come le RSA e RSD [Residenze Sanitarie Assistenziali e Residenze Sanitarie Disabili, N.d.R.], che nonostante in questi giorni siano sotto l’occhio del ciclone, sono state le uniche risposte concrete in questi anni alle famiglie delle persone con disabilità, perché in assenza di servizi domiciliari in Regioni come la mia [la Campania, N.d.R.], dove sono quasi inesistenti, far frequentare un centro diurno socio-sanitario, anche se si fa “pulmino terapia”, è l’unica modalità di sollievo che una famiglia ha, soprattutto se durante la notte non si batte ciglio. E con la chiusura, giusta, dei centri, lascio immaginare cosa questo voglia dire.
Ovviamente questa situazione la vivono migliaia di famiglie di persone con disabilità, soprattutto con disabilità intellettive e del neurosviluppo.

Perciò se non vogliamo continuare a lasciare sole le persone con disabilità e le loro famiglie in questa fase “post-terremoto”, bisogna mettere in atto misure urgenti, e non limitarci a sostenerle economicamente, come ha fatto la Regione Campania, prevedendo un bonus di 600 euro, senza poi però riuscire a garantire i servizi domiciliari attraverso gli Ambiti Sociali e/o i Comuni perché il sistema di welfare non riesce nemmeno a spendere i soldi che la Regione ha stanziato. Le persone con disabilità e le famiglie non hanno bisogno di elemosina per essere sostenute.
C’è bisogno di un intervento forte del Governo, simile a quello che ha messo in campo per i buoni spesa per le famiglie nei giorni scorsi, ovviamente, però, basato su azioni diverse, come la stessa applicazione degli articoli 47 e 48 previsti già dal Decreto Legge cosiddetto “Cura Italia”.
La lezione che ci sta dando queste emergenza è che non si può lasciare più nelle facoltà delle Regioni Italiane, soprattutto quelle del Sud, la gestione di questa ricostruzione, perché correremmo il rischio che si ripetesse quanto è accaduto durante la prima fase, lasciando sole tante famiglie e persone con disabilità.

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