Un po’ di storia dei simboli della disabilità

La storia del “vecchio” e del “nuovo” Marco Cavallo e poi l’evoluzione dei simboli realizzati per rappresentare la disabilità, a partire dal 1968, fino all’“Accessibility Logo” coniato dalle Nazioni Unite nel 2015, raffigurazione che si rifà esplicitamente all’“Uomo Vitruviano” di Leonardo Da Vinci, con l’obiettivo di superare la visione della persona limitata alla sedia a rotelle, valorizzando allo stesso tempo l’unicità dell’essere umano. «Quest’ultimo – scrive Anna Maria Gioria – ha avuto tuttavia poco successo e non è riuscito a sfatare l’immagine classica della persona in carrozzina»

Logo disabilità di Susanne Koefoed, 1968

Il classico logo della disabilità messo a punto nel 1968 da Susanne Koefoed

Nel corso degli anni sono stati realizzati – e successivamente modificati – una serie di simboli rappresentanti la disabilità. Un esempio recente è la nuova versione del Marco Cavallo, emblema della lotta sociale per la chiusura dei manicomi e la conseguente libertà delle persone con disabilità psichica, portata a termine a Fucecchio, in Provincia di Firenze [se ne legga ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. Il primo Marco Cavallo fu realizzato all’interno del manicomio di Trieste nel 1973 per volontà del direttore di allora, Franco Basaglia. Suo cugino, l’artista Vittorio Basaglia, creò un cavallo di legno e cartapesta, di dimensioni monumentali, una sorta di “Cavallo di Troia” che potesse essere il simbolo della fine dell’isolamento, e la richiesta di libertà e umanità dei malati mentali.
A distanza di quasi cinquant’anni, la Cooperativa Sinergica degli Ortolani Coraggiosi e il Coordinamento Toscano delle Associazioni per l’Autismo hanno voluto dare un volto nuovo al Marco Cavallo per ribadire la necessità dell’inclusione delle persone autistiche, venuta meno in questo periodo di pandemia. Sono stati proprio ragazzi autistici e/o con una disabilità intellettiva, coordinati dall’artista Antonio Massarutto, a portare a termine l’opera costruita in legno e viti.

Logo disabilità, Brendan Murphy, 1994

Il logo proposto nel 1994 da Brendan Murphy

Il nuovo Marco Cavallo, con la sua forza simbolica, ha “galoppato” per le vie della città, portando messaggi di libertà e di vita e, allo stesso tempo, sono state consegnate le aspirazioni dei ragazzi stessi, il loro desiderio di vita, di lavoro, di casa e di stare vicino ai loro cari e agli amici.

Oltre alla storia del Marco Cavallo, meritevole di attenzione è l’evoluzione del simbolo classico riguardante l’accessibilità, nato alla fine degli Anni Sessanta.
In quel decennio vi fu un vero e proprio proliferare di simboli. Per fare un po’ di ordine, nel 1968 fu indetto un concorso finalizzato alla creazione del contrassegno internazionale dell’accessibilità (ISA- International Symbol Access), che venne vinto dalla studentessa di design Susanne Koefoed, con la messa a punto di un riquadro blu, al centro del quale vi era la figura stilizzata di una persona in sedia a rotelle, indicante un accesso privo di barriere. In poco tempo tale simbolo venne conosciuto e utilizzato in tutto il mondo.

Logo disabilità 2013, Brian Glenney e Sara Hender

Il logo del 2013 di Brian Glenney e Sara Hender

Nel 1994, poi, Brendan Murphy, studente dell’università statunitense di Cincinnati, propose una modifica al simbolo coniato dalla Koefoed, per evidenziare l’importanza dell’indipendenza delle persone con disabilità. Mantenendo cioè la figura stilizzata in carrozzina in colore bianco sullo sfondo azzurro, venne cambiata la posizione del corpo, busto chinato in avanti e braccia indietro che spingono la carrozzina in movimento. Un’immagine, questa, che intendeva simboleggiare la conversione dei vecchi paradigmi, come staticità e passività, tipici del precedente logo, con nuove valenze, come dinamicità e partecipazione attiva.

Nel nuovo millennio, e precisamente nel 2013, Brian Glenney, professore di filosofia al Gordon College nel Massachusetts, in collaborazione con la designer Sara Hender crearono The Accessible Icon Project, simbolo internazionale dell’accessibilità, un nuovo logo molto simile al precedente con alcuni dettagli ben evidenziati, come la testa inclinata in avanti, il braccio piegato all’indietro e i tagli sulla ruota.

"Accessibility Logo", ONU, 2015

L'”Accessibility Logo” coniato dalle Nazioni Unite nel 2015

Due anni più tardi, nel 2015, sono state le Nazioni Unite a coniare l’Accessibility Logo [se ne legga anche in «Superando.it», N.d.R.], una figura stilizzata con gambe e braccia aperte racchiusa in un cerchio che ne esprime la portata globale.
La raffigurazione stessa ricorda l’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci e l’obiettivo è quello di superare la visione della persona limitata alla sedia a rotelle, valorizzando allo stesso tempo l’unicità dell’essere umano. Quest’ultimo simbolo, tuttavia, ha avuto poco successo, poiché non è riuscita a sfatare l’immagine classica della persona in carrozzina.

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Disabilità, l’evoluzione dei simboli (ma la carrozzina resiste)”). Viene qui ripreso – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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