Cosa ci dicono quelle tante storie di disabilità sui media

«Il Papa, Alberto Genovese, Giorgia Soleri, Bebe Vio, Renato Brunetta e una donna dispersa in un incidente nautico: cosa hanno in comune? La disabilità. E l’essere entrati nel flusso dei media quasi contemporaneamente. Tante notizie sulla disabilità concentrate in una stessa settimana di luglio – scrive Antonio Giuseppe Malafarina – portano a interrogarsi, mostrando che la disabilità è più diffusa di quanto possiamo pensare e che sicuramente oggi siamo più pronti di un tempo a parlarne. Pensiamoci»

Auguste Rodin, "Le penseur"

Auguste Rodin, “Le penseur”

Il Papa, Alberto Genovese, Giorgia Soleri, Bebe Vio, Renato Brunetta e una donna dispersa in un incidente nautico del 23 luglio: cosa hanno in comune? La disabilità. E l’essere entrati nel flusso dei media quasi contemporaneamente. Una casualità?
Tante notizie sulla disabilità concentrate in una stessa settimana di luglio portano a interrogarsi: attribuire il tutto alla fatalità potrebbe essere semplicistico, quanto fantasioso potrebbe essere legarlo al disegno mediatico. Ragioniamoci su.

Giorgia Soleri, influencer, poetessa, nota anche per essere la fidanzata di Damiano dei Måneskin e collegabile alla disabilità come vedremo dopo, potrebbe rappresentare l’episodio a suffragio della tesi del “complottismo mediatico”: di lei avremmo potuto leggere un pochino dopo quanto un pochino prima, invece ne abbiamo letto in un articolo di «7 del Corriere della Sera» (disponibile questo link).
Interviste così si preparano con ampio anticipo ed era imprevedibile che andasse a incasellarsi in un periodo così spregiudicatamente ricco di eventi sulla disabilità. La tesi dell’architettura a tavolino è debole, perché anche l’intervista degli stessi giorni a Bebe Vio nel metaverso, realizzata per «Corriere della Sera.it» (a questo link) e con tanto di dialogo virtuale proprio nel metaverso, visibile a quest’altro link, è stata preparata con un anticipo tale da scagionarla dall’accusa di complottismo mediatico.
Ma vediamo come i personaggi sin qui citati sono riconducibili alla disabilità.

Papa Francesco in carrozzina lo abbiamo visto perché è partito per il Canada con un dolore al ginocchio che lo porta a preferire il muoversi in carrozzina, dal momento che l’attrezzo su ruote lo facilita rispetto al bastone. Il Papa usa da tempo la carrozzina all’occorrenza e in quei giorni di luglio ha fatto più parlare perché maggiormente esposto per via del viaggio apostolico.
Quella di Alberto Genovese, invece, sembra una brutta storia che a me pare bruttissima. Fanpage.it, in un suo articolo, riporta l’analisi della psicoterapeuta Roberta Gatto che confuta la tesi della perizia di parte. Perizia ove si sostiene che il re delle startup accusato di stupri plurimi abbia la sindrome di Asperger. Non entro nel merito, mi preme solo citare il fatto.
Giorgia Soleri, nella sua intervista, parla dei problemi di accettazione del suo corpo a partire dall’intimità, del dolore cronico, dell’endometriosi e della depressione, fino all’estremo istinto autolesionista della morte. Poi la rinascita e le lotte politiche per il riconoscimento della vulvodinia e della neuropatia come malattie invalidanti.
Bebe Vio nella sua intervista parla di nuove tecnologie. Le tecnologie che aiutano le persone amputate e il metaverso, dove molte disabilità si azzerano. Parla anche della cultura della disabilità, spinta da una domanda sulla sua associazione Art4sport, per lo sport come terapia per il recupero fisico e psicologico dei giovani.
Il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha raccontato nella trasmissione di Raitre Mezz’ora in più l’amarezza per le invettive dei colleghi di partito (ormai ex) in riferimento alla sua statura. Nel video (a questo link), racconta anche degli oltraggi che lo hanno colpito fin dall’infanzia e della volontà di diventare esempio per aiutare le persone che hanno sofferto e soffrono come lui.
Infine l’incidente nautico davanti all’Argentario, con uno yacht che sperona una barca a vela affondandola. Il disastro computa un morto e, al momento della scrittura di questo post, una dispersa. Anna Claudia Cartoni, questo il suo nome, era la madre di una persona con disabilità grave, come si può leggere dall’articolo di «Corriere della Sera.it».

Conosciuti i fatti, che cosa ci dicono?
Il Papa ci dice che chiunque può diventare con disabilità in qualsiasi momento della propria vita. La disabilità non guarda al ceto sociale, al grado di comando e neppure alla religione. La disabilità, cioè la condizione di salute che la genera, è terribilmente democratica. Anche se condizioni ambientali sfavorevoli possono favorirla. E la disabilità non è solo permanente, ma può essere anche temporanea. Quella relativa al ginocchio del Papa, infatti, ci auguriamo passi rapidamente.
Il caso di Alberto Genovese, non certo lui, ci dice che la disabilità può essere criminale, benché la condizione di disabilità potrebbe essere un’attenuante. Ma ci dice anche che la disabilità può essere “comoda” per cacciarci da guai supposti peggiori.
Giorgia Soleri ci dice che la disabilità dipende proprio dall’ambiente. In un ambiente favorevole, e direi ideale, non ti viene la depressione in quanto l’ambiente sa normalizzare la tua difficoltà. Ci dice anche che la disabilità può provenire dalle cose nascoste, come l’intimità di una persona. E ci insegna che ci sono disabilità invisibili. O perché non si vedono oppure perché le hai passate.
Bebe Vio mostra quanto la tecnologia possa aiutare le persone con disabilità. Nel mondo virtuale possiamo raggiungere un livello di inclusione altissimo, se dotati delle tecnologie per affrontarlo. La disabilità può scomparire, anche se tornati al reale tutto torna come prima. Ma c’è una cultura che può aiutarci a vivere meglio, perché le barriere non sono solo quelle culturali.
Il ministro Brunetta porta l’attenzione sulla bullizzazione: non è un fenomeno solo da ragazzini sciocchi, riguarda anche gli adulti e persino quelli colti, quelli che dovrebbero condurre il Paese. Il ministro riporta il dolore che ti lascia dentro e annunciando di essersi esposto per incoraggiare le persone nella sua condizione, contrasta l’abilismo e il cosiddetto body shaming [discriminazione di una persona per il suo aspetto fisico, N.d.R.].
Anna Claudia Cartoni lascia una squadra di cui era parte decisiva insieme al marito e alla figlia con disabilità. Rivendicavano per loro e per gli altri diritti sovente repressi. E trasmettevano una grande energia parlando della loro unione. Avanza il dubbio su cosa succederà ora a quella famiglia, ovvero sull’importanza del fattore umano. Senza tralasciare una riflessione sul diritto a esistere oltre l’esistenza dei propri familiari.

I fatti di quella settimana di luglio ci hanno mostrato la disabilità nella sua interezza e che siano capitati in serie in un breve periodo di tempo ci dice questo: che la disabilità è più diffusa di quanto possiamo pensare e sicuramente oggi siamo più pronti di un tempo a parlarne. Pensiamoci.

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Dal Papa alla donna dispersa in mare, c’è tanta disabilità sui media”. Viene qui ripreso – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

Please follow and like us:
Pin Share
Stampa questo articolo