Non più “disabilità e lavoro” come due mondi separati, ma “disabilità al lavoro”

«Non più “disabilità e lavoro”, come due mondi separati a confronto, bensì “disabilità al lavoro”, ossia il lavoro come naturale e imprescindibile contesto di vita delle persone, di tutte le persone, anche di quelle con disabilità. Non più un’eccezione, dunque, ma un dato di fatto che la società deve saper affrontare»: partono da questo assunto di base le quattro tavole rotonde dal titolo complessivo “Disabilità al lavoro: la voce dei protagonisti”, organizzate dal Master di Primo Livello in Diversity & Disability Manager della Scuola di Alta Formazione SdM dell’Università di Bergamo

Giovane con disabilità intellettiva lavora come giardiniere

Un giovane con disabilità intellettiva sul posto di lavoro

Il lavoro non è solo un diritto fondamentale di ogni essere umano, è la componente che offre alla persona l’adultità, la piena realizzazione e un ruolo socialmente riconosciuto. Ma come coniugare la disabilità e il lavoro?
Gli ultimi dati raccolti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali risalgono addirittura al 2018 e non sono per nulla confortanti. Emerge infatti che solo il 20% delle persone con disabilità iscritte al collocamento obbligatorio risultava assunto e di queste il 90% dichiarava di avere un contratto a tempo determinato. Inoltre, dei 10.360 contratti a tempo indeterminato, 7.137 si erano conclusi con un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, in particolare riferendosi all’idoneità fisica o psichica del lavoratore. Negli anni seguenti, naturalmente, i numeri non sono certamente migliorati, anche a causa del Covid.

Sulla questione generale, a prescindere dai dati, il Master di Primo Livello in Diversity & Disability Manager della Scuola di Alta Formazione SdM dell’Università di Bergamo ha organizzando, a partire dal dicembre scorso, quattro successive tavole rotonde [se ne legga l’ampia presentazione su queste stesse pagine, N.d.R.].
Durante i relativi dibattiti, disponibili sulla piattaforma Teams (per informazioni accedere a questo link), è possibile incontrare varie figure del mondo del lavoro e della disabilità, quali disability manager, esponenti di Promotori 68 (misura finanziata con il Fondo Regionale Disabili e inserita nel Piano Metropolitano per il Lavoro delle persone con disabilità), rappresentanti di aziende della Pubblica Amministrazione e di Enti del Terzo Settore. Di volta in volta, nelle singole tavole rotonde, i vari ospiti espongono le loro esperienze e le proposte operative, confrontandosi per promuovere in modo efficace l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. I primi due incontri, come detto, si sono tenuti a dicembre, mentre i prossimi sono programmati per il 18 e il 25 gennaio.

«Oltre ad esplorare il tema, le tavole rotonde rappresentano anche un’iniziativa di promozione del Master di Primo livello in Diversity e Disability Manager le cui iscrizioni sono aperte presso la Scuola di Alta Formazione SdM dell’Università di Bergamo – spiega la docente  Serenella Besiom, condirettrice del Master stesso – che intende affrontare, in una prospettiva multidisciplinare, pedagogica, giuridica ed economica, una delle più recenti, sfidanti e complesse frontiere dell’inclusione delle persone con disabilità, quella lavorativa. Nonostante infatti l’impegno profuso dal Legislatore e da alcune aziende, il lavoro, in questo caso, rimane oggi, purtroppo, un approdo difficile, se non impossibile, da raggiungere. Ed è invece il lavoro, come sappiamo, la via maestra all’autodeterminazione».

Il primo dei quattro incontri, incentrato sul tema Lavoro progetto di  vita: la voce delle persone con disabilità, ha avuto come focus il lavoro concepito non solo come componente utile alla sopravvivenza economica, ma anche come strumento fondamentale per acquisire un ruolo, diventando consapevoli di avere dei diritti e dei doveri. Inoltre, l’avere un’occupazione offre l’opportunità di rapportarsi alle altre persone, organizzare la giornata in tempi lavorativi ed extralavorativi.
Durante la seconda tavola rotonda, invece, intitolata Il lavoro diritto di ogni persona: la voce della Pubblica Amministrazione, ci si è soffermati sulle tante criticità della Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), provvedimento che, com’è ben noto, disciplina il collocamento obbligatorio delle persone con disabilità. Nella stessa occasione si sono analizzate le varie azioni che, di recente, sono state adottate per fronteggiare le molte difficoltà. A livello regionale lombardo, ad esempio, si sono istituite figure che accompagnano le aziende ad assolvere l’obbligo di assumere lavoratori con disabilità; a livello nazionale, invece, sono state pubblicate le Linee Guida in materia di collocamento mirato, finalizzate alla semplificazione e al miglioramento delle prestazioni.

Per quanto poi riguarda i prossimi incontri, quello del 18 gennaio (Il lavoro possibile: la voce delle aziende) sarà dedicato alle figure del disability e del diversity inclusion manager e prenderà in considerazione il lento, ma continuo, cambiamento della concezione del lavoratore con disabilità, secondo un’ottica sempre più umanistica, che mira a considerare il soggetto con lo stesso valore degli altri dipendenti in campo professionale e pertanto da formare e inserire come loro.
L’ultimo evento, programmato per il 25 gennaio (Il lavoro possibile: la voce degli Enti del Terzo Settore), rifletterà infine sul cosiddetto Sheltered Employment, ovvero le forme protette di inserimento lavorativo fuori dal mondo del libero mercato, come le Cooperative di tipo B, rispetto alle quali il rischio reale è che si tratti di esperienze poco inclusive, troppo iperprotettive e dunque “paternalistiche”. Pertanto, lo scopo di quell’incontro sarà di individuare nuove modalità, affinché lo Sheltered Employment non diventi esso stesso una forma di segregazione.

«Questi incontri – dichiara Fabio Sacchi, assegnista di ricerca dell’Università di Bergamo, che ne è uno degli organizzatori – rappresentano l’impegno assunto dal nostro Ateneo per costruire e diffondere quelle nuove conoscenze e competenze di cui la società ha bisogno per un radicale cambiamento. Non si parlerà più di “disabilità e lavoro”, due mondi separati che si confrontano, bensì di “disabilità al lavoro”, ossia del lavoro come di un naturale e imprescindibile contesto di vita delle persone, di tutte le persone, anche di quelle con disabilità. Non più un’eccezione, dunque, ma un dato di fatto che la società deve saper affrontare».

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Il nodo del lavoro: un cambio di paradigma negli incontri dell’Università di Bergamo”). Viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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