Opinioni

Meglio affittare la casa a chi ci vede…

Meglio affittare la casa a chi ci vede…

«Ho 53 anni – scrive Salvatore Di Mauro – e l’assenza della vista non mi impedisce di desiderare una vita indipendente come tutti gli altri. Per questo sto cercando una casa tutta mia e l’avevo anche trovata, ma la proprietaria ha deciso che non potesse affittarmela a causa della mia disabilità visiva! Purtroppo poche persone conoscono e vogliono conoscere la disabilita visiva per quella che è realmente. E così resto con il mio stupore e ancora senza una casa tutta mia»

Come coniugare la parola educazione nella crescita di un bambino con disabilità

(foto di Associazione L'abilità)

«Quando si tratta di educazione e bambino con disabilità – scrive Carlo Riva -, spesso si incorre nell’errore di considerare l’educazione come disciplina scolastica o come pratica che la terapista mette in atto nel suo setting. L’educazione, invece, non è l’apprendimento della lettoscrittura o delle competenze di calcolo o lo stimolo alla conoscenza corporea della psicomotricista, bensì il mettere in atto la riflessione su che cosa gli serva davvero nella vita, cosa dovrebbe imparare il bambino con disabilità, e infine come insegnargli ad essere bambino e quindi persona del mondo»

Perché il servizio di assistenza domiciliare a Roma non rispetta la libera scelta

Un'elaborazione grafica dedicata all'assistenza domiciliare

«Non vogliamo ostacolare le legittime richieste delle Cooperative – scrive Sofia Donato, portavoce nazionale di Caregiver Familiari Comma 255 – ed è nostra ferma volontà difendere il SAISH di Roma (Servizio per l’autonomia e l’integrazione della persona disabile) in ogni sua forma, perché ciò che difendiamo è il diritto di libera scelta del cittadino utente. Ma non si può prescindere dal sottolineare la discriminazione continua verso i cittadini che scelgono la forma di SAISH indiretta, ossia il rimborso all’utente a fronte della rendicontazione dell’assunzione di un proprio operatore»

L’audiodescrizione è un ausilio essenziale, ma va fatta bene

Realizzazione di un servizio di audiodescrizione

«Come ipovedente – scrive Marina Capria -, posso attestare l’impatto estremamente positivo che le audiodescrizioni hanno sulla mia vita. Tuttavia, capita spesso di ascoltare audiodescrizioni che già dalle prime battute non mi restituiscono le immagini e le azioni, producendo così un lavoro inadeguato e irrispettoso nei confronti di chi ha bisogno di quelle descrizioni per seguire i film e le serie. Le audiodescrizioni richiedono infatti precisione tecnica, sensibilità artistica e nel processo di collaudo l’incaricato dovrebbe essere affiancato anche da una persona cieca o ipovedente»

Marino Catena, che fu tra i primi accolti nelle case famiglia di don Benzi

Marino Catena

«È morto il 16 luglio Marino Catena – scrivono dalla Comunità Papa Giovanni XXIII -, tra i primi accolti nelle case famiglia di don Benzi. 81 anni, persona con una disabilità psichica, era stato accolto a Coriano, sulle colline di Rimini, nel 1973, quando fu aperta la prima casa famiglia per volontà di don Oreste Benzi, fondatore della nostra Comunità»

Scuola: per non tornare indietro, per “andare oltre” (come chiedeva Andrea Canevaro)

Il racconto di un presidio a Roma voluto non solo per protestare contro le parti riguardanti l’inclusione scolastica contenute nel recente Decreto Legge 71/24, ma per il futuro stesso dell’intero comparto scuola. «Dobbiamo tornare a immaginare una scuola inclusiva come un processo in evoluzione – scrive Fernanda Fazio -, seguire lo spirito della Legge 517/77 e della Legge Quadro 104/92, norme che prevedevano la diversità come una risorsa e la formazione di tutti i docenti per un’inclusione che riguarda tutti gli alunni. E “andare oltre”, come ci invitava Andrea Canevaro»

Se la battaglia contro quel Decreto rimane nella “nicchia”…

«Se quel Decreto sull’inclusione scolastica suscita l’indignazione dei soli insegnanti di sostegno che hanno conseguito il TFA (Tirocinio di Formazione Attivo) – scrive Orlando Quaglierini -, e non anche di rappresentanti dei docenti curricolari e dei dirigenti scolastici; se suscita le rimostranze dalle associazioni di categoria e non anche di rappresentanti della società civile, coloro che non sono inclini ad una scuola e a una società inclusiva, si fregheranno le mani, perché percepiranno tale reazione come una battaglia corporativa, “di nicchia”…»

Gli Stati Generali sulla Disabilità in Calabria: basta con la rassegnazione!

«Ci appelliamo a tutte le persone con disabilità e alle famiglie – scrivono Nunzia Coppedé della FISH Calabria e Maria Alesina dell’ANFFAS Calabria -: basta con la rassegnazione! Facciamo tutti un grande sforzo per organizzarci e partecipare attivamente agli Stati Generali sulla Disabilità in Calabria del 26 ottobre, un evento che deve diventare una leva importante per le politiche di inclusione e per l’applicazione delle ultime leggi vigenti. Dobbiamo dire basta ai progetti di 12 mesi! La vita non finisce dopo i 12 mesi e neanche i nostri bisogni di assistenza»

Perché quella norma sull’inclusione è “un prodotto geneticamente modificato”

«Il professor Dario Ianes – scrive Salvatore Nocera -, ben noto nel nostro mondo della disabilità e pure fuori, ha felicemente definito l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità come “il DNA della scuola italiana”. Ritengo pertanto che le norme sulla specializzazione dei docenti di sostegno contenute nel Decreto Legge 71/24, siano come “un prodotto geneticamente modificato” che danneggia questa grande e innovativa “specialità italiana”»

Quando quelle famiglie potranno di nuovo sperare in un futuro migliore per i figli?

«Continuiamo a lottare – scrive Claudia Marsillio, presidente dell’AIAS di Trieeste, prendendo spunto da alcun frasi pronunciate alla recente 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia – perché le persone con disabilità ex ospiti del Centro di Educazione Motoria e le altre con disabilità gravi da esiti di diverse patologie si trovano ancora in Centri Diurni non adatti a loro o, peggio ancora, sono sempre a casa, senza i servizi loro necessari. Se e quando i nuclei familiari di persone con disabilità grave/gravissima potranno sperare di nuovo in un futuro migliore per i loro figli?»

Cosa farei per quel Decreto Legge? Continuerei a mandare… “lettere da Berlino”!

«Per la parte dedicata all’inclusione scolastica – scrive Orlando Quaglierini -, il Decreto Legge 71/24 è sbagliato, perché non solo non risolve nella sostanza il problema quantitativo del reperimento e dell’allocazione degli insegnanti di sostegno laddove ce n’è bisogno, ma, con soli 30 Crediti Formativi, non assicura nemmeno la competenza minima necessaria per affrontare i Bisogni Educativi Speciali». E chiedendosi cosa fare, Quaglierini cita il film “Lettere da Berlino” e scrive: «Continuiamo a mandare “lettere da Berlino”!»

Le politiche della disabilitazione, le leggi e il welfare

«Da poco è uscita in Italia – scrive Luca Mozzachiodi in questo suo contributo di riflessione -, la traduzione di un importante libro di Michael Olivier (“Le politiche della disabilitazione”), pioniere dei “Disability Studies” anglosassoni, uno studio ritenuto quale manifesto del “modello sociale della disabilità”; bisogna però dire che i termini del dibattito sfuggono al lettore comune nella generale disattenzione alla disabilità che caratterizza la nostra società»

Una lettura culturale del concetto di accessibilità

«È sicuramente l’accessibilità – scrive Simona Lancioni – il tema portante di “Lo spazio non è neutro. Accessibilità, disabilità, abilismo”, saggio di Ilaria Crippi, proponendone una lettura culturale che ne delinea dapprima il concetto in termini storici, sociologici e giuridici, spostando poi la riflessione sulle strategie discorsive comunemente utilizzate per giustificare l’inaccessibilità, focalizzandosi infine sui delicati (e spesso impliciti) equilibri di potere che insorgono nell’àmbito delle relazioni di aiuto e dell’assistenza personale, e sul cosiddetto “abilismo psicoemotivo”»

Antigoni del nostro tempo

«Le persone con disabilità che subiscono abusi – scrive Simona Lancioni -, e i loro affetti, si ritrovano spesso da soli a lottare contro un sistema che sovente quegli abusi nemmeno li percepisce come tali. Eppure, nonostante sappiano di partire in svantaggio, è ancora possibile trovare persone che tra adeguarsi passivamente a leggi ingiuste o “restare umane”, scelgono la seconda. Non sanno cosa riusciranno ad ottenere, sperano di non rimetterci, ma una cosa l’hanno ben chiara: se non provassero nemmeno a fare resistenza sarebbero conniventi. Sono le “Antigoni” del nostro tempo»

Le mascherine nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali

Una Circolare Ministeriale ha stabilito che l’obbligo di indossare le mascherine nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali non sia più necessario in maniera generalizzata, ma vada affidato alla discrezionalità delle strutture stesse. Nel commentare positivamente il provvedimento, Giuseppe D’Angelo dell’UTIM (Unione per la Tutela delle Persone con Disabilità Intellettiva), sottolinea che «tale discrezionalità va esercitata con adeguatezza e che le decisioni devono basarsi su valutazioni accurate, per garantire il rispetto dei diritti degli utenti»

“Maestri ortofrenici”, crediti per l’insegnamento di sostegno e… bagnini impreparati

«Cosa diremmo – scrive Orlando Quaglierini – di uno stabilimento balneare che, in mancanza di bagnini patentati, in base al principio del “meglio che nulla”, assumesse persone sprovviste di specifiche tecniche di salvataggio, salvo averne un’infarinatura acquisita frettolosamente? Il recente Decreto Legge sull’inclusione si muove in modo analogo: dimezzare i crediti per la formazione dei docenti di sostegno in un mondo in cui, al contrario, sono diventate sempre più complesse le problematiche inerenti alla condizione di disabilità, con la nascita di nuovi paradigmi concettuali di riferimento»

Quel portamonete che dovrebbe essere riempito di servizi

«Le persone con disabilità grave di tipo cognitivo-relazionale e/o con deficit sensoriali e di comunicazione assolutamente non possono stare da sole in ospedale!»: lo scrive tra l’altro Alessandra Corradi, presidente dell’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti, commentando il racconto di Gianfranco Vitale sulla vicenda sanitaria vissuta dal figlio, quarantatreenne con disturbo dello spettro autistico

Dove e come funzionano i servizi in ospedale rivolti alle persone con disabilità?

A chiedersi «dove e come funzionano i servizi in ospedale rivolti alle persone con disabilità» è Salvatore Nocera, dopo la denuncia di Stefania Stellino, da noi pubblicata, dell’inaccettabile risposta ricevuta per una gastroscopia urgente al figlio con autismo, da parte di un servizio specializzato nella cura personalizzata delle persone con disabilità. Un quesito più che lecito, anche alla luce della constatazione che il progetto DAMA, per l’“Assistenza medica avanzata alle persone con disabilità”, «è operativo in modo paurosamente disuguale in Italia», come sottolinea Nocera

Una gastroscopia urgente per un giovane con autismo? Si “potrebbe provare”…

«Come previsto dalla nostra rete, potrebbe provare a rivolgersi a un’altra sede del nostro progetto»: questa la risposta ricevuta da Stefania Stellino, per una gastroscopia urgente al figlio con autismo, da quello che dovrebbe essere un servizio specializzato nella cura personalizzata delle persone con disabilità. «Mi spiace davvero tanto – la risposta di Stellino al messaggio ricevuto – che ancora una volta la disabilità abbia perso, che ancora una volta una persona con una disabilità complessa non sia considerata un cittadino come gli altri. Che non abbia neppure il diritto di curarsi»

L’impegno associativo dei genitori responsabili

«La storia dei soci della nostra Associazione – scrive Giovanni Marino, presidente dell’ANGSA – è fatta di rinunce, di impegno e di studio, senza dimenticare il proprio figlio a casa che ti costringe a notti insonni e a cercare una via d’uscita. Da quelle rinunce e da quell’impegno molto è stato promosso, sul piano dei trattamenti e dei diritti. La ricerca scientifica e l’inclusione scolastica sono ancora insufficienti e i servizi troppo disomogenei sul territorio nazionale, ma ci sono anche tanti esempi di buone pratiche e il nostro impegno è quello di rendere strutturali queste oasi di dignità»