Opinioni

La preparazione al sostegno non è “gavetta”!

Un'insegnante di sostegno con due allievi

«A un docente che con onestà rinuncia al proprio incarico, sentendosi impreparato di fronte a un’alunna con grave autismo, il dirigente scolastico – scrive Sonia Zen – non può dire “chi sceglie di fare l’insegnante, sa fin da subito che la gavetta prevede pure questi passaggi”! Infatti, non deve certo essere uno studente con autismo a fare da “cavia” a chi non ha alcuna preparazione. L’auspicio, invece, è che vi sia la dovuta attenzione nell’assegnare personale con un’adeguata preparazione, perché solo così si contribuirà a una didattica mirata e a una qualità migliore della scuola di tutti»

Tutto cambia, ma la cultura dell’inclusione rischia di regredire

Tutto cambia, ma la cultura dell’inclusione rischia di regredire

«Preoccuparsi del futuro lavorativo dei figli “socialmente deboli” – scrive Marino Bottà – dovrebbe essere una preoccupazione sociale e non solo familiare, ma purtroppo non è così e il protrarsi di questa situazione ci porterà verso una regressione della cultura dell’inclusione, con l’inevitabile riproposizione di soluzioni emarginanti. Anche perché non conoscere il passato o averlo dimenticato non ci aiuta nel percorso di sviluppo della cultura dell’inclusione sociale. Spetta dunque a ognuno di noi, dalle proprie periferie geografiche e sociali, farsi carico di un indispensabile cambiamento»

Una vacanza a Vienna, a tempo di valzer

La casa di Mozart a Vienna (Mozarthaus)

«Progettate il viaggio – scrive Rosa Mauro, raccontando la sua vacanza a Vienna – in modo tale da essere sicuri di un’accessibilità buona e adatta a voi come alloggio, informatevi delle cose interessanti in città e della loro accessibilità e abbiate comunque un pizzico di mente aperta. Vienna è una “vecchia signora”, proprio come la mia Roma, ma si è resa accessibile e “friendly” nei miei confronti: le strade e i marciapiedi sono ampi e agibili, l’asfalto tenuto bene, le macchine stanno lontane dagli scivoli. I musei sono dotati di audioguide e accessibili a chi si muove con le quattro ruote»

Io sto con Elio, perché qui si parla di diritti umani!

Stefano Belisari, in arte Elio, è padre di un bimbo con disturbo dello spettro autistico

«Una tendenza diffusa sui social – scrive Simonetta Morelli -, e ritrovata tra i commenti alla lettera con cui Stefano Belisari, in arte Elio, ha replicato duramente alle parole pronunciate da Beppe Grillo sull’autismo, è quella di ridicolizzare e ridurre a fissazione la questione della correttezza del linguaggio. Come se non stessimo parlando di diritti umani! Io sto con Elio l’artista e con papà Stefano, con la sua famiglia e la loro solitudine, in attesa che una luce deflagri nella testa di chi ha la responsabilità di un ruolo pubblico e ci liberi da velenose vanità e inutili insulsaggini»

Non sempre basta la buona accoglienza del personale

Una sala della mostra su Achille Castiglioni alla "Triennale" di Milano

«Ottima l’accoglienza alla “Triennale” di Milano – scrive Antonio Giuseppe Malafarina, raccontando di una sua visita in occasione della mostra dedicata all’architetto e progettista Achille Castiglioni – e tuttavia il bravo personale non basta. Infatti, senza un approccio universale all’allestimento di una mostra, alcuni ne restano tagliati fuori, non solo disabili che non pagano il biglietto. E purtroppo la “Triennale” non è l’eccezione, è la regola. Le mostre accessibili sono rarità. Peccato, siamo un Paese che ha bisogno di cultura»

Una storia, tra tante, di “ordinario” abbandono

«Claudio è destinato ad una vita complessa e densa di sofferenza e tuttavia sa ancora sorridere. La sua famiglia e sua sorella, soprattutto, hanno diritto a momenti di serenità e devono poter credere in una società attenta alla disabilità e alle Istituzioni che devono essere qualificate, efficaci e rispettose dei più deboli»: l’Associazione Autismo Abruzzo racconta la storia di “ordinario” abbandono e di “dimenticanza” da parte di chi “dovrebbe ma non fa”, riguardante un bimbo con grave disabilità, la madre e la sorella. Una storia, purtroppo, sin troppo simile a tante altre

Dalla Fondazione Sacra Famiglia, in replica a un nostro editoriale

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo da Don Mario Bove, presidente della Fondazione Sacra Famiglia, la seguente replica al nostro editoriale intitolato “Sta vincendo la cultura dei luoghi speciali”, testo, quest’ultimo, riguardante il nuovo spot istituzionale della Fondazione stessa, che andrà in onda in questi giorni sulle reti Mediaset

L’insulto della disabilità: uno “spettacolo” che si ripete da secoli

«Lo scenario – scrive Giovanni Merlo – è sempre quello: il più forte e il più bravo a conquistare l’attenzione della folla indica una persona “diversa”, come modello di inferiorità (“lo scemo del villaggio”). E la folla applaude, ride, si diverte. È uno “spettacolo” che si ripete da secoli e ancora oggi accade nelle piazze, nelle scuole, nei parcheggi, nei ristoranti. L’insulto che viene usato per colpire l’avversario sotto la cintura: per togliergli lo status di cittadino, di persona. Perché è questo che Grillo ha detto: le vostre parole sono come quelle degli autistici, non valgono nulla»

Autismo: noi ci siamo, siamo tanti e siamo più forti di prima!

«Alle persone con autismo e alle loro famiglie – scrivono dalla Lombardia i rappresentanti del Comitato Uniti per l’Autismo – non servono le polemiche infuocate di questi giorni, bensì rispetto, diritti, servizi e prospettive per futuro. Non perdoneremo il cattivo giullare Grillo, anche se ci ha fatto aprire gli occhi, ma dimostreremo che, oltre la frammentazioni e divisioni, noi ci siamo, siamo tanti, siamo più forti di prima!». Il Comitato stesso ha anche lanciato nel web la petizione denominata “Le persone con autismo non hanno bisogno di insulti e polemiche ma dell’attuazione di diritti”

La fascinazione delle scuole e degli istituti speciali

«Di fronte ai disservizi vissuti dagli alunni con disabilità – scrive Salvatore Nocera – può arrivare il “canto delle sirene” delle scuole speciali, che convincono le famiglie ad iscrivere i figli presso tali istituzioni emarginanti, Per contrastare questa deriva, oltre che a una mobilitazione culturale basata sulle tante buone prassi di inclusione realizzate in Italia, occorre porre subito rimedio alle disfunzioni lamentate. In caso contrario, c’è il rischio che il marketing delle scuole e degli istituti speciali possa gravemente danneggiare quanto di positivo abbiamo finora realizzato»

Piena solidarietà a chi deve “dimostrare” la propria disabilità visiva

«Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Paula Morandi, per quanto sta subendo a causa di questa ignobile condanna. E rinnoviamo la nostra solidarietà anche verso le molte persone che, come Paula, si sono trovate a dover “dimostrare” la loro disabilità visiva»: così Assia Andrao, presidente di Retina Italia, commenta la vicenda di Paula Morandi Treu, persona con accertata e grave disabilità visiva, condannata, a quanto pare, per “normalità”, come da noi segnalato nei giorni scorsi e alla quale va anche il pieno appoggio di Giulio Nardone, presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi)

Cyberbullismo e autismo: continuare a lavorare nelle scuole

«Purtroppo non ci sorprende – scrive Davide Del Duca – la vicenda di cyberbullismo ai danni di un ragazzo autistico di un Istituto Superiore di Udine, emersa nelle scorse settimane alla cronaca. Le persone con autismo, infatti, e in particolare quelle cosiddette “ad alto funzionamento”, sono vittime potenziali perfette di atti di bullismo, Bisogna dunque continuare a lavorare nelle scuole, per diffondere una cultura di inclusione e soprattutto per costruire attorno al compagno autistico una rete solidale di pari, che possa attivarsi di fronte a un eventuale atto di bullismo»

Disabilità e collocamento: un settore da riformare

La frase scelta da Marino Bottà in apertura di questa sua riflessione («Innovare non necessariamente significa scoprire cose nuove, innovare è spesso saper guardare il libro della realtà in modo diverso») ne fotografa al meglio l’opinione rispetto alla situazione attuale dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. «Non necessitano nuove leggi o ulteriori risorse economiche – conclude infatti -, serve unicamente un cambio culturale e la disponibilità dei servizi preposti»

Noi “sordi, ciechi e zoppi”, possiamo essere lavoratori produttivi

Siamo sicuri che sia sufficiente inserire le virgolette di apertura e chiusura, quando si pubblicano certe frasi e certe espressioni, nella fattispecie pronunciate da un dipendente comunale, che di fatto definisce le persone con disabilità dei “rifiuti umani”? Secondo l’UICI di Torino proprio no, «perché – sostiene Christian Bruno, componente di tale Associazione – un importante quotidiano non deve solo meramente informare, ma deve anche contribuire alla formazione delle opinioni e delle coscienze dei lettori». Condividiamo. Soprattutto in un’epoca come questa

La difficile situazione italiana delle persone adulte con ADHD

«Salvo rarissime eccezioni, quando i pazienti adulti con ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) cercano di ottenere le terapie appropriate nell’àmbito dei Servizi Territoriali della Sanità Pubblica e attraverso i Livelli Essenziali di Assistenza, non ottengono risposta oppure vengono dirottati verso trattamenti adatti per altri disturbi»: lo denunciano l’AIFA (Associazione Italiane Famiglie ADHD), la SIP (Società Italiana di Psichiatria) e la SIPAD (Società Italiana Patologie da Dipendenza), rivolgendosi direttamente al ministro della Salute Giulia Grillo

Tra l’incudine dell’INPS e il martello delle rappresentanze professionali

«In questa polemica – scrive Vincenzo Falabella, presidente della Federazione FISH, commentando la questione sollevata in questi giorni dal giornale “Il Fatto Quotidiano”, circa un presunto “premio ai medici INPS che tagliano”, le persone con disabilità sono schiacciate tra l’azienda INPS e le rappresentanze professionali, e si sentono solo uno strumento usato ad altri fini»

Da dove vengono quelle lacrime?

«Può una lacrima essere sincera in televisione?», si chiede Antonio Giuseppe Malafarina, riflettendo sulla recente esibizione di un gruppo musicale composto da persone con disabilità in una trasmissione televisiva. «Può essere indotta, cioè non finta, tuttavia provocata? Ma soprattutto: la lacrima deve per forza condurre all’esito che ci aspettiamo? Prima di un voto, deve per forza preludere a un voto favorevole? E se sì, perché?»

Il ruolo e il lavoro delle Federazioni

«Ci auguriamo – scrive Franco Bettoni, presidente della Federazione FAND – che il lavoro delle Federazioni e degli organi di Governo preposti possa proseguire in quel clima di serenità e collaborazione che ci ha sempre contraddistinto, nel superiore interesse delle tante persone con disabilità che ogni giorno rappresentiamo e tuteliamo». «L’apertura al dialogo con i decisori politici – commenta Vincenzo Falabella, presidente della Federazione FISH – rimane immutata e non ancillare, come permane la volontà di prediligere posizioni unitarie con FAND, sempre perseguite in questi anni»

Un leader che ha cambiato il mondo della disabilità

«Kalle – scrive Giampiero Griffo a proposito del finlandese Kalle Könkkölä, recentemente scomparso, a cui si deve tra l’altro la nascita di ENIL (European Network on Independent Living) – rappresenta uno degli esempi più alti di leadership mondiali sui diritti delle persone con disabilità. Nato in un momento in cui queste persone venivano segregate, impoverite e cancellate dalla società, ha contribuito a cambiare il modo di vederci e valutarci. Amatissimo in Finlandia e nel mondo, è una testimonianza straordinaria di quale grande contributo possano dare le persone con disabilità»

Scuola: disfunzioni e disservizi da record

«Siamo abituati – scrive Benedetta Demartis, presidente nazionale dell’ANGSA (Associazione Nazionale di Genitori di Soggetti Autistici), rivolgendosi direttamente al Ministro dell’Istruzione -, a raccogliere ad ogni inizio di anno scolastico segnali di disfunzioni e disservizi da tutta Italia, ma mai in numero così elevato e con toni così accesi ed esasperati come quest’anno. Eppure, lo studente con disabilità è affidato alla scuola, e se la scuola funziona per gli altri, deve funzionare anche per lui, dal primo giorno. Ignorare questo principio è una forma sistematica di discriminazione»