Una cena contro il buio dei pregiudizi

Il racconto di una “cena al buio” a Imola (Bologna), accompagnati ai tavoli da personale non vedente, senza conoscersi, dando largo spazio a sensi come l’olfatto, il gusto e il tatto, per vivere una situazione nuova e lontana dal proprio mondo, sensibilizzando sui temi della diversità e sulle difficoltà delle persone con handicap visivo, ma anche valorizzando il gusto della conversazione e dell’ascolto

Una persona con una forchettata in mano, al buioUn ristorante avvolto dalla penombra, una sala priva di spiragli di luce e al buio totale, lo scenario perfetto per una cena “speciale”. Non si tratta della scena di un film horror, ma dell’evento organizzato dall’UNIVOC (Unione Nazionale Italiana Volontari Pro Ciechi) il 18 marzo scorso, presso il Ristorante Vicolo Chiuso a Imola (Bologna). Una cena che ha visto la partecipazione di oltre settanta persone, accompagnate ai tavoli e servite da personale non vedente dell’API&ACI (Associazione per la Promozione dell’Integrazione e dell’Autonomia dei Ciechi ed Ipovedenti).
Lo scopo della serata è stato quello di far vivere a chi non affronta la diversità una situazione nuova e lontana dal proprio mondo. E la serata, oltre a sensibilizzare sui temi della diversità e sulle difficoltà delle persone con handicap visivo, ha voluto valorizzare anche il gusto della conversazione e dell’ascolto.

La cosa curiosa che ha dato un ulteriore spirito di vicinanza durante la cena è stata il fatto che persone sedute allo stesso tavolo non si conoscessero; scelta che ha voluto dare uno spunto per socializzare meglio con i propri commensali poiché tutti avevano un estremo bisogno di comunicare. Per una sera i pregiudizi sono stati abbandonati e si è dato largo spazio ai sensi come l’olfatto, il gusto e il tatto. Sentire una pietanza, gustarla, odorarla senza vederla e approcciarsi agli spazi e alle persone in modo differente da come si è abituati a fare nelle normali situazioni.
«Un tuffo in una dimensione parallela – racconta Valeria Castaldi, vicepresidente dell’associazione bolognese Praticamente – con percezione di spazi angusti, suoni dilatati, gesti misurati e cauti e accettazione del contatto fisico come necessario sostegno, aiuto e guida a cui affidarsi con fiducia spontanea. Oppure sentire una mano amica mentre si brancola nel buio alla ricerca delle vivande o del pane». «Scoprire quanto può essere difficile versarsi un bicchiere d’acqua al buio più completo – afferma dal canto suo Elisa Borghi del Gruppo Giovani dell’AVIS di Modena, altra partecipante alla serata – e riscoprire poi la gioia dei colori e della luce».

L’evento ha riscosso molti pareri carichi di entusiasmo da parte dei presenti che, oltre ad assaporare i cibi e chiacchierare, si sono anche divertiti e hanno accolto positivamente le parole a conclusione della serata di Roberto Realdini, coordinatore dell’iniziativa. Parole che hanno dato spunti di riflessione su un avvenimento che sarà sicuramente indimenticabile per molti e che hanno dato l’idea della vera realtà che vivono i non vedenti. Perché le persone con disabilità possono condurre una vita autonoma e del tutto normale e con gli accorgimenti giusti si può vivere in modo indipendente evitando gli assistenzialismi. Ed è proprio vero che i disabili a volte hanno mille risorse in più per affrontare la vita.
Eventi simili, dunque, dovrebbero essere organizzati con più frequenza, perché sono situazioni che danno molte emozioni e sono di impatto per le molte mentalità chiuse che vivono delle loro convinzioni. (P.M.)

Please follow and like us:
Pin Share
Stampa questo articolo