Io dentro il mondo è il titolo della mostra interattiva e itinerante – curata dalla Lega del Filo d’Oro – allestita nei giorni scorsi a Roma, progetto realizzato dalla Lega nel 2004, in occasione del quarantennale dell’associazione, consistente in un viaggio che attraversa quattro momenti della vita quotidiana di una persona sordocieca, finalizzato a dare la maggior visibilità possibile alla realtà vissuta delle persone affette da questa disabilità.
Indipendenza, accesso e partecipazione anche per loro, come per chiunque altro: sono questi i tre concetti alla base della campagna di sensibilizzazione fortemente sostenuta da questa associazione, di cui Renzo Arbore è testimonial ufficiale da diversi anni.
La Lega del Filo d’Oro nasce appunto nel 1964, anno in cui inizia ad attivarsi per promuovere l’assistenza, l’educazione, la riabilitazione, il recupero e il reinserimento sociale delle persone sordocieche. La solida struttura di questa organizzazione – presente sul territorio italiano con sei sedi locali (Milano, Roma, Napoli, Osimo, Ruvo di Puglia e Modena) – è composta da un servizio riabilitativo, un centro per la diagnosi, uno per la ricerca e un centro di documentazione.
Numerosi, inoltre, i progetti nei quali la Lega del Filo d’Oro è impegnata tanto a livello nazionale, quanto europeo, come componente di Deafblind International (DBI – Associazione Internazionale Sordociechi) e dell’European Deafblind Network (EDbN – Rete Europea sulla Sordocecità).
Ed è in questo contesto di profondo impegno che si inserisce una vera battaglia socio-culturale e politica portata avanti dall’associazione per riuscire a far riconoscere la sordocecità – da parte dello Stato – quale «disabilità unica e specifica, diversa dalla semplice somma di cecità e sordità».
Un passaggio, questo, che ha già avuto luogo a livello europeo con l’approvazione – nel 2004 – di una specifica risoluzione. Nel nostro Paese, invece, tutto ciò sembra ancora piuttosto lontano, benché la stessa Lega sia riuscita ad ottenere – nel 2002 – un primo risultato, facendo inserire nel Codice della Strada un comma specifico che regola il comportamento degli automobilisti nei confronti dei sordociechi, ritenuti riconoscibili dal bastone bianco e rosso.
Quale opportunità migliore, quindi, della presenza a Roma della mostra Io dentro il mondo, per presentare ufficialmente al Parlamento una proposta affinché anche in Italia vi sia il riconoscimento della sordocecità?
E così è stato, lo scorso 14 novembre, durante una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati, alla quale sono seguite adesioni immediate da parte di rappresentanti di entrambi gli schieramenti. Tra questi segnaliamo Katia Zanotti e Renato Galeazzi (Ulivo) e Alessandro Forlani (Udc), secondo i quali la proposta di legge «potrebbe avere un iter veloce, non solo per l’importanza e la reale necessità di tale riconoscimento, ma anche perché il testo presentato non presuppone oneri a carico dello Stato».
Ed è lo stesso presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, Mimmo Lucà, a sostenere che «ci sono tutte le condizioni per far presto e fare bene».
Speriamo dunque che queste – peraltro di buon auspicio – non rimangano solo parole, ma che si trasformino al più presto nella realtà di un decreto legge, affinché i cittadini italiani sordociechi possano vedere riconosciuto e rispettato un diritto fondamentale come quello dell’identità.
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