Nel 2006, per la prima volta, il tema della disabilità dal punto di vista dei diritti umani ha ricevuto un inquadramento a livello di studi universitari. Infatti, il corso di aggiornamento universitario Diritti umani e disabilità. Gli strumenti di tutela delle istituzioni nazionali, che si è svolto da febbraio a giugno dello scorso anno a cura del Centro Interdipartimentale di Ricerca e Servizi sui Diritti della Persona e dei Popoli dell’Università di Padova ed è stato realizzato in collaborazione con DPI (Disabled Peoples’ International), CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità) e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), è stato il primo esempio di sistematizzazione della materia in oggetto.
Lunedì 5 febbraio (Archivio Antico del Palazzo del Bo dell’Università di Padova, Via VIII Febbraio, ore 10) prenderà avvio la seconda edizione del corso – dal titolo Diritti Umani e Disabilità: pari opportunità, non discriminazione e presa in carico, anche questa volta organizzato in collaborazione con le associazioni già citate, oltre che con l’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Veneto – Osservatorio Regionale Handicap, il Centro Europeo d’Eccellenza “Jean Monnet” dell’Università di Padova e la Cattedra Unesco “Diritti Umani Democrazia e Pace” del medesimo ateneo.
Al momento inaugurale interverranno anche Edoardo Arslan, Delegato del Rettore per la Disabilità dell’Università di Padova, Stefano Valdegamberi, assessore alle Politiche Sociali della Regione Veneto e Claudio Beltrame, capo della Direzione Regionale del Veneto per i Servizi Sociali.
La lezione d’apertura (La Convenzione Internazionale sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità) sarà tenuta da Pietro V. Barbieri, presidente della FISH, da Luisella Bosisio Fazzi, presidente del CND e da Giampiero Griffo, membro del Consiglio Mondiale di DPI.
Proprio a Luisella Bosisio Fazzi chiediamo di raccontarci la sua esperienza di insegnante nella prima edizione del corso, confermata anche quest’anno.
«Si è trattato della mia prima esperienza di docenza strutturata. Ho partecipato come relatrice ad altri eventi formativi, ma mai dovendomi occupare del percorso didattico fin dall’inizio. Questa volta invece ho contribuito all’ideazione e alla strutturazione del corso e ho quindi una visione d’insieme completa e complessa, non più limitata solo a quello che concerne il mio intervento».
Qual è il ricordo umano che le è rimasto della prima edizione?
«È stato molto arricchente entrare in contatto con persone che professionalmente vivono un’esperienza “alta” di conoscenza. Il professor Antonio Papisca (direttore del Centro Universitario sui Diritti Umani di Padova, N.d.R.], il professor Marco Mascia [vicedirettore del Centro e direttore del corso Diritti Umani e Disabilità: pari opportunità, non discriminazione e presa in carico, N.d.R.], Federico Montero [responsabile del DAR – Disability and Rehabilitation, il settore dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, che si occupa delle questioni legate alla disabilità e docente al corso e a proposito del quale Superando.it ha già scritto, N.d.R.], il dottor Michele Maglio (direttore all’assessorato alle Politiche Sociali della Regione Veneto) e la dottoressa Francesca Succu (direttore dell’Osservatorio Regionale Handicap) sono persone con principi e valori molto radicati. Organizzando il percorso di studi ho avuto modo di conoscerli al di là del ruolo istituzionale, con Montero ho avuto anche occasione di condividere un viaggio da Padova a Milano. Sono stati incontri belli che mi hanno fatto capire che, se la nostra proposta di studio ha funzionato, è stato innanzitutto perché c’è corrispondenza tra quello che queste persone dicono in pubblico e quello che vivono nel privato».
Che argomenti ha affrontato nelle sue lezioni del 2006?
«Ho tenuto due lezioni, la prima insieme a Carlotta Besozzi, direttore dell’EDF, European Disability Forum, sulla normativa europea che riguarda le persone con disabilità e l’altra insieme al professor Lucio Strumendo, tutore pubblico dei minori della Regione Veneto, sulla Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo.
Carlotta Besozzi ha presentato l’EDF e le Direttive Europee sulla disabilità, io invece mi sono occupata delle influenze che la normativa europea ha su quella italiana, cioè delle ricadute che una direttiva può avere sulla vita concreta di una persona con disabilità. Quanto alla seconda lezione, ho illustrato la Convenzione sui Diritti del Fanciullo offrendo una lettura più umanistica che giuridica. Dal canto suo, il professor Strumendo ha spiegato come si possa rendere effettiva la Convenzione applicandola a tutti i minori e soprattutto ai minori con disabilità».
Che impressione ha avuto degli studenti? Hanno apprezzato le vostre proposte?
«Ho vissuto personalmente il momento della discussione delle tesi, fase in cui si poteva capire se il nostro lavoro avesse dato dei frutti o meno. In effetti, tutte le tesi presentate hanno lo spirito che avevamo chiesto, sono riflessioni per nulla asettiche, che coinvolgono la soggettività dello studente, la sua percezione dei diritti umani delle persone con disabilità e il suo vissuto.
Per esempio, le tesi degli studenti che lavorano come operatori nel mondo della disabilità a vari livelli sono partite dall’esperienza lavorativa di ognuno. Tanti di loro compiono già un’attività rispettosa dei diritti umani delle persone con disabilità e ora ne sono diventati più consapevoli, come se avessero acceso una nuova luce. Belli anche i lavori degli studenti appena usciti da percorsi accademici e non ancora inseriti nel mondo del lavoro».
Qual è, secondo lei, la caratteristica peculiare del corso che proponete?
«Credo stia innanzitutto nella varietà delle figure che curano l’organizzazione: l’Università collabora con il mondo delle associazioni (in particolare in questo caso DPI, FISH e CND) e con le istituzioni pubbliche (la Regione Veneto) nella messa a punto del percorso di studi accademico e ognuno dei soggetti coinvolti ha spazio e responsabilità nella definizione della rotta da seguire e dei singoli argomenti da selezionare.
Per me è molto interessante la presenza della Regione, che non cofinanzia soltanto il progetto ma entra nel merito della sua definizione. Vuol dire che riconosce la necessità dell’esistenza di questo corso, vuol dire cioè che anche il settore pubblico sta assorbendo i cambiamenti culturali che i movimenti delle persone con disabilità auspicano e per i quali lavorano da molti anni».
La seconda edizione del corso prevede delle novità?
«Ascoltando gli studenti, ci siamo resi conto che la distribuzione delle lezioni in due giorni era dispersiva e difficile da gestire, specialmente per chi, oltre a studiare, lavora. Questa volta la didattica sarà concentrata il lunedì, in modo che chi viene da lontano possa approfittare della domenica per spostarsi senza aggiungere giorni di permesso da richiedere nel proprio lavoro.
Inoltre, modificheremo il metodo didattico. Al mattino continueremo con le lezioni frontali teoriche tenute da esperti. Nel pomeriggio, invece, vorremmo presentare esempi di buone prassi che diano concretezza all’argomento teorico affrontato in mattinata, invitando delle persone con esperienze da condividere.
La concretezza è un elemento che in questa seconda edizione ci sta particolarmente a cuore. Nella prima ci siamo misurati con la novità, ora ci sentiamo pronti a entrare nel dettaglio anche a livello di programma didattico. Il titolo stesso del corso, infatti, è cambiato e fa riferimento a tre elementi specifici (pari opportunità, non discriminazione e presa in carico) che inseriremo nel quadro culturale dei diritti umani.
Le attività didattiche verranno divise in tre aree. La prima, teorica, comprende la storia del trattamento sociale delle persone con disabilità, i diritti delle persone disabili e il contributo dei movimenti di persone con disabilità al riconoscimento dei medesimi diritti. La seconda si concentra sugli strumenti di tutela a disposizione e la terza analizza le politiche e i servizi esistenti in Italia e nel Veneto. In quest’ultima parte ci concentreremo sulla presa in carico e cercheremo di capire cosa vuol dire – in un servizio – applicare l’approccio dei diritti umani. Metteremo l’accento sulla Vita Indipendente e il diritto all’autodeterminazione e sulla figura dell’amministratore di sostegno (su questa figura molto si è già scritto in Superando.it, a partire dalla definizione delle sue mansioni).
Inoltre, vorremmo portare alla luce le discriminazioni multiple – presenti, ad esempio, nel caso in cui la persona venga discriminata sia in quanto disabile che in quanto donna – e vorremmo anche affrontare la questione del linguaggio e della comunicazione, un aspetto, questo, secondo me molto critico. Un’altra novità del 2007 è che, dopo il momento di riflessione dedicato alla Regione Veneto, ci sarà anche una giornata sull’Università (non solo di Padova) e la disabilità».
In conclusione della nostra intervista, vorremmo sapere chi sono secondo lei le persone a cui vi rivolgete proponendo la seconda edizione del corso.
«Innanzitutto le associazioni di persone con disabilità. A volte infatti, avendo a che fare con l’argomento nel quotidiano, si pensa di non aver bisogno di approfondimenti, rischiando però con il tempo di dare per scontati certi passaggi. In particolare, a volte le associazioni non riescono a scrollarsi di dosso il ruolo critico di rivendicatori. Secondo me, quando nel linguaggio delle richieste avanzate si introduce il concetto di diritto umano, la prospettiva cambia. Per esempio, affermare il diritto a essere trattati con parità non è la stessa cosa di chiedere un finanziamento per una determinata attività che avvicini le persone disabili a una situazione di parità.
Inoltre, ci rivolgiamo a tutti gli operatori che a vario titolo operano nel campo della disabilità. Ma benvenute sono soprattutto le persone disabili che, acquisendo la consapevolezza di essere titolari di diritti umani, guadagnano uno strumento fondamentale per la definizione della qualità della loro vita.
L’approccio al tema della disabilità dal punto di vista dei diritti umani è un atteggiamento culturale in cui noi organizzatori del corso crediamo molto e che vogliamo diffondere ad ampio raggio. Nell’epoca della globalizzazione per noi vanno globalizzati innanzitutto i diritti umani. La frequenza, comunque, conferisce 12 crediti formativi. Sono molti e questo potrebbe attirare ancora di più coloro che stanno intraprendendo un percorso universitario. Proprio per il mio desiderio di diffondere questa nuova cultura, poi, mi farebbe particolarmente piacere che aderissero alla nostra iniziativa studenti di Giurisprudenza e Scienze Politiche».
Centro Interdipartimentale di Ricerca e Servizi
sui Diritti della Persona e dei Popoli dell’Università di Padova
persona di riferimento: Donatella Daniel
Via Anghinoni, 3, 35121, Padova
tel. 049 8273685, fax 049 82736684
donatella.daniel@unipd.it – www.centrodirittiumani.unipd.it.